9. Paura

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Sento qualcosa stuzzicarmi il naso. Sembra profumo di caffè. Apro lentamente gli occhi e mi stiracchio. Aspetta, come ci sono finita a letto? Ieri sera eravamo giù a guardare un film.
Mi avrà portata a letto Aaron, che dolce. Non mi ha nemmeno svegliata spostandomi.
Mi alzo e scendo le scale con addosso solo la mia maglietta e gli slip. Corro in contro ad Aaron, che è già pronto per andare al lavoro, e gli salto in spalla abbracciandolo.
<<Buongiorno!>>
<<Buongiorno! Tesoro perdonami, devo scappare, mi hanno chiamato dall'ufficio che hanno anticipato la prima riunione>>
<<Noo uffi>> mi lamento mettendo un finto broncio.
<<Dai amore non fare cosí, lo sai che mi rattristisce lasciarti qui a fare colazione da sola. >> dice Aaron prendendomi il viso fra le sue mani per guardarmi dritto negli occhi.
<<Ogni volta che varco quella porta per andare al lavoro esco con un vuoto nel petto, perchè il mio cuore resta qui con te, o meglio, resta al sicuro nel tuo cuore. Mi manchi sempre quando sono lontano da te, perchè sei la cosa più importante della mia vita e se potessi passerei ogni istante di essa con te, perchè un secondo lontano da te è un secondo di vita perso.>>
Mi fa quasi commuovere. Sospiro, poi lo abbraccio e lo bacio intensamente.
<<Ti amo più di ogni altra cosa amore. Sei la mia felicità non dimenticarlo mai.>> gli dico fissandolo dritto negli occhi e poi gli sorrido. Lui mi sorride a sua volta.
<<Ti amo anche io mia meravigliosa Felicità>> dice sorridendomi. Mi lascia un ultimo bacio sulle labbra e si avvia verso la porta svanendo dietro di essa.
Il vuoto che mi invade il petto resta li, come se mi mancasse un pezzetto. Con l'animo triste faccio colazione, annaffio le mie piantine e mi preparo per andare al lavoro.
Prima di uscire di casa trovo un post-it attaccato alla porta d'ingresso. C'è su scritto:
"Forse non potremmo stare insieme sempre, ma nulla ci impedirà di essere sempre l'uno nel cuore dell'altra. Non importa quanto distanti saremo, perchè saremo sempre più vicini di quello che pensiamo. Ricordati sempre che infondo, siamo sotto lo stesso cielo.
Buona giornata Vita mia. Grazie d'esistere, sei la mia felicità."
Questo bigliettino mi tocca il cuore. Lo stacco dalla porta e me lo infilo in tasca. Lo porterò con me, mi farà stare meglio.
Poi salgo in macchina e mi avvio al lavoro.

