Capitolo 9

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[Lexa]

Avevo deciso di farmi un bagno, agitata com'ero forse era più funzionale una doccia fredda ma conoscendomi non avrei retto.

Riempii la vasca con l'acqua calda e nell'attesa mi spogliai. Appena il livello dell'acqua fu soddisfacente entrai e trovai subito conforto in quell'abbraccio.

Stavo cercando di non pensare a niente ma non era così facile, il volto di Clarke era come impresso nella mia mente, per non parlare di quel cielo terso che erano i suoi occhi e quelle soffici, ed immaginavo succose, labbra.

Mi ridestò da questi pensieri proibiti il suono del mio telefono, fortuna avevo messo la segreteria, perché in quel momento non avevo nessuna voglia di parlare con nessuno.

"Ciao, sono Lexa. Lasciate un messaggio".

"Ehi piccola, sono io. Sei lì? Rispondi. Uhm...no?", al suono della voce di Gustus, mi venne un improvviso mal di stomaco, scivolai sotto l'acqua per qualche istante per estraniarmi dalla realtà.

Tornata in superfice realizzai che stavo con lui per abitudine perché era giusto così, non l'amavo, e non l'avevo mai amato, 'Cosa mi sta succedendo?' continuavo a ripetermi.

Finito il bagno mi misi il pigiama e mi rifugiai sotto le coperte, sperando che un buon sonno sistemasse tutte le mie paure.

///

Il giorno dopo ero ancora tormentata dai miei pensieri, non mi davano proprio tregua, presi il mio rosario e, con i sensi di colpa che mi affliggevano, mi diressi verso la chiesa, convinta che pregando avrei trovato un po' di pace.

Fortuna che a quell'ora della mattina non c'era nessuno, mi sedetti su una panca e cominciai nervosamente a stringere il rosario, tuttavia la mia mente vagava, e non riuscivo più a distinguere tra realtà e fantasia. Senti un rumore proveniente dal portone della canonica, non mi voltai completamente, ma con la coda dell'occhio vidi una chioma bionda che si stava avvicinando. Clarke si sedette vicino a me, sentivo il suo sguardo provocante bruciarmi addosso, il mio cuore cominciò a non capirci più niente, la guardai per un breve momento ma non riuscì a sostenere più quegli occhi, così mi girai guardando il vuoto, tentavo con tutta me stesse di reprimere quello che stavo provando. Cominciava a mancarmi il fiato, respiravo a fatica. Clarke fece scivolare la sua mano sulla mia gonna fino ad arrivare al mio ginocchio, sollevò quel tanto che bastava per insinuarcisi sotto, e con estrema audacia esplorava la mia coscia sempre più su fino ad arrivare al mio centro, ormai ero in apnea, mi morsi il labbro, stavo cedendo al desiderio, lei mi continua a toccare con estrema delicatezza, ma anche con estrema determinazione, sentendo tutto il mio calore, non mi dava tregua, stavo perdendo il controllo, mi voltai verso di lei, la guardai negli occhi e vidi il desiderio nei suoi pozzi azzurri, guardai poi le sue labbra ad un centimetro dalle mie, non ce la facevo più... Senti il suono delle campane che mi riportò alla realtà, sbattei le palpebre più volte e mi accorsi che avevo sognato tutto, la mia mente mi stava giocando brutti scherzi, la mia fantasia era stata così intensa che sembrava vera, avevo decisamente bisogno di una doccia fredda, ma soprattutto avevo bisogno di una vacanza lontano da lei, non riuscivo a creare il muro con il quale avrei salvato me e il mio povero cuore ormai compromesso, 'Sono la sua insegnante, non è possibile tutto questo....', mi rimproverai mentalmente.

[Clarke]

Stavano arrivando le vacanze primaverili, anche se per me cambiava ben poco, mia madre, la senatrice Abby Griffin, non aveva tempo per la sua figlia scapestrata, quindi mio malgrado sarei rimasta inchiodata nel campus per tutto il tempo.

Era domenica ed eravamo tutte a messa, ad ascoltare il sermone di Padre Titus, il mio sguardo però era sempre sulla mia insegnate, lo so non dovevo neanche guardarla ma era più forte di me, ne avevo bisogno come l'aria. Ciò nonostante fui distratta dalle parole del padre che mi costrinsero a distogliere lo sguardo da Lexa.

Loving ClarkeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora