Capitolo Tre

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Quella mattina Claudia si era svegliata più presto del solito (era, per indole, una persona mattiniera) e in fretta e in furia, mossa da uno strano e indefinibile impeto, si preparò per andare a lavoro: l'attendeva una conferenza medica internazionale presso un prestigioso albergo romano dove luminari giunti da ogni parte del mondo si sarebbero riuniti per discutere delle nuove frontiere della fecondazione assistita, un argomento quanto mai attuale, di cui ormai si parlava veramente ovunque e su cui aggiornarsi sarebbe stato di certo doveroso.

Claudia a dei figli suoi, per la verità, non ci pensava mai, e francamente non ci aveva mai pensato, presa da qualunque cosa, presa da tutto il resto che non fosse un figlio.

Claudia controcorrente sempre: lei era questo, un mondo a parte, un mondo a sè, che guardando dall'esterno non avreste potuto di certo comprendere.

Claudia quella mattina si era svegliata prima del solito, si era preparata con estrema accuratezza, indossando l'abito suo più semplice (quello con il quale pensava di stare meglio), da sempre molto più attenta alla sostanza che alla forma: si definiva una giovane donna verace, una per cui l'essenza era stata sempre più importante di un'immagine che fosse sì impeccabile ma corrispondente, troppe volte, ad un profondo vuoto in contenuti che un'immagine accurata non avrebbe di certo contribuito a colmare.

A Claudia piaceva apparire in ordine, curata, sì, ma non maniacale, più propensa ad occuparsi ad i dettagli della sua personalità, della sua essenza: non avrebbe mai barattato un bell'aspetto con un vuoto cosmico di contenuti di cuore ed anima.

Claudia era una donna verace e francamente si vantava ogni momento di essere così: mai più si sarebbe piegata infatti ai presunti doveri di un'etichetta che non le apparteneva e che mai le era appartenuta, ci aveva provato solo durante la sua storia con Germano, cercando di mantenere con lui e con la famiglia di quest'ultimo doveri su doveri che non aveva mai sentito profondamente suoi, ma che aveva vissuto solo alla periferia, finendo inevitabilmente alla periferia di sè, perchè a causa di questi doveri costruiti nel tempo aveva finito per allontanarsi gradualmente dalla sua vera essenza e aveva finito quindi per soffrirne.

Quel giorno a Roma c'era il sole, un sole che certamente non conosceva etichette, quel giorno a Roma faceva caldo, l'estate era in procinto di iniziare, portando con sè la gioia e le aspirazioni necessarie per una nuova rinascita, che magari sarebbe cominciata proprio allora, dentro quella giornata. 

E Claudia sorrideva già, a quel nuovo giorno.


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