Elisabeth è irrequieta, appena sono arrivata al lavoro e abbiamo cominciato a sistemare dei capi negli stand ha iniziato a raccontarmi di sabato sera al pub.
<<Sophia tu non hai idea, è stato...wow!>> mi dice sognante <<quando ci siamo incontrati tra la folla mi ha abbracciata e mi ha baciata sulla guancia, poi mi ha offerto da bere ed ho accettato. Poco dopo ci siamo ritrovati a parlare sui divanetti, e chiacchierando ci siamo sfiorati le mani. Ma poi visto che eravamo entrambi in imbarazzo Emmet mi ha proposto di andare a ballare. E li sai, con tutti i bicchieri che avevo bevuto mi sono lasciata andare, mi sono scatenata! Ho cominciato a muovermi a ritmo di musica senza pensare a tutte le persone che avevo attorno. Alla fine Emmet si è messo a ballare attaccato a me e poi ricordo che dopo poco mi ha presa per le mai, mi ha fermata e mi ha guardata negli occhi.>>
<<woo ecco il momento clou>> dico ridendo.
<<Esatto esatto! Mi ha appoggiato le mani sulle guancie e mi ha baciata.>> dice con un sospiro, come se stesse ancora vivendo quel momento. Ha gli occhi che le brillano, si è proprio innamorata, finalmente si è lasciata andare. Le farà bene. Ne sono sicura.
<<Infatti poi vi ho visti insieme, eravate dolcissimi!>> le dico sorridendole ripensando a quel momento in cui ero con Aaron e stavamo per tprnare a casa.
<<oh si grazie!! Ma non sai ancora la parte migliore>> mi avvisa facendomi l'occhiolino.
<<ah no?>> dico in un sorriso malizioso <<e quale sarebbe la parte migliore?>>
<<quella dopo la festa>>
<<nooo! Dai racconta ti prego!>> dico in un piccolo strillo. Sarà sicuramente andata da lui, ma non avrei mai pensato che avrebbe accettato al primo "appuntamento". Probabilmente è davvero tanto innamorata e fin'ora me l'ha nascosto bene!
<<dopo la festa mi ha proprosto di andare da lui visto che avevo bevuto troppo e non ero nelle condizioni di guidare. Ho accettato e siamo andati da lui. Mamma Sophy ho la pelle d'oca solo a ripensarci.>> afferma con aria sognante.
<<dai continua!>> dico divertita.
<<si si. Poi insomma abbiamo fatto due chiacchiere e io alla fine mi sono sdraiata nel suo letto, cominciavo davvero a sentire la stanchezza. Lui ha cominciato a spogliarsi rimanendo in boxer e alla fine mi ha domandato se avevo intenzione di dormire vestita. Io gli ho risposto di no ovviamente, e ho cominciato a togliermi le calze lanciandole infondo al letto. Ripensandoci ora, perfortuna ero ubriaca, mi sarei vergognata se lo avessi fatto da sobria, insomma la prima volta a casa sua e lancio i vestiti di qua e di l, che figura di merda! E poi cavolo, gli sarò sembrata una ragazza facile>> dice con un po' di rimorso e una faccia triste e preoccupata.
<<ma no Eli, stai tranquilla dai. Sappiamo entrambe che Emmet non è un tipo che si fa idee particolari, è un ragazzo semplice, e ormai ti conosce, lo sa che non sei una ragazza facile. In senso buono capiscimi!>> dico scoppiando a ridere.
Riesco a far ridere anche lei perfortuna.
<<Si hai ragione>> mi risponde pensierosa.
<<dai continua questa meravigliosa storia>> affermo incoraggiandola a continuare.
<<si, insomma ho tolto le calze e poi volevo togliermi il vestito, ma non riuscivo ad arrivare alla lampo. Cosí mi ha aiutata e man mano che apriva la lampo mi lasciava un bacio sulla pelle nuda. E, solo dopo aver abbassato tutta la lampo mi sono ricordata che ero senza reggiseno>> mi dice coprendosi le mani con gli occhi. Io rido dolcemente.
<<non penso che fosse un problema per Emmet>> affermo facendole la linguaccia.
<<no infatti. Poi mi ha fatto scivolare le spalline giù lungo le braccia e subito dopo si è avvicinato al mia collo ed ha cominciato a bachiarmi, scendendo poi sulle scapole e poi più giù. Perfortuna la luce era spenta e la stanza era illuminata solo dalla fievole luce dei lampioni fuori casa, perchè probabilemte ero rossa in viso. Insomma alla fine siamo finiti l'uno sopra all'altra a letto e abbiamo fatto l'amore. Ed è stato bellissimo. Era da un pezzo che non lo facevo. Lui è stato dolcissimo, mi ha trattata come se fossi un pezzo di cristallo, è stato delicato, mi accarezzava e mi baciava ovunque. Abbiamo fatto l'amore quello dolce e appassionante. Mi sembra di poter sentire le sue braccia sul mio corpo ancora adesso. Wow! È, è, è stato..>>
<<ho capito, ho capito>> la interrompo ridendo <<non è che ti sei innamorata?>> la incalzo.
<<mah, potrebbe essere>> mi dice abbassando gli occhi e sorridendo.
<<non ti devi vergognare, sono super felice per te scimmietta mia, io ho sempre pensato che con Emmet sarebbe andata bene. E finalmente ti vedo felice come non ti vedevo da tempo.>> affermo sincera.
<<grazie>> dice fermandosi e guardandomi dritta negli occhi.
<<prego>> affermo facendole l'occhiolino.
Il resto della giornata passa in fretta finchè non arriva l'ora di chiusura. Se non ci fosse Elisabeth mi annoierei a morte in negozio. alessia è più seria, invece lei mi fa diverite, ci scambiamo battutine e occhiate dovertenti. Per lo meno non mi fa pensare a quanto mi manca Aaron da stamattina. Chissà che starà facendo, non vedo l'ora di riabbracciarlo, stamattina ci siamo visti solo di sfuggita. Mi manca, e quel vuoto nel petto torna a farsi sentire.
Alle 19.30 salgo in macchina e mi avvio verso casa.

Sto ascoltando una delle mie canzoni preferite alla radio, quando mi squilla il cellulare. Guardo il display, è Aaron. Abbasso la radio e rispondo.
<<ciao amore!>> dico con enfasi.
<<pronto? Sophia?>> dice una voce che non riconosco.
<<si, chi parla?>> affermo preoccupata. Chi è la persona all'altro capo del telefono? E perchè ha il cellulare del mio fidanzato?
<<salve, sono un agente della polizia>>
A quelle parole mi preoccupo seriemente. Perchè mai un gente di polizia divrebbe avere il cellulare di Aaron? Mi affretto a femrarmi sul ciglio della strada per ascoltare cos'ha da dirmi l'agente.

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