CAPITOLO 40

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«Cosa c'è?»
«Cosa?»
«Cosa ti ha detto Julian?»

Lo guardo accigliata. So che non sono affari miei, ma la curiosità è troppo forte.

«Niente, le solite cose tipo la sicurezza viene prima di tutto, e blah, blah, blah.»
«Sicuro?»
«Sì. Ora torniamo a casa così nessuno potrà più interromperci.»

Accende il motore e partiamo.
Il viaggio è molto breve e non appena arriviamo a casa smontiamo entrambi.
Jonathan impaziente mi raggiunge e di nuovo la sua bocca è sulla mia. La muove velocemente e piccole scosse mi attraversano il corpo ad battito del mio cuore.

«Forse... è... meglio... se... entriamo...»

Dico tra un bacio è un altro. Lui, senza rispondermi o staccarsi dal bacio, mi solleva di peso e si dirige verso la porta.
La apre senza troppa delicatezza e una volta risbattuta alle nostre spalle si dirige verso camera sua.

Apre la porta e mi lascia sul letto interrompendo il bacio.
Come fosse un predatore sale sopra di me e ricomincia a baciarmi con foga.
Improvvisamente la stanza comincia a farsi più calda. Curvo la schiena e per una frazione di secondo il mio corpo si scontra col suo.
Lo sento gemere sulla mia bocca.

«Sei sicura?»
«Sì.»

Si rifionda sulle mie labbra e con un gesto veloce delle mani mi apre la zip del vestito.
Subito me lo sfila via, lasciandomi solo in intimo. Io faccio lo stesso con la sua giacca ed i pantaloni, fino a quando anche lui non rimane solo in boxer. Rimango incantata dal suo fisico perfetto e abbronzato, cominciando a tracciare i contorni dei suoi addominali con le dita. La sua pelle sembra bollente sotto i miei polpastrelli.
Lui mi fissa con quegli occhi azzurro ghiaccio che mi fanno impazzire.
Si allontana da me per prende un preservativo da sopra il comodino proprio mentre un crampo mi invade l'intero ventre.
Mi tocco convulsamente la pancia sotto lo sguardo preoccupato di Jonathan.

«Cazzo è finito l'effetto.»

Con i crampi parte anche un fortissimo mal di testa. Jonathan mi solleva e mi sistema sotto le lenzuola del suo letto.

«Vado a prenderti qualcosa di caldo.»

Esce dalla stanza, ritornando dopo poco con una tazza di tè caldo. Me lo passa con delicatezza. Il caldo che emana la bevanda mi conforta in parte.
Lo bevo a sorsi e pian piano sento il sonno impossessarsi del mio corpo.
L'unica cosa che ricordo, prima di cadere in un sonno profondissimo, è il calore del corpo di Jonathan accanto al mio e le sue possenti braccia avvolgermi facendomi da culla.

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