III. La profezia

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3.

La verità è figlia del tempo.

- Aulo Gellio


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Esco fuori dal museo e mi siedo sul prato, con la schiena contro la parete.

In questo momento i miei pensieri si alternano tra l'incisione e il commento di Alex.

Cosa ci trova di così bello nei miei occhi? Sono semplici. Color marrone, tendenti al nero.

Sono talmente immersa nei miei pensieri che non mi sono accorta che sta per piovere. Non ho voglia di bagnarmi ma neanche di tornare dentro e vedere bambini che si annoiano ascoltando la guida parlare.

Da circa un'ora sto fissando l'albero davanti a me calata nei miei pensieri quando la voce di una bambina mi distrae.

- Una strega! – quasi urla. La sua faccia, rivolta verso di me, è a dir poco scioccata.

Mi accorgo che sta tenendo in mano l'ombrello aperto e che è iniziato a piovere... ma perché sono completamente asciutta?

Guardo in alto e sembra che le gocce d'acqua stiano scivolando prima di arrivare a toccarmi, come se fossi sotto una campana di vetro.

Oggi stanno succedendo delle cose molto strane, prima l'incisione, poi questo, ma cosa mi sta succedendo? Spero di essere in un sogno e svegliarmi presto.

Mi giro verso la bambina e vedo che non c'è. Sarà sicuramente andata a dirlo alla maestra. Mi alzo ed entro velocemente nel museo, sperando di non essere vista da nessuno. Vado dritta verso uno stanzino, in cui ho intenzione di aspettare che la bambina se ne vada, non voglio problemi o sembrare una strega.

Il pomeriggio passa in fretta ma io continuo a pensare all'accaduto di stamattina e non trovo nessuna spiegazione logica, non credo nemmeno che esista. Sto aspettando mia zia in macchina e spero che faccia in fretta, voglio solo tornare a casa e dimenticare tutto ciò che è accaduto oggi.

- Sei pronta? – dici mia zia entrando in macchina.

Annuisco e allaccio la cintura. –

Oggi una bambina ha detto di aver visto una ragazza che sembrava essere una strega, ne sai qualcosa? – chiede.

I miei occhi si spalancano e cerco di mantenere la calma.

- No, non ne so assolutamente niente – la mia risposta non sembra convincerla ma non mi chiede altro, fortunatamente.

Arrivate a casa mi fiondo in bagno per farmi una doccia calda e dimenticare tutto ciò che è accaduto oggi.

Uscita dalla doccia mi guardo allo specchio. Guardo i miei occhi, ancora. Che cosa ci trova di tanto bello Alex?

Mi spazzolo i capelli neri che incorniciano il mio viso quasi rotondo.

Sistemo la collana al mio collo. Il pezzo di roccia nera si posa all'altezza del seno, legato al collo da un filo del medesimo colore. Osservo la mia immagine nello specchio: alcuni ciuffi cadono sulla fronte, le guance pallide sono rosee a causa del calore dell'acqua e inarco sopracciglia arrotondate, non troppo spesse, per scrutare tutta la figura. Lo sguardo mi cade sulla collana; è un fatto strano ma, ogni volta che mi concentro sul quel semplice pezzo di pietra, sento un sensazione di... casa. Può una collana ricordarti questo? La parte razionale scaccia con la mano la sola idea.

La cosa divertente? Non so neanche da dove provenga. I miei ricordi di questo ciondolo si fermano alla domanda che ponevo a mia zia, la stessa che mi chiedo continuamente: 'Perché ho questa collana?' E, soprattutto adesso, vorrei che mi avesse dato una risposta soddisfacente e non che mi avesse dileguato con un semplice: 'Quando crescerai te lo dirò'. Sto crescendo e ancora non sono riuscita a capire. Mi ricorda il discorso che viene fatto dalle madri verso i figli quando chiedono: 'Mamma, come nascono i bambini?' e, prontamente, le madri, rispondono: 'Quando crescerai te lo dirò' oppure se ne escono con la storia del cavolo, o della cicogna.

Sventolo una mano in aria, come per scacciare questi pensieri, e attacco alla presa l'asciugacapelli.

Appena finisco di asciugarmi i capelli, mi metto il pigiama e vado in camera, così da poter lasciare il bagno libero.

Mentre attraverso il corridoio sento mia zia parlare con qualcuno.

- È troppo presto! – dice incrociando le braccia.

- Domani non ci sarà più tempo! – riconosco la voce di un uomo alquanto familiare. Mi sporgo verso il salotto per capire con chi sta parlando mia zia.

- Ha sedici anni! – replica lei.

- Domani compirà sedici anni! Sai cosa dice la profezia: Al compimento di sedici anni la collana non controllerà più i suoi poteri, quando... -

- ... i poteri non potranno più essere controllati dovrà trasferirsi sull'Olimpo, dovrà affrontare il suo destino e far fronte alle sue responsabilità. Credi che non conosca la profezia? Sono 16 anni che mi viene ripetuta, ma non è ancora pronta! –

- Anche se la cosa non mi dispiace, i suoi poter potrebbero provocare gravi danni! -

Di che stanno parlando? Quale profezia? Cerco di capire con chi sta parlando mia zia ma così mi vedranno. Resto nel corridoio ad ascoltare senza far rumore.

- L'hai già preparata? – chiede l'uomo.

- No – mia zia abbassa lo sguardo.

- Clio! Deve andare nell'Olimpo e tu non puoi più stare sulla Terra. -

Ma di che diavolo stanno parlando?!

Per sbaglio urto il gomito contro il muro, porto una mano sulla bocca per evitare di farmi scoprire.

- Cos'era questo rumore? –

- Dov'è lei? – sento dei passi venire verso di me.

- È in camera – risponde mia zia.

- Stanotte – quasi sussurra. - Se domattina non sarete laggiù verrò io personalmente –

- Non puoi dirmi cosa devo fare con lei, tu non ci sei mai stato! – mia zia è arrabbiata, lo sento dalla voce disprezzante.

- Sono pur sempre... - l'uomo non fa in tempo a finire la frase.

- Non provare neanche a dire quella parola! Non ci sei mai stato, dov'eri quando stava male, quando si svegliava di notte perché sognava i suoi genitori? Dov'eri? –

- Non è colpa mia se è nata, io non sono mai stato obbligato a stare con lei. –

Stanno parlando di me?

- E non provare mai più a rivolgerti così a me! Sei l'unica a sapere la verità, lei dovrà affrontare il suo destino per scoprirla. - i passi questa volta si dirigono verso la porta e subito dopo sento il rumore di quest'ultimi chiudersi.

Vedo mia zia sul divano che si porta le mani al viso. Deve essere una faccenda molto seria per farla reagire così.

Si alza dal divano, i suoi occhi verdi sono lucidi e i capelli biondi raccolti in una coda sono sconvolti.

Riesco a scappare in camera prima che mi veda nel corridoio.

Mi butto sul letto e guardo il soffitto. Ma che cosa sta succedendo?

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