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Io e mio padre saliamo in macchina, quel fottuto viaggio dura una cazzo di eternità. Nella macchina c'è un silenzio tombale a parte per i miei singhiozzi. Arrivo in ospedale abbraccio mia madre in lacrime e mi dirigo verso la porta che mi hanno indicato. Appena entro mi cedono le gambe e per poco non cado come una deficente a terra. Vedere il mio fratellino di 5 anni con tutti quei tubi attaccati e su un lettino d'ospedale è una visione che non auguro nemmeno al mio peggior nemico. Scoppio per la centesima volta in lacrime e mi fiondo alle sue piccoline braccia. Chiudo gli occhi e penso a come sia sola, in questo momento solo la mia famiglia mi sostiene. Mi mancano le mie amiche che ho dovuto lasciare a Torino. Con loro mi sentivo al sicuro. Ora mi sento sola. Sola tra le braccia del mio fratellino. Sono a pezzi. Mi addormento su una sedia d'ospedale facendo compagnia a mio fratello.
Mi sveglio che è mattina, i miei genitori finalmente hanno capito che non ce la facevo ad andare a scuola. Saluto mio fratello con un bacio sulla fronte e mi dirigo a piedi verso casa. Sono già le undici e decido di farmi una bella doccia. Mangio come al solito qualcosina e mi butto sul divano a guardare la TV. Non ce la faccio proprio a prendere un libro in mano e studiare. Il mio pensiero va sempre a mio fratello. Sento il campanello suonare, controvoglia vado ad aprire. Mi ritrovo Alessandro davanti.
Ale: Ei sei distrutta..
Senza pensarci mi butto fra le sue braccia, lui capisce che si tratta di una cosa seria.
Ale: Se vuoi raccontarmelo, fallo, se non ti va, non fa niente.
Gli racconto tutta la storia e lui non parla per tutto il tempo. Rimane a bocca aperta. Ci mettiamo sotto le coperte sul divano. Mi poggio sulla sua spalla. Se non fosse successo tutto questo mi sarei vergognata da morire, ma ho bisogno in questo momento di una persona che mi sostenga.
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Dopo tanto ho fatto un altro capito, molto triste.

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