6. Buonanotte

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Restiamo qualche minuto immagati l'uno negli occhi dell'altro. Poi Aaron appoggia una mano sulla mia guancia, mi sfiora il naso con il suo e mi bacia delicatamente. Poi a poco a poco comincia a tremargli il labbro inferiore. Sento che dilata le narici per respirare piú profondamente. Pian piano la pressione che sento sulle mie labbra aumenta e racchiude tutto il bisogno di sentirmi sua, solo sua. C'è quasi un senso di disperazione nei suoi baci, come se volesse trasmettermi tutta l'ansia che ha provato in questa settimana solo all'idea di perdermi. Sento il suo cuore che batte all'impazzata. Se voleva trasmettermi i suoi timori, beh, ci sta riuscendo. Io sono felice di dargli ció che vuole, anche perchè vederlo cosí mi fa morire dentro. Gli daró tutta me stessa, gli faró capire che siamo una cosa sola e che nulla potrà mai separarci. Io sono sua e lo saró per sempre.
A volte mi intimorisce il fatto di doverci "possedere" l'un l'altra. Per lui è importante, ma io spero non diventi una questione ingestibile un giorno. A volte il bisogno di possedere qualcuno porta in brutte direzioni. A questo pensiero mi attraversa un lampo di malinconia.
Ma che dico?! Lui è Aaron, un ragazzo pacifico e dolce. Non arriverebbe mai a farmi del male. Mi sento stupida a pensare a queste cose in un momento cosí.
Per scacciare questi brutti pensieri gli lascio un breve bacio a stampo. Mi alzo e lo prendo per mano. << Andiamo giù a cucinare qualcosa Amore. Il mio pancino brontola e penso anche il tuo>> gli dico guardandolo con gli occhietti da orsetto. Riesco a farlo sorridere ed io sorriso a mia volta. Poi si alza e mentre ci avviamo verso le scale mi sento sollevare da terra.
<<ahhh!!!>> urlo. Aaron mi ha caricata in spalle, con la testa che penzola giù lungo la sua schiena, e se la ride.
<<Cosa cavolo ridi?! Non è divertente! Mettimi giù!>> mento, e se ne accorge perchè mi sente ridacchiare.
<<Ah si? La metti cosí? ..va bene>> dice, poi comincia a farmi il solletico ed io lancio piccoli urletti tra una risata e l'altra.
Arrivati in salotto lo imploro di farmi scendere e mi lascia cadere a testa in giù sul divano. Ed io resto cosí per qualche minuto per riprendere fiato.
Lui intanto si è inginocchiato davanti al divano. Io lo guardo con la testa all'in giù.
<<Sei bellissima da ogni angolazione piccola>> e mi bacia.
Io gli sorrido, ma dopo qualche secondo capisco che sta parlando del mio seno. La maglietta è piuttosto scollata e in questa posizione si vede tutto.
<<Lurido bast..>> lascio la frase a metà e gli metto il broncio.
<<devo ricordarmi di ritagliarti tutte le magliette che hai con la misura di quella che indossi ora>> e mi fa l'occhiolino.
<<che scemo!>> dico ridendo.
Poi la mia pancia fa un rumore strano.
<<fame eh, cucciola?>>
<<èggià!>> dico ridendo.
<<dai aiutami a preparare qualcosa>> mi stampa un rapido bacio sulla fronte e si avvia in cucina. Io estraggo il telefono dai jeans e gli scatto una foto. La terrò come ricordo di questo memorabile giorno, il giorno in cui ci siamo scambiati una promessa.
<<qui non c'è nulla!>> urla Aaron dalla cucina.
Io mi giro a sedere sul divano, poi mi alzo e vado in cucina.
Appena varcata la porta mi arriva addosso una nuvola bianca. La farina mi ricopre il viso e le spalle, mentre Aaron si disfa di quella che ha sulle mani.
<<Amore ho deciso. Facciamo le cotolette impanate!>> mi dice ridendo quel pazzo del mio fidanzato.
<<ah si amore?>> lo incalzo ridendo << qualcosa mi dice che domani pulisci tu!>> e gli faccio l'occhiolino mentre gli prendo dalle mani la scatola delle uova e la ciotola.
Resta immobile per qualche secondo.
<<eh no eh! Cosí non vale però!>>
Mentre rompo le uova gli faccio la linguaccia.
<<uffa, sai rovinarmi sempre i momenti migliori>> dice intingendo l'indice nell'uovo e sporcandomi le labbra.
<<ops!>> dice lui ridendo.
