Roma 16.03.2016
"Signorina ha intenzione di scendere?"
Nell'udire quelle parole sollevai di scatto la testa per guardare dallo specchietto retrovisore il volto del taxista che, da ormai due minuti buoni, continuava a muovere nervosamente la gamba sinistra.
"Oh si, mi scusi. Quanto le devo?" risposi afferrando il portafoglio per cercare le banconote.
"Fanno 50" sbuffò scendendo dal piccolo taxi giallo e posando di mala voglia il mio bagaglio a terra.
Pagai la corsa, presi il trolley e traballado sugli stivaletti riuscii ad arrivare alla porta di casa, non prima di sentire il taxi sparire sgommando dietro di me.
Ce la puoi fare Helena, devi solo bussare a questa dannata porta.
Pensai osservando l'enorme villa che, dopo quasi due anni, si ergeva in tutto il suo splendore davanti ai miei occhi. Chiusi questi ultimi e feci un respiro profondo per calmare quel groviglio di emozioni misto ai numerosi ricordi che si stava pian piano allargando dentro di me. Non ebbi nemmeno il tempo di riprendermi che due braccia sottili mi avvolsero completamente, facendomi spalancare gli occhi e indietreggiare di botto.
"Sorellina finalmente sei qui. Ti aspettavo due ore fa, che hai combinato?" Giulia mi guardava con due meravigliosi occhioni blu pieni di lacrime che tentava di non far scendere giù copiosamente.
"L' aereo è partito con un'ora di ritardo, mi dispiace averti fatto aspettare tanto." Sorrisi abbracciandola e facendomi largo dentro casa.
"Mamma non vede l'ora di vederti, sarà qui stasera per cena" Fece una piccola pausa e mi guardò cautamente.
Sapere che mia madre non fosse già li ad attendermi fece sì che parte dei miei nervi tesi si sciogliessero.
"...insieme al suo nuovo compagno." Sussurrò il resto della frase tutto ad un fiato abbassando gli occhi e facendo strada verso la cucina.
Io, Giulia, mamma e il suo nuovo compagno a cena? attorno allo stesso tavolo? a respirare la stessa aria?
Ma neanche morta.
"Motivo in più per cenare fuori e fare un giro in città." Le risposi versandomi un abbondante bicchiere di acqua fresca.
"È una brava persona, Helena. Resta. Se proprio non vuoi farlo per mamma, fallo per me." Mi raggiunse sfilandomi il bicchiere di vetro azzurro dalle mani e prendendo quest'ultime tra le sue.
"In questi ultimi due anni sono stati tanti, forse troppi, i momenti in cui ti avrei voluto qui con me."
"Lo so Giù, lo stesso è stato per me. Ma sai bene che il mio lavoro non sempre mi permette di tornare a casa." Interruppi il suo discorso accarezzandole una guancia rosea con fare materno.
"Non è solo questo. Sai bene che non è solo questo, ti prego di non fingere con me. Sei mia sorella e ti conosco meglio di chiunque altro, però adesso sei qui e non ho intenzione di sprecare altro tempo, quindi te lo chiedo per favore, resta. Cena con noi e concedi alla mamma la possibilità di parlarti, non desidera altro da mesi." Mi fissò con gli occhi lucidi e speranzosi di una bambina.
"Va bene." Stanca di ribattere e colta alla sprovvista da quelle sue parole, uscii dalla stanza dirigendomi verso la mia vecchia camera e trascinando con me l'enorme trolley rosso.Due mesi Helena, solo due mesi e poi potrai tornare alla tua solita vita.
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"Vieni qua e conta i miei respiri." || Marco Mengoni
Fanfiction"Concedimi una settimana di prova." Ultimo tentativo. Tanto valeva giocarsi il tutto e per tutto. Non so esattamente quanto tempo trascorse da quella mia frase. Secondi, minuti o forse ore. So solo che ad un tratto alzandosi e sorpassandomi senza de...