CAPITOLO 8

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Entrimo a casa e subito capisco, dalla pace ed il silenzio che c'è, che Jonathan non è ancora arrivato o, se è arrivato, sta facendo qualcosa in camera sua in un tranquillo silenzio.

«Ok, vieni in camera mia, non vorrei che si svegliasse il "can che dorme".»

Dico ripensando alle figuracce di stamattina.

«Che peccato-»
«Isabelle!»
«Ok.»

Dopo averla lasciata entrare mi chiudo la porta alle spalle e insieme ci sediamo sul mio lettone.

«Ok, che pizza vuoi?»
«Una bella diavola, focosa come il mamba che sta di là...»

Mi stuzzica Iz con un ghigno malefico.

«Ti prego Iz, non parliamone più!»

Esclamo rossa in faccia.

«Ok, da ora basta parlare di Tu-sai-chi.»
«Bene, ora chiamiamo il mio consegna cibo di fiducia.»
«Conosci il porta pizze? Ma non eri arrivata qui da una settimana?»
«Sì, esatto, chi credi che mi abbia sfamato per tutto questo tempo?»
«Ok, ho capito, sei un caso patologico.»

Scoppiamo a ridere sommessamente sdraiandoci sul letto.
Dopo esserci calmate compongo il numero della pizzeria più vicina e aspetto che rispondano.

«Pronto pizzeria ad asporto»
«Buongiorno, vorrei ordinare due pizze a domicilio.»
«Certo ditemi pure»
«Una diavola e una patatosa con patatine extra!»
«Ma sei un maiale!»

Sussurra Izzy divertita mentre le faccio cenno di stare zitta.

«Indirizzo?»
«È il campus della Pratt Institute, la casa numero 294.»
«Perfetto, sono dodici dollari.»
«Ok, grazie!»

Spengo e mi butto sul letto accanto a Iz.
Improvvisamente lei comincia a ridere senza motivo. Io la guardo un po' perplessa e mi acciglio.

«Cosa c'è?»
«Niente!»

Dice tra una risata e l'altra.
Io la guardo ancora più perplessa.

«Hai per caso sbattuto la testa da qualche parte?»

Lei si volta di scatto verso di me facendosi seria tutto un tratto.

«Ma no, scema!»

Scoppia di nuovo a ridere. Io la guardo a bocca aperta.
Non può permettersi di trattarmi così...

«A chi brutta pappetta per cani!»

Esclamo con finto tono serio.

«Pappetta per cani? Ma che razza di parolaccia è? Mi sa proprio che dovrò insegnartene un paio io!»

Scoppiamo a ridere entrambe.
Ci guardiamo e in quelli occhi di Iz vedo euforia con un pizzico di sfida.

'Sfida? '
Sì, sfida.

Si mette seduta a gambe incrociate e io faccio altrettanto un po' sorpresa.

«Facciamo un gioco?»
«Quale tipo di gioco?»

Chiedo curiosa. Io adoro i giochi, soprattutto quelli da tavolo!

«Obbligo o verità!?»
«Non sono molto brava in questo gioco.»

Dico titubante sperando di farle cambiare idea.

«Non si può essere non bravi a questo gioco, letteralmente non devi fare niente se non rispondere sinceramente o fare ciò che ti dirò»
«Ok...»

Mi guarda per un po' divertita e poi alza le mani, come una matta.

«Comincio io!»

Esclama su di giri.

«Ok, signorina Isabelle, obbligo o verità?»
«Verità signorina Lilia.»
«Benissimo signorina Isabelle, lei è fidanzata?»
«Bella domanda, signorina Lilia, certo che no! Sono felicemente single, anche se un giretto col tuo coinquilino lo farei volentieri!»
«Iz!»
«Ok, ok, scusa...»

Mi guarda maliziosa e io comincio a pentirmi di aver accettato di giocare a questo gioco, dico sul serio.

«Signorina Lilia, a lei piace il suo coinquilino Jonathan? E dica la verità o le toccherà la penitenza!»

Scoppia a ridere, mentre io rimango interdetta. La guardo negli occhi, prendo un respiro e le rispondo decisa.

«No, non mi piace nemmeno un pochino.»
«Bugiarda!»

Si alza impiedi come una furia e, sempre ridendo, afferra un cuscino e me lo butta in faccia.

«Hey!»

Escalmo colta di sorpresa. Decido quindi di contrattaccare e, ne afferrandone uno, mi scaravento su di lei.
Ci colpiamo a vicenda e ridiamo come delle matte, forse perché in fondo lo siamo.
Nella stanza piume volano ovunque, mentre io mi butto sulla mia avversaria colpendola più e più volte.

«Ho vinto!»

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