Capitolo 3

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Quella mattina mi svegliai di buon umore, cosa che non accadeva da mesi. Legandomi i capelli in una coda disordinata iniziai a preparare la colazione. Mi destreggiavo tra i fornelli canticchiando e ballando sulle note di una vecchia canzone dei Black Eyed Peas che stavano passando in quel momento alla radio. La cucina era ancora come quella di un tempo: accogliente, piena di utensili e quadretti sparsi qua e là e, cosa che preferivo in assoluto, era perfettamente esposta alla luce del sole. Mangiai in fretta e lasciai un piccolo post-it sul vassoio della colazione per Giulia in modo da avvertirla che sarei tornata nel pomeriggio. Feci una doccia veloce e come d'abitudine mi fermai davanti allo specchio. I miei occhi corsero subito ad osservare il corpo adesso riflesso sulla superficie. Se qualcuno mi avesse chiesto di descrivere il mio aspetto in una sola parola avrei sicuramente risposto ordinario. Capelli castani che scendono fino alla schiena in morbide onde, occhi verdi, seno e fianchi abbastanza evidenti e per finire gambe sottili e toniche. Nulla di più, nulla di meno. Nessun segno particolare o qualcosa che potesse in qualche modo differenziarmi dal resto del mondo. Niente di niente.
"Buongiorno Roma, siete sintonizzati su Radio Centrale e sono le 8 e 30 di questo fantastico lunedì.." La radiosveglia della mia stanza tuonò improvvisamente.
"Oh cazzo" Infilai saltellando un paio di jeans skinny, una canottiera nera e un cardigan dello stesso colore per poi fiondarmi giù dalle scale rischiando di finire con le chiappe per terra. Arrivata all'ingresso afferai chiavi, borsa e cappotto e uscii godendomi la deliziosa sensazione di calore del sole mattutino. Presi un taxi che mi avrebbe permesso di arrivare all'indirizzo scritto nell'email, seppur con notevole ritardo.
Ottimo Helena, darai di sicuro un' ottima impressione.
L'edificio era a dir poco enorme e aveva tutta l'aria di essere lussuoso. Spinsi il grande portone in oro placcato, trovandomi di fronte due body guard dall'aspetto non molto rassicurante.
"Salve, sono qui per discutere a proposito del lib..."
"Helena Rossini?"  Una testa piena di ricci biondi sbucò da una porticina in fondo al corridoio.
"Si, mi scusi per il ritardo" Sorrisi alla donna che mi guardava con aria rassicurante.
"Non preoccuparti, so bene cosa significa camminare al centro di Roma in piena mattinata. Io sono Marta e ti prego di darmi del tu, non sono poi così vecchia." Facendomi l'occhiolino mi indicò con una mano il lungo corridoio. Entrammo in una delle innumerevoli sale: piccola ma piena zeppa di riviste, cd e cianfