21(Alice)

31 3 0
                                    

Quando percorro la navata centrale della cattedrale, mi rendo conto che molti visi familiari scorgono e inseguono la mia camminata sfoggiante, realizzando commenti fini sul mio abito bianco.
"Scappa!" continua a tentare di persuadermi il mio subconscio.
"Tu non lo vuoi veramente! Sei ancora in tempo!"
Lo farei. Tuttavia ho paura. Temo le conseguenze, quelle appartenenti al mio destino, alla mia famiglia, a Johnson.
Johnson.
Solo nel momento in cui penso a lui, mi accorgo di stare andando incontro a lui.
Lui sarà l'inizio della mia nuova vita, altrettanto segnata dall'odio, come se fosse la peggior nemica del destino.
Immagini angeliche passano davanti al mio campo visivo, coperto dal tradizionale velo di seta.
Quegli angeli sembrano felici, immancabilmente uniti, ma è evidente che, nel loro sguardo cauto e innocente, è consistente il demonio, il peccato umano, l'escremento, il seme.
D'altronde, lo stesso Diavolo era un angelo messaggero, il quale ha avuto il coraggio di esternare alla storia, alla genesi di tutto, la sua vera natura. Il male.
Prima che me ne renda conto, mi ritrovo davanti a Johnson, il quale mi scopre il volto dal velo, e mi accompagna ai piedi dell'altare, dove ci aspetta un pastore, pronto ad iniziare la funzione.
"Sei in trappola. Per sempre."
É finita.
Johnson indossa un tradizionale abito in giacca nera e cravatta bianca, con una rosa bianca all'occhiello.
Mi sembra di stare per svenire. Come si può essere così lesionisti, nei confronti del prossimo?
Il pastore inizia il suo insensato comizio.
-Oggi, siamo tutti riuniti, parenti, amici e conoscenti, per confermare l'amore di Johnson Clowford e Alice Remillet, il quale li porterà a vivere in felicità e intesa per tutta la vita.-
Felicità. Amore. Intesa. Per tutta la vita.
Queste parole, anziché darmi sollievo, mi portano sull'orlo di una depressione acuta.
Lo sguardo di mio padre, sembra soddisfatto, come quello di un uomo ricco che ha appena concluso un irrinunciabile affare.
Solo in quel momento realizzo che lo odio.
Il pastore continua, ponendo a me e a Clowford le tradizionali promesse.
-Johnson, vuoi prendere come tua sposa Alice, promettendo di amarla e rispettarla, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, finché la volontà divina non vi separi?-domanda, rivolgendosi a Johnson, il pastore.
Dì di no.
- Sì, lo voglio.- sentenzia l'uomo che, fra poco tempo, sarà mio marito.
Successivamente, il pastore rivolge la medesima domanda a me.
Silenzio.
Dì di no.
Noto, alle mie spalle, la tensione emanata dai volti degli invitati.
Mi giro alle spalle, per osservare i volti dei testimoni all'imminenza.
Mio padre mi scruta con ansia e rabbia.
Coraggio!
Ritorno a porre lo sguardo sul pastore, il quale mi pone nuovamente la domanda.
-Alice- sento la voce di Johnson, in un sussurro, impastata di paura. Percorro, in pochi attimi, tutte le immagini con protagonista la libertà idilliaca da cui manco sin dalla nascita.
È ora di dare una svolta.
Voglio andare da Jacopo. Non lo vedo da quella sera. La sera in cui mio padre mi trascinò fuori da quel locale, fuori dal mio unico spiraglio di libertà.
Mi munisco di coraggio, e rispondo alla domanda.
- Mi dispiace Johnson, ma non ti amo. In conclusione, la mia risposta é no.-
Non posso credere alle mie orecchie: l'ho detto!
Istintivamente, prendo il mio bouquet, e lo lancio alle mie spalle, correndo freneticamente per l'intera navata, fino ad uscire fuori. Dove mi aspetta la libertà. Quella vera.
Durante la mia fuga, sento commenti saturi di stupore, da parte degli invitati, tra i quali sento l'urlo di rabbia di mio padre:- Maledetta! Torna indietro! Non lascerò che tu ti distolga dalle mie volontà!-.
Corro con ancora più frenesia, rifugiandomi in un vicolo cieco, per scampare dalla caccia di mio padre.
Quando sono certa di averlo seminato, raggiungo la prima carrozza disponibile, indicando la strada da percorrere per raggiungere l'appartamento di Jacopo.
Ho intenzione di chiedergli scusa, per l'altra sera, e di dirgli di aver scelto lui, una volta per tutte.
In pochi minuti mi ritrovo davanti l'appartamento di Jacopo.
Scendo freneticamente dalla carrozza, correndo verso l'edificio.
Molte persone mi scrutano, incuriositi, commentando il mio indumento attuale.
Mentre corro, mi rendo conto di aver perso entrambe le scarpe e di aver rovinato l'abito, ma, francamente, non mi interessa.
Quando giungo davanti alla porta dell'appartamento di Jacopo, inizio a bussare freneticamente alla porta, invano.
- Puoi bussare quanto vuoi: sarà inutile!- mi informa un uomo dalla barba lunga e insudicita, che si affaccia dal suo appartamento, scorgendo il rumore infernale provocato dalle mie botte sulla porta dell'abitazione di Jacopo.
-Per quale motivo?-domando, con un tono ansioso.
-Si trova alla stazione di London Euston: sta partendo per Manchester.- mi annuncia, cordialmente.
Oddio.
Scappo dal palazzo, freneticamente, sperando di raggiungere in tempo la stazione.
Non ce la farò mai. Forse.
Fortunatamente, la carrozza che mi ha accompagnata qui, è ancora in sosta, allo stesso luogo dove l'avevo lasciata prima.
Salgo su di essa, indicando la nuova strada al conducente, il quale parte immediatamente, notando la mia fretta.
Solo in quel momento realizzo di essere scampata alla mia vita infelice, per raggiungere la ragione della mia spensieratezza.
Comunque vada, sarà ugualmente un successo, in quanto sono reduce da un atto di eroismo, nei confronti della mia vita e di quella di altre persone, nelle mie stesse condizioni.
Quando raggiungo la stazione, mi catapulto all'interno di essa, alla ricerca disperata di Jacopo.
Sarà difficile trovarlo, considerata la fitta folla.
Ma non mi arrendo.
Nel momento in cui arriva il treno, diretto a Manchester, scorgo, in lontananza, il volto pensieroso di Jacopo, che attende l'apertura delle porte del trasporto.
Prima che sia troppo tardi, inizio a correre, urlando il suo nome, il più forte possibile.
Molti passeggeri protestano ai miei movimenti, ma continuo a non interessarmene.
Jacopo distoglie lo sguardo dal vuoto, posandolo su di me.
Adesso è sbalordito.
Abbandona distrattamente i bagagli a terra, raggiungendomi in una medesima corsa.
Quando siamo vicini, mi sussurra, con tono gioioso:- Non ci credo, Alice!-.
-Voglio te- dico, singhiozzando- Scusami, per l'altra sera. Io ti amo-.
Mi zittisce prontamente, poggiandomi al muro più vicino a noi, baciandomi.
Per la prima volta, nella mia vita, credo di provare felicità incondizionata.
Sì.
Sono felice.
Sono libera.

Romanziere 1 (Un amore perduto)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora