CAP.1

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Era il mese di Gennaio e il freddo mi entrava nelle ossa provocandomi brividi di freddo.

Io amo l'inverno, amo la neve e la pioggia, amo leggere con il rumore delle goccioline che picchiettano la finestra.

Quel giorno mi stavo dirigendo a casa, con lo zaino che pesava sulle spalle e lo stress che invadeva ogni centimetro del mio corpo.

Camminavo per le strade di Lawrence, città degli stati Uniti D'America, nonchè la città dove avevo vissuto fino ad ora.

Una piccola cittadina, molte volte deserta... A volte mi metteva tristezza quell'aria così solitaria.

Avevo lo sguardo basso, guardavo le mie bellissime All Star rosse.

Pensavo, pensavo a come la mia vita avesse avuto una svolta.

La morte di mio padre e la partenza di mio fratello...

Mio padre partì per una missione all'estero due anni fa, prima di partire ci assicurò che sarebbe tornato sano e salvo e che saremmo stati di nuovo insieme come una famiglia unita.

Ma invece... Andò tutto storto, un paio di mesi dopo la sua partenza ci arrivò un telegramma e al suo interno c'era la sua placchetta: Stephen Foster.

C'era anche un foglio che ci comunicava la morte del mio caro padre: ucciso dalla gente del posto, era fuori dalla caserma, con i suoi colleghi e ad un tratto ci fu una sparatoria, ci furono dei feriti ma lui non riuscì a sopravvivere.

Così diceva il telegramma.

Nel momento in cui lessi la lettera, mi cadde il mondo addosso , le lacrime cominciarono a scendere sulle mie guance rosee, corsi da mia madre che stava leggendo il giornale sulla sua vecchia sedia a dondolo di legno.

Appena mi vide con gli occhi rossi, lo sguardo vuoto e il telegramma in una mano capì: Fece cadere il giornale e si precipitò al mio fianco abbracciandomi forte.

Mio fratello maggiore, Michael soffrì molto perché con papà aveva un rapporto speciale.

Si chiuse in sé stesso per un po', non voleva parlare con nessuno.

Poi una sera ci disse che sarebbe partito per completare gli studi altrove.

Così rimanemmo solo mamma ed io.

Scacciai quei pensieri tristi e ricominciai a camminare, asciugai quelle poche lacrime scese.

Arrivai finalmente davanti la porta di casa, così frugai nella tasca posteriore dello zaino alla ricerca delle mie chiavi.

Appena entrata in casa, accesi il camino e avvicinai le mani al fuoco per riscaldarle un po'.

Il mio stomaco cominciò a brontolare, così decisi di farmi un bel sandwich.

Fu un sollievo per il mio stomaco.

Avvicinandomi al frigo, notai un post-it giallo che risaltava in mezzo a tutte le calamite.

"EVELYNE OGGI TORNO TARDI, PURTROPPO HO TANTO DA FARE A LAVORO... TI VOGLIO BENE, BACI MAMMA"

Mia madre era la segretaria di un proprietario di un azienda di scarpe e di conseguenza le toglieva la maggior parte del tempo.

Ma ormai ero abituata a stare da sola.

Decisi di farmi una bella doccia calda così mi diressi in bagno e presi tutto quello che mi serviva.

Entrai nella cabina doccia e aprii il getto.

L'acqua scendeva sul mio corpo e bagnava i miei capelli nero corvino, finalmente un'altra giornata era terminata.

Canticchiavo felicemente sotto la doccia quando ad un tratto la luce si spense.

SPAZIO AUTRICE:
Ciao ragazzi
Questo è il mio primo capitolo, spero vi piaccia.😝

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