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Luke fu percorso da un brivido.
Se Talia aveva risposto così, forse già sapeva...
Quasi gli avesse letto il pensiero, la sua ragazza disse:- Ho una brutta sensazione. E so che quel che mi stai per dire non mi piacerà. Neanche un pochino.
Luke deglutì.
Avrebbe voluto allontanarsi da Talia.
Era la sua ragazza, eppure la temeva.
Un altro brivido lo scosse.
Il battito accelerò, e di conseguenza il respiro.
Talia si mise a sedere sul divano, e Luke distolse lo sguardo.
Avrebbe potuto annaspare, in quegli occhi blu, cercare aria e morire lentamente.
Ma sarebbe stata la morte più dolce che avesse mai osato desiderare.
-Luke, parlami. Cosa c'è?- chiese Talia- Di qualsiasi cosa si tratti... possiamo risolverlo.
Lui scosse la testa, senza proferire verbo.
Allora Talia si alzò dal divano, avvicinandosi. Gli prese le mani fra le sue, ma Luke le ritrasse.
Si sentiva sporco.
Non poteva contagiarla.
Come aveva anche solo sperato di poter essere il suo ragazzo senza contaminarla neanche un po'?
Ma il dolore che lesse negli occhi di Talia lo corrose dentro ancora di più.
Sospirò, prima che si passasse una mano nei capelli.
Gli occhi di Talia si fecero lucidi.
Chissà come sarebbero stati, una volta ultimato il suo racconto.
-Forse è meglio se ci sediamo- mormorò Luke.
Una lacrima, solitaria, scese lungo una guancia della ragazza.
Lui non gliela asciugò.
Non voleva toccarla, ma allo stesso tempo avrebbe voluto stringerla forte a sé prima che lei se ne andasse via.
Perché una volta scoperta la verità Talia se ne sarebbe andata. Inevitabilmente.
Forse fu questa consapevolezza a far scendere una seconda, terza, quarta lacrima a Talia.
Se le asciugò da sola, con una manica della felpa. Inspirò, e trattenne il fiato fino a quando non si sentì esplodere.
Poi si voltò, si diresse verso il tavolo del salottino e prese una sedia. Si sedette, guardando Luke, che, dopo un ultimo respiro iniziò a parlare:- Non ho avuto un'infanzia facile.
Mio padre mi ha abbandonato quando ero ancora nel grembo materno, e mia madre... se ti dicessi che è impazzita dal dolore, probabilmente non basterebbe.
Sono andato via di casa troppo presto, ma determinato a costruirmi un futuro.
Tutto il casino è iniziato... circa due anni fa.
Ho incontrato Ethan Nakamura, il ragazzo dell'Empire State Building. Ti ricordi?
-Difficile scordarsi di lui- rispose Talia- Mi ha dato i brividi dal primo istante.
-Ecco... diciamo che era, e lo è tutt'ora, corrotto fino al midollo. Siamo diventati amici, ben presto complici.
Lui... era coinvolto in un brutto affare, e mi ci ha trascinato dentro. Traffico d'armi.
Ricordi la rapina al locale?
Eravamo io ed Ethan.
Una spia ci aveva detto che una galleria sotterranea collegava alla vostra cantina.
Un mezzo sicuro per... nascondere e spostare la refurtiva.
-Fammi capire.
Tu... e quel Nakamura avete inscenato una rapina?- mormorò Talia- Hai... hai una vaga idea della paura che ho avuto in quel momento?! Lui... aveva... aveva una pistola! Annabeth si è beccata un trauma cranico!
Percy... era tuo amico!
Ti rendi anche solo vagamente conto?!
Luke annuì:- Poi però ti ho incontrata.
Talia, ho chiuso con quella storia, con quel mondo.
La ragazza scosse la testa, talmente incredula da non riuscir nemmeno a proferire alcuna parola.
Con tutto il coraggio che le restava, incontrò lo sguardo di Luke.
Le stava chiedendo scusa, lo stava urlando nel silenzio che era calato nella stanza.
E altrettanto silenziosamente Talia afferrò la sua borsa.
-Ho bisogno di riflettere, Luke.
-Lo so. È tanto da digerire.
Sappi solo che... ti amo.
E con quelle parole che le risuonavano in testa, Talia aprì la porta e ne andò.

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