<<tanto devo pulire io, lascia che cominci ora>> si avvicina a me e dal mento fa scorrere la sua lingua fino alla punta del mio naso.
Mi ha stuzzicata. È guerra. Ora lo provoco io.
<<dobbiamo darci una mossa Amore, o mangeremo le nostre cotolette impanate domani mattina alle 10>> dico facendo finta di nulla e prendendo un petto di pollo che intingo nella farina, nell'uovo e poi nel pan grattato.
Aaron non si è mosso di un centimetro e continua a fissarmi.
<<che c'è? Dai muoviti, prendi la padella perfavore e mettila sul fuoco con un filo d'olio>> faccio la seria, ma me la sto già ridendo dentro. Lui esegue l'ordine in silenzio.
Io appena finisco di preparare l'impanatura metto le cotolette in padella.
<<mamma che caldo!>> dico togliendomi la maglietta. Aaron spalanca gli occhi e corre a chiudere i balconi. Credo abbia capito a che gioco sto giocando.
Ad un tratto le sue mani sono sui miei fianchi. Un brivido mi percorre la schiena.
<<hai ragione, fa troppo caldo qui, lascia che ti porti in un posto più fresco>> mi sussurra all'orecchio. Poi spegne il fornello, mi prende in braccio e mi porta sul tavolo della cucina.
<<ma qui fa troppo freddo>> fingo di lamentarmi.
<<non preoccuparti piccola, ci sono io a scaldarti ora>> e mi guarda con in suo sorrisetto malizioso.
Io gli alzo la maglia e gliela sfilo, poi gli abbasso i pantaloni e lui se li sfila. Successivamente comincia a baciarmi, e intanto mi slaccia il reggiseno e si disfa del resto dei vestiti. Nudi ed ansimanti facciamo l'amore sul tavolo della cucina fino ad esaurire le forze.
Un paio d'ore dopo abbiamo cenato e ci siamo fatti una doccia. Aaron è al computer mentre io sono a letto a leggere. Il mio telefono vibra un paio di volte. È Elisabeth:
-Ciao scimmietta, sabato sera c'è una festa di quelle bellissime in un pub sulle rive. Lo so che è tardi, ma non sto nella pelle! Ci vieni vero? -
Appoggio il libro e rispondo -Ciao scimmietta, non lo so, devo parlande con Aaron prima- e sospiro.
Risponde subito - Ti ricordo che sei libera di fare le tue scelte senza l'apporovazione altrui-
Sbuffo. Poi rispondo - Lo so, ma siamo una coppia ed è giusto che ci organizziamo assieme- sospiro di nuovo.
<<quanti sospiri. Che succede piccola?>> chiede Aaron appoggiato sulla soglia della porta.
Alzo la testa di scatto un po' in imbarazzo.
<<nulla di che in realtà, Elisabet mi ha chiesto se vado ad una festa sabato sera>>
<<ah>> risponde in tono secco e serio.
Capisco che si aspetta da me una risposta a tutte le domande che gli frullano in testa, cosí aggiungo <<non le ho ancora dato una risposta, le ho detto che avrei chiesto prima a te>>
Una scintilla di felicità gli attraversa la mente.
<<magari potremmo andarci assieme. Che festa è?>>
<<non lo so di preciso, mi ha solo specificato che è una festa "bellissima!" Sulle rive, in centro>> dico alzando gli occhi al cielo nel pronunciare la parola "bellissima".
Lui ride.
<<comunque si, possiamo andare assieme se per te va bene amore>> dice mentre si avvicina al letto.
<<certo che mi va bene amore>> sorrido e non appena si sdraia accanto a me gli stampo un bacio sulle labbra.
Poi mi ruba il libro dalle mani.
<<hei! Ridammelo! Subito>> gli dico con uno sguardo assassino.
<<an si? Se no che fai?>> mi provoca lui.
<<se non mi ridai il libro andrò da sola a quella festa>> dico soddiafatta.
Lui serio mi porge il libro, ed io sorrido vincente.
<<però non vale che usi le mie insicurezze contro di me. È un colpo basso. E comunque non mi piace nemmeno che ami quasi più i libri di me>> mi dice voltandosi dall'altra parte e dandomi le spalle.
Io poso il libro sul comodino. Poi mi giro, mi sdraio accanto a lui e lo abbraccio.
<<pensa quello che vuoi, ma sei tu il mio libro preferito amore mio>> ed intreccio le gambe con le sue.
<<ti amo piccola>>
<<ti amo anch'io>>.

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