IV. Nuove scoperte

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Nessun uomo ha mai fatto una grande scoperta senza l'uso dell'immaginazione.

- George Henry Lewes

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Io e mia zia passiamo la sera in modo tranquillo. Abbiamo cenato, lavato i piatti e adesso stiamo guardando la televisione sul divano. Sono abbastanza stanca dopo aver passato una giornata così 'movimentata' e decido di andare a riposare.

- Vado a letto – mi alzo dal divano e sistemo il pigiama. – Buonanotte –

Si alza anche lei e mi abbraccia.

- Ti voglio bene, ricordatelo –

- Anch'io – ho il presentimento che stia per accadere qualcosa.

Vado in camera e mi infilo sotto le coperte.

Dopo un'ora non riesco ancora a dormire, guardo il lampadario spento e mi continuo a rigirare nel letto. Lo scorrere della lancetta dell'orologio scandisce i pochi secondi che mancano al giorno del mio compleanno, ma accompagna anche i pensieri verso la conversazione di questo pomeriggio, mia zia non ne ha proferito parola per tutta la serate e non credo lo farà in un futuro recente. Olimpo? Profezia? Perché parlare di argomenti così distanti dalla realtà ad una persona come Clio, da cui sono sicura di aver preso il mio scetticismo verso determinate storia.

Il distacco tra realtà e fantasia è sempre soggettivo. Questo mi ha sempre ripetuto, e questo è quello che ho sempre pensato. Di certo, la mia realtà e la mia fantasia, sono ben distaccate tra loro, anzi, direi quasi che si odiano.

I numeri rossi della sveglia accanto al letto segnano mezzanotte e un minuto.

Finalmente ho 16 anni. Ogni pensiero, ogni preoccupazione svaniscono non appena mi rendo conto che oggi è il mio compleanno.

Fuori comincia a piovere, sento il vento muovere gli alberi e far battere i rami contro la casa. Tiro le coperte e copro le orecchie con il cuscino. Non ho paura dei temporali piuttosto non sopporto il rumore dei tuoni.

La porta si apre e la luce si accende. Mi siedo sul letto per cercare di capire cosa sta succedendo.

Sulla porta c'è mia zia con un'espressione allarmata.

- Vieni in salotto – mi dice mentre cammina verso il salotto.

Ma cosa sarà successo? È mezzanotte e lei vuole che io vada in salotto, non credo stia succedendo qualcosa di così grave ma devo scoprire qualcosa, anche solo riuscire a capire di cosa stava parlando oggi.

Vado in salotto, lei sta aspettando in piedi mentre muove nervosamente il piede e continua guardarsi intorno.

- Che sta succedendo? – chiedo, voglio solo capire.

- Dobbiamo andare – tira fuori un ciondolo con disegnato un fulmine.

- Dove? – la mia voce trema, è notte e siamo nel bel mezzo di una tempesta. Cosa pensa di fare?

- Ti spiegherò appena saremo a destinazione – tira il ciondolo in verso il soffitto e quest'ultimo rimane sospeso sopra di noi.

Dopo qualche secondo il ciondolo si apre e fuori esce una luce accecante.

La mia faccia è scioccata, guardo mia zia per capire cosa sta succedendo e lei sta guardando la luce.

- Dobbiamo andare – la sua voce è tremolante e gli occhio le si riempiono di lacrime.

- Io non vado da nessuna parte se non mi dici che cosa sta succedendo! – sto urlando e non ho intenzione di andare da nessuna parte.

Mi guarda sbalordita mentre una lacrima le bagna il viso.

- Se non entri qui dentro sarà troppo tardi! -  ora anche lei sta urlando.

- Per cosa!? –

- Se non vai per conto tuo sarò costretta a... - lascia la frase in sospeso.

- A fare che cosa!? – incrocio le braccia al petto.

Mi prende il polso e mi spinge dentro la luce. Non mi sarei mai aspettata questo comportamento, soprattutto da lei!

Intorno a me non vedo nient'altro che luce, niente di diverso da questo.

In questo momento non riesco a ragionare su quello che sta accadendo, la mia testa sta per scoppiare! Sembra di essere in un sogno.

In uno di quei sogni in cui non capisci cosa sta succedendo ma che vuoi sapere, proprio nel momento in cui lo stai per scoprire la sveglia suono e ti ritrovi nel letto della tua camera, a casa tua.

Ed ecco dove vorrei essere a casa, nel mio letto.

Chiudo gli occhi, l'unica cosa che mi sembra di dover fare. Spero di svegliarmi e di scoprire che tutto questo è soltanto un incubo, che niente sta succedendo veramente.

Riapro gli occhi. La luce del Sole acceca e sono costretta coprirmi il viso con le mani.

Noto di non essere nel mio letto, ma sono stesa sul pavimento!

La curiosità si fa spazio in me, sono costretta a togliere una mano dal viso e scoprire un occhio per capire dove mi trovo.

Le parete della stanza in cui mi trovo sono costruite in pietra, come il pavimento, color crema con qualche accenno di blu. Volto la testa dall'altro lato della stanza, ci sono dei troni, 12, per l'esattezza. Ogni trono e decorato con vari ghirigori e coperto d'oro.

Ma dove sono finita?

Mi alzo, voglio uscire di qui. Non appena mi alzo sento un rumore di passi, mi rendo conto di essere io. Mi guardo i piedi e noto che indosso dei sandali marroni, un vestito bianco che arriva al ginocchio e i capelli sono raccolti in una treccia.

Sento dei passi e due voci distinte.

- Devi darle tu la notizia! – dice una voce femminile.

- Sei tu quella che l'ha cresciuta! – questa volte è un uomo a parlare.

- Tu sei il Dio più potente! – riconosco la voce di mia zia.

- Va bene! – l'uomo sospira e si arrende.

Non appena entrano nella stanza mi guardano.

L'uomo è vestito con una tunica che li arriva fino alle caviglie, lasciando scoperti i piedi. Ha un viso familiare, ma nessuno che conosco indossa dei vestiti così...antichi. I capelli sono mori e corti, il viso è incorniciato dalla barba non troppo lunga, del medesimo colore dei capelli. Accanto a lui c'è una donna. Mia zia. Ma non indossa dei normali vestiti. Indossa un vestito come il mio soltanto più lungo e copre soltanto una spalla. I capelli biondi le scendono morbidi sulla schiena e gli occhi verdi sono puntati su di me.

- Ascolta Eria, è difficile da spiegare ad una ragazzina ma cercherò di essere delicato... ecco, vedi... tu sei una Dea! –

Resto immobile e non riesco a capire cosa stia succedendo. Io una Dea? È impossibile.

Dei passi veloci rimbombano nella stanza. E una donna entra.

- Che vuoi Zeus? Avevo per le mani un cinghiale! – si rivolge verso l'uomo, poi si volta verso di me. Il suo viso assume un'espressione sorpresa, scioccata.

- E- Eria – la sua voce è tremolante.

È lei. È la donna di tutti i miei incubi.

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