CAPITOLO 30

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«Siete sicuri, insomma io posso anche andare in camera tua ed aspettare lì che voi finiate!»

Le lancio uno sguardo torvo. Attualmente la situazione è questa: io e Jonathan siamo l'uno accanto all'altra, io con indosso solo una maglia lunga e lui con un asciugamano alla vita, e davanti a noi, ancora, sull'uscio di casa, c'è Izzy che ci guarda con uno strano sguardo perverso.

«Che c'è?»
«Isabelle. Smettila.»

All'improvviso sento un sbuffo, seguito da una folata di aria gelida e vedo Jonathan dirigersi a grandi passi verso la sua stanza, borbottando qualcosa tra sé e sé.
Sospiro stanca e torno a fissare Isabelle.

«Sono passata per ridartì le chiavi, che evidentemente ho messo dentro la borsa e portato a casa con me per sbaglio, ma-»
«Ok, ok.»

Mi avvicino porgendole la mano, ma lei senza non darci peso comincia ad osservarmi la faccia in modo strano, nemmeno fossi un cadavere da dissezionare. D'istinto mi tocco la faccia cercando la causa della sua distrazione.

«Cosa c'è? Cos'ho in faccia? Toglilo subito!»

Esclamo un saltello e l'altro,  immaginandomi camminare sulla mia faccia i peggio insetti del mondo.
Lei continua ad osservarmi senza dire una parola.

«Ci sei?»
«Che?»

Finalmente ritorna a guardarmi negli occhi con aria divertita.

«Perché mi guardi la faccia?»

Lei scoppia a ridere, mentre io comincio ad arrabbiarmi.

«Perché-»

Mi spiega con fare da saccente.

«Stavo cercando di capire se avessi intenzione di preparati, visto il poco tempo rimasto a disposizione.»

Conclude prima di indicare i miei capelli ed il mio corpo. Le rivolgo un'occhiataccia seria, poi però mi ricordo del mio problema e cominciò ad agitarmi.

«Beh, in realtà io-»
«Non vorrai dirmi che ci hai ripensato.»
«No, no! È solo che non sono brava con queste cose...»

Mormoro puntando lo sguardo sui miei piedi nudi sulle fredde piastrelle.
Isabelle sta per dire qualcosa ma viene bruscamente interrotta.

«Ma perché, hai intenzione di venire anche tu alla festa? Pidocchio. Davvero qualcuno avrebbe accettato il tuo invito?»

Mi giro verso di lui rossa in volto. Certo che qualcuno avrebbe accettato il mio invito, se solo glielo avessi fatto, ovvio.
Jonathan è in fondo al corridoio, perfetto come sempre. Con una certa invidia noto che è già pronto. Indossa una camicia nera e dei jeans dello stesso colore strappati un po' qua e la. I capelli biondi cenere spettinati gli donano un'aria da figo-strafottente che, comunque, ha già di suo. Una cosa, però, colpisce la mia attenzione: l'anello che porta al dito.
È uno di quelli grandi, che ti ingombrano quasi tutta la falange, ma che a lui da un tocco magnifico. Non gliel'ho mai visto indossare, però. Lo porta come se fosse una fede e questo mi fa intuire abbia un certo valore per lui.

Sì, eccome se lei verrà mio caro.

Riprendendomi, sorrido strafottente alle parole della mia amica. Eccome tesoro, vedrai se vengo. Per tutta risposta lui sbuffa infastidito, anche se giuro di averlo visto sorridere leggermente mentre si girava per afferrare la giacca di pelle nera.

«Isabelle, dove abita la fortunata ragazza che stasera avrà l'onore di accomapagnarmi?»

'E adesso viene il bello... '

Mi volto verso Izzy che ora sorride diabolicamente.

«Non ti preoccupare. Pensa solo a venirla a prendere qui tra mezz'ora.»

Jonathan annuisce ed esce di casa, dopo avermi lanciato un'occhiata fugace e aver sorriso trionfante sotto i baffi.

'Che abbia capito? '

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