CAP.26

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Uscii da quella stanza con la mente occupata da vari pensieri. Tenevo ancora per le mani la coperta e continuai ad incamminarmi per il corridoio guardando la moquette che si estendeva per tutto il secondo piano.

Strano che ancora non avessi visto nessuno.

Che siano Oscuri o servitori, l'ambiente era alquanto calmo. Nemmeno Dominic era in circolazione e io non capivo il motivo di questa decisione.

Volevo andarmene al più presto da quel posto e tornare a casa. Ma, come sospettavo, Dominic voleva rendermi partecipe dei suoi piani strani facendomi vivere un inferno.

Rimasi sorpresa dalla infinità di stanze presenti in questa casa, se casa si poteva definire. Non avevo visto nemmeno l'esterno. Ero totalmente ignara di dove mi trovassi e sicuramente Dominic non si era preoccupato ad informarmi.

Meno sapevo, meglio era per lui. Per lui adesso ero totalmente nelle sue mani. Mi aveva ammaliata con la sua idea di potere e di governare l'intero universo.

Ancora una volta fui stranita e infastidita dalla sua strana idea di sovrastare l'intera umanità, con il suo seguito, che non erano altro dei...

No, in realtà, non sapevo nemmeno io cosa fossero.

Mi erano piombati addosso per suo ordine e senza sapere chi o cosa fossero mi ritrovai piombata in questa storia assurda, ma vera, con cui ho dovuto fare i conti.

Se non fosse stato per i miei amici, non ce l'avrei mai fatta. Jonathan, Ian, Lia, Ellie... Quanto mi mancavano... Dovevo essere forte per loro e non darmi per vinta.

Senza rendermene conto mi ritrovai in un altro corridoio.

Mio Dio, questa casa faceva un baffo al labirinto di Dedalo. Come minimo per orientarmi avevo bisogno di una carta geografica!

I miei occhi furono attirati da una porta in fondo al corridoio che con i suoi particolari ghirigori riusciva a distogliere lo sguardo dalle altre, le quali erano solo delle semplici porte in mogano scuro.

Il cuore mi batteva all'impazzata per l'ansia, non sapevo cosa ci fosse dietro quella strana porta ma il cervello mi intimava di restare lì ferma. Ma se fossi rimasta lì, non sarei mai riuscita ad uscire da quel luogo.

Così, prendendo un profondo respiro raggiunsi la fine del corridoio a grandi falcate, la porta però senza che io toccassi la maniglia, si aprì cigolando e facendomi intravedere parte della stanza.

Come diavolo era possibile?

Adesso anche la casa era magica?

Bene, ci mancava solo lei ora.

Dopotutto però era solo una stanza, cosa ci dovrebbe essere di così spaventoso?

Entrai, respirando un odore alquanto strano, acre e pungente che mi fece storcere il naso. Era molto buia e i miei occhi si sforzarono di abituarsi a quella vista così cupa.

Al centro della stanza vi era una grande scrivania occupata da fogli, ampolle, coltelli e piume. Mi avvicinai e notai con orrore che sulla scrivania c'erano dei... Capelli. Ciocche di capelli legate con un piccolo elastico.

Che orrore, ma perché Dominic doveva essere così disgustoso e psicopatico!

 Spostando lo sguardo sulle ampolle,avevano uno strano contenuto, di un colore nerastro, ma non c'era nessuna etichetta, nulla.

Non osai toccare nulla, non ne avevo il coraggio. Vagai ancora per la stanza, trovandomi davanti un letto matrimoniale disfatto e ai suoi piedi un cuscino dal quale fuoriuscivano delle piume. Le stesse che si trovavano sulla scrivania.

Mio Dio, questa scena poteva essere benissimo presa come un set di un film horror. Era così disordinata, ma seppur nel suo disordine c'era una logica. Capii solo allora di essere nel cuore della casa e che dovevo sfruttare la situazione a mio vantaggio, per capirne di più. Mi guardai intorno, per poi dirigermi di nuovo alla scrivania. Mi sedetti sulla poltrona e afferrai le varie piume che erano buttate lì e aggrottai la fronte, non capendo il significato di tutte quelle cose, ma come ho già detto: ci deve pur essere una spiegazione, una logica. Chiusi gli occhi, stringendo le piume e lasciando che i miei pensieri vagassero nei miei ricordi, cercando un nesso tra tutto.

Il mio cuore esplose, un lampo attraversò la mia testa e sentii la sensazione delle piume cadere su di me e quel viso oscurato dal cappuccioche mi sovrastava cercando di soffocarmi. Ancora un altro ricordo: a scuola, di nuovo gli oscuri, che ancora una volta provarono ad uccidermi.

Tutti questi ricordi si intrecciarono tra loro e aprendo gli occhi capii solo allora che quel luogo era il laboratorio di Dominc, dove creava le sue creature, gli oscuri. Quindi, non erano altro che fantocci... Ora si spiega tutto!

Ma perché crearli? Caricature, o se meglio li vorremmo definire, dei sicari, mandati ad uccidere la propria figlia.

Delle specie di mostri, gestiti come le marionette, legati a dei fili. Tutti collegati da un unico cervello: quello di mio padre.

Ma la domanda che più mi tormenta è un'altra: perché, dato che ha dei poteri così potenti, non ha provato direttamente lui ad uccidermi? Sarebbe stato più facile, perché non mi ha ucciso quella volta nella villa? Non avevo ancora risposta, ma l'avrei avuta presto, ma dovevo darmi una mossa se volevo uscire di qui. Ma, con Dominic tra i piedi non ci sarei mai riuscita. Così arrivai ad una conclusione: Dovevo ucciderlo.

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