7. Festa

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Dei piccoli baci sulla spalla mi svegliano lentamente. Sorrido.
Aaron mi sta abbracciando mentre aspetta che mi svegli del tutto.
<<Buongiorno angelo>>
<<Buongiorno>> dico con la voce ancora impastata dal sonno. Poi mi rigiro nel letto e sprofondo la faccia nel cuscino.
<<Oh, andiamo Sophy. È ora di alzarsi e scommetto che non hai neanche sentito la sveglia che ho spento 10 minuti fa>> dice girando attorno al letto per andare ad aprire il balcone.
Un po' d'aria fresca entra dalla finestra e mi fa venire i brividi, cosí prendo le coperte e me le tiro fini a sopra la testa.
<<Ah si? La metti cosí? Va bene..>> dice. Poi per qualche secondo non sento più niente.
Ad un tratto qualcosa mi colpisce la testa. Una, due, tre volte.
<<Hei!>> urlo alzandomi a sedere!
Aaron è in piedi affianco al letto con un sorriso provocatorio ed un cuscino in mano.
<<Finalmente. Buongiorno angelo>>
È cosí sexy. Indossa solo i boxer e si nota subito il rigonfiamento su di essi. È cosí eccitante, con i suoi muscoli scolpiti, le braccia possenti che stringono quel cuscino bianco e quel sorriso cosí bello da far sorridere anche me.
<<Faccio cosí tanto ridere?>> mi dice in un sorriso a 32 denti.
<<beh, a dire il vero un pochino si>>mento.
Gli si spegne il sorriso.
<<perchè?>> mi domanda.
<<beh perchè non ti sei ancora accorto di quell'orribile macchia che hai a lato dei boxer>>
<<cosa?!>> dice in un sospiro mentre si china leggermente per guardarsi i boxer.
Io colgo l'attimo per lanciargli il mio cuscino addosso. Quando lo colpisce alla testa scoppio in un'immensa risata.
<<hei!>> mi dice in tono divertito. Poi continua <<la metti cosí eh? Lo sai che con questa cuscinata mi hai dichiarato guerra vero? Beh, che guerra sia allora!>>. Raccoglie il cuscino da terra e me lo lancia addosso. Perfortuna riesco a schivarlo, poi scendo dal letto, lo raccolgo, prendo la mira e glielo lancio. Ma si sposta. È stato troppo veloce e il cuscino finisce addosso al muro. Lui mi lancia il suo, che mi colpisce la spalla. Io lancio un urlo e glielo rilancio ridendo. Questa volta riesco a colpirlo. Allora Aaron corre attorno al letto e io invece salgo sul letto di corsa ridendo e con il fiatone. Lui mi lancia il cuscino addosso e poi salta sul letto e mi intrappola i polsi sopra la testa.
<<ho vinto>> dice ancora ansimante.
Io gli sorrido e lo bacio.
<<ora ho vinto io. Ed ho vinto la cosa più bella del mondo.>> affermo.
Lui mi sorride e mi bacia con intensità.
Poi mi lascia andare i polsi e si tira su a sedere.
<<sei fortunata che devo andare al lavoro prima oggi, altrimenti ti avrei già strappato via quegli slip a morsi quando mi hai dichiarato guerra>> dice fissando il pizzo rosso delle mutandine.
<<ah si?>> affermo facendo una smorfia triste e passandomi una mano sul bordo degli slip.
<<oh mamma>> esclama mentre si porta le mani al viso per coprirselo e qualcosa torna a prendere una certa forma nei suoi boxer.
<<meglio se me ne vado, altrimenti qui qualcuno mi farà arrivare tardi al lavoro>> dice passandosi una mano tra i capelli uscendo dalla stanza.
Mi alzo dal letto, prendo dei vestiti puliti e vado a prepararmi.
Quindici minuti dopo siamo seduti a tavola assieme fare colazione.
<<hai una riunione importante?>> domando vedendo che ha messo una delle camicie più belle e che a me piace tanto perchè ha dei disegnetti che assomigliano a delle piccole foglie.
<<si, abbiamo un'importante riunione con una nuova azienda di Chicago, durerà tutta la mattinata, abbiamo importanti trattative da proporre. Sono un po' nervoso in realtà, ma spero vada tutto bene>>
<<stai tranquillo Amore, sono sicura che andrà meglio di quello che immagini>> cerco di consolarlo. Ultimamente è tanto concentrato sul lavoro, quasi troppo. Vedo che ha troppe ansie da sopportare e mi dispiace per lui. Vorrei aiutarlo, per questo cerco di assecondarlo nei nostri momenti insieme, cosí da far scivolare via tutta la tensione che si porta dentro.
Finisco il caffè tra i miei pensieri. Aaron mi stampa un bacio in fronte e mi saluta uscendo di casa per andare al lavoro.
Io accendo la musica e rimetto in ordine la casa, poi prendo le mie cose e mi dirigo al lavoro.

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