CAPITOLO 36

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«Ok, siamo arrivati.»

Il motore si spegne. Apro gli occhi e guardo fuori dal finestrino. Nonostante le fitte siano passate, il mal di testa continua a persistere.

«Lilia, devi scendere.»

Davanti a me ora si erge un Jonathan illuminata dalla luna. È bello da togliere il fiato.

«Io-Io credo d-di non farcela...»

Tento di alzarmi, ma subito il mio corpo cede. Impreco a bassa voce.

«Che c'è?»
«Non ce la faccio.»

Vedo i suoi occhio azzurri scrutarmi nel buoi.

«Ok. Dove sono le tue chiavi?»
«Le mie chiavi?»
«Sì, quelle di casa. Ti porto dentro io.»

Mi guardo attorno per cercare la mia borsa. Improvvisamente mi ricordo di non essere riuscita a prenderla prima di uscire di casa.

«Allora? Ho fretta, sono in ritardo.»

Dice sbrigativo. Il suo tono è a dir poco agitato e spazientito. Io incrocio le braccia al petto e lo guardo male.

«Non ho la borsa.»
«Come sarebbe? Cosa centra ora la tua borsa?»
«Si da il caso che le mie chiavi siano dentro la mia borsa, e che la mia borsa sia dentro la nostra casa.»

Spiego con ovvietà. Dove cavolo dovrei tenere le chiavi, nel reggiseno?

«E perché cavolo non l'hai presa?»
«Perché mi hai portata fuori di peso senza che io potessi portare con me niente.»
«Cazzo!»

Si lecca le labbra mentre cammina su e giù freneticamente con una mano tra i capelli e l'altra su un fianco.

«Ok, ok Jonathan calmati. Soluzione, soluzione, mi serve una soluzione.»

Continua accelerando il passo

«Scendi dall'auto.»

Mi ordina improvvisamente mentre sul suo volto compare un ghigno al quanto lugubre. Senza lasciarmi il tempo di capire mi fa segno di scendere dall'auto. Con enorme fatica riesco a mettermi in piedi.
Mi si avvicina a passo spedito e a pochi centimetri da me richiude la portiera alle mie spalle. Io, colta di sorpresa mi scanso sobbalzando.

«Ok. Ci vediamo più tardi.»

Risale in auto e la riaccende.

«C-cosa? Mi vuoi lasciare qui da sola?»
«Sì, buona notte! Ah è non aspettarmi sveglia, anzi, non aspettarmi proprio!»
«Ma è freddo e-e non ho le chiavi-»
«Non hai preso le chiavi.»
«Stronzo.»

Senza nemmeno ascoltare un'altra parola comincio a camminare verso casa di Alec.
Sento il suo sguardo bruciarmi la pelle.
Improvvisamente avverto un forte giramento di testa che mi fa perdere l'equilibrio e mi fa barcollare fino ad un lampione poco distante. Dietro di me sento una portiera aprirsi, ma senza darci peso ricomincio a camminare. Faccio una decina di passi quando un altro giramento di testa mi fa cadere rovinosamente a terra.
Subito due mani mi tirano su di peso dell'asfalto ed in poco tempo mi ritrovo in braccio a Jonathan. Senza dire una parola mi rimette in macchina e partiamo.
Dopo una decina di minuti passati in silenzio Jonathan prende la parola.

«Dove cavolo credevi di andare?»

Il suo tono di voce trasuda rabbia.

'Beh mio caro, se tu sei arrabbiato io faccio paura ad Hulk allora. '
Già.

«Fai sul serio Jonathan?»

Sibilo acida.

«Sì. Dove cazzo credevi di andare in queste condizioni?»

Continua ad alzare la voce mentre la mia testa comincia a non reggere più.

«Basta!»

Sbraito portandomi le mani alla testa. o vedo irrigidirsi e allarmarsi. Con la coda dell'occhio lo vedo irrigidirsi al mio tono di voce così forte ed autoritaria.

«Ok, ma dove credevi di andare... Così?»

Insiste ancora. Ora il suo tono è più calmo ma avverto comunque una leggera nota di fastidio e nervosismo nella sua voce.

'Ma che te frega scusa? '
Esatto, non ti è mai importato niente di me e ora pretende che io ti dica anche da chi vado.
'Bipolarismo livello pro. '
E non solo...

«Da qualcuno che non mi avrebbe mai lasciata davanti casa sola ed al buoi. Soprattutto sapendo che non ho le chiavi. E per cosa poi? Per andare da qualche amica della chirurgia estrema.»

La mia faccia si contorce in una smorfia di disgusto. Jonathan frena di colpo la macchina e si volta a guardarmi fuori di se.

«Ma stai scherzando spero? Sai benissimo che non ti avrei mai lasciata da sola, è poi non devo andare da nessuna puttana.»

Lo guardo spalancando bocca ed occhi.

«Ma se lo stavi facendo! Se non fossi caduta subito te ne saresti andato!»
«Non è vero Lilia.»
«Bene, allora dimostrano che mi sbaglio!»

Lo sfido imperterrita. Lo vedo deglutire rumorosamente, per poi voltarsi di scatto e ritornare a guardare davanti a se.

«Siamo arrivati.»

Annuncia.
Sbuffo visibilmente offesa, ma non aggiungo altro. Non appena afferro la maniglia per aprire la portiera Jonathan mi blocca.

«Ora, qualsiasi cosa succeda, tu stammi sempre vicino, Intesi?»

Annuisco e assieme ci dirigiamo all'entrata del Partalax.

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