Capitolo 4

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Il giorno seguente iniziai a prepararmi con due ore di anticipo. Doccia calda, capelli, trucco e vestiti. Sarei dovuta arrivare alle nove al set fotografico a cui Marco avrebbe preso parte quella mattina, ma per nessun motivo al mondo gli avrei permesso di rimbeccarmi per uno stupido ritardo. Marta sosteneva che partecipare a questo tipo di eventi mi avrebbe aiutato a studiare i suoi comportamenti e a conoscerlo meglio. Oh si, morivo proprio dalla voglia. Ma alla fine meglio così, no? Prima avremmo cominciato e prima mi sarei liberata di questo lavoro. Scesi al piano di sotto per prendere la borsa e trovai Giulia già arzilla a destreggiarsi tra le mensole e gli sportelli della cucina.
"Buongiorno raggio di sole, stai già uscendo?" Afferai una delle tante mele nel piccolo cestino in vimini e mi sporsi oltre il tavolo per darle un bacio.
"Già, dovrò assistere ad un set fotografico"
Mi guardò con aria divertita scuotendo leggermente il capo e improvvisando una piroetta tenendo tra le mani una scodella.
Era più piccola di me di un solo anno ed era semplicemente tutto ciò che di più prezioso avessi. Proprio la sua allegria e positività mi avevano aiutato ad andare avanti dopo la morte di nostro padre.
"Tu sei tutta matta. Sapessi scrivere come te mi sacrificherei al tuo posto."
A quanto pareva mia sorella era decisamente più informata di me su Mengoni e apprezzava gran parte delle sue canzoni. Bah, contenta lei.

Ore 10.30 (studio fotografico)

"Va bene così Marco, adesso sposta il braccio dietro la testa e guarda verso l'obiettivo"  Il fotografo continuava da più di un'ora a dettare ordini a destra e a manca tanto da creare il caos più totale. Luci più a sinistra, luci più a destra. Poltrone, divanetti e cuscini sparpagliati ovunque. Marco però non aveva fatto una minima piega, sorridente e sempre disponibile ad assecondare le sue richieste, persino le più improbabili. Come faceva a restare così calmo? Aveva una pazienza da far invidia, mentre io fossi stata in lui avrei di sicuro gettato le mani al collo a quell'uomo insopportabile. Aveva una voce così stridula e fastidiosa.
Stesi per tutta la durata del set in disparte cercando di studiare i suoi movimenti e le sue espressioni. Indossava una semplice maglia nera e un jeans scolorito, mentre ai piedi non aveva nulla.
"Bene, abbiamo finito per oggi"
Gettandosi a peso morto su un divanetto, Marta mi chiamò con una mano mentre con l'altra tentava di massaggiarsi la tempia destra.
"Marco è in uno dei camerini in fondo al corridoio, ti sarei davvero grata se gli portassi un caffè. Solitamente è ciò che più desidera dopo mattinate del genere."
Alt. Da quando in qua ero diventata la sua cameriera personale?
Accorgendosi dell'espressione sul mio volto si affrettò a chiarire.
"Non voglio forzati, assolutamente, pensavo solo che sarebbe utile per iniziare una conversazione magari."
Forse aveva ragione, da qualche parte bisognava pur cominciare e tentare non mi costava nulla.
Presi il caffè alla macchinetta e  bussai alla porta con su scritto il suo nome. Pure la porta con nome e cognome, ma guarda te.
"Avanti"
Con tutta la calma riuscita a recimolare diedi un colpetto alla porta aprendola definitivamente.
Marco stava seduto su una sedia con il telefono fra le mani di fronte ad una scrivania e ad uno specchio. Quando sollevò il capo e incrociai i suoi occhi nello specchio quasi non riuscii a decifrarli. Sembravano infastiditi e stanchi.
"Ancora tu?"

Ancora tu, non mi sorprende lo sai.
Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?

"Vieni qua e conta i miei respiri." || Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora