XVI. Chiarimenti

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16.



Solo uno zia può regalare abbracci come una madre, mantenere segreti come una sorella, parlare d'amore come un'amica.


- Anonimo


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Per la prima volta, da quando sono qui, ho sperato invano che dietro quella porta si trovasse Alex. Sentire la sua voce chiedere di entrare e poi vederlo comparire, con tutto il suo fascino, sullo stipide della porta. Ma cosa mi fa quel ragazzo? 

In vita mia non ho mai provato qualcosa di così forte per una persona. Eppure non riesco a capire cosa provi esattamente. Amore? Attrazione? Forse il fatto che lui sia l'altra metà della mela conta qualcosa.

Ma, oggi, per quanto ho sperato, non è la sua voce. Troppo femminile e familiare. La stessa che, da bambina, mi recitava le poesie e le favole prima di andare a dormire. La stessa che mi annunciava le destinazioni dei nuovi viaggi, entrando in camera mia con il sorriso stampato sul volto. Ma è anche la stessa che mi ha mentito fin dall'inizio; da tutta la vita, sottolinea il diavolo pignolo e immaginario sulla mia spalla, e che concorda con la mia voce interiore.

Potrei scappare dalla finestra, penso. Troppo alta, mi rispondo. Sto davvero pensando di scappare da mia zia?

Mi volto verso il letto: Nix! Credo vivamente che l'ultima cosa che voglia trovare qui dentro è un lupo.

- Un attimo! - Rispondo istintivamente, e spero che plachi la sua impazienza che la caratterizza. - Devo nasconderti - dico sottovoce, riferendomi a Nix.

Fa uno sguardo di disapprovazione, ma ci bado poco e niente.

Pensa, pensa, pensa! Continuo a ripetermi. Nell'armadio! Non credo riuscirebbe a rimanere lì per molto. L'unico posto è sotto il letto. Lo spingo delicatamente per farlo scendere dal letto. Mi guarda svogliato ma scende a terra. Non appena tocca il pavimento con la zampa ferita emette un piccolo gemito di dolore.

- Mi dispiace! Vedrai che mi farò perdonare - lo seguo con lo sguardo fin sotto il letto e poi mi accovaccio. Lo guardo e mimo un 'fai silenzio', appoggiando l'indice sulle labbra. Poco entusiasmato posa il muso sopra le zampe e io sospiro di sollievo.

Mi dirigo verso la porta. Porto la mano sulla la chiave, la giro, facendo scattare la serratura, e poi faccio scivolare la maniglia verso il basso. Velocemente spingo la porta.

Mi zia si gira e mi guarda: tiene gli occhi fissi su di me, le spalle composte e gli angoli della bocca leggermente alzati.

- Ciao - mi dice, con voce titubante.

- Ciao - le faccio eco con lo stesso tono.

Ci guardiamo per qualche secondo, poi io non resisto; mi fiondo tra le sue braccia. Dimentico tutto: che mi ha mentito, che mi evita da giorni, tutto. Adesso voglio solo consolarmi tra le sue braccia, come da bambina: quando cadevo e tutto si risolveva con un abbraccio. Lei è d'accordo con me: mi stringe forte, come se non volesse perdermi, e io faccio lo stesso. Non ne sono sicura ma credo di aver sentito un singhiozzo, questo non fa altro che aumentare la mia emotività, anche se cerco di trattenermi.

Mi stacco dall'abbraccio e la guardo: sta effettivamente piangendo. Le circondo le spalle con il mio braccio e la porto in camera, facendola sedere sul letto, con me accanto - dimenticandomi completamente di Nix -. Poggia la testa sulla mia spalla.

- Mi dispiace - continua a ripetersi, probabilmente per scusarsi più con se stessa che con me.

- Va tutto bene - cerco di consolarla. Ed è così, va tutto bene.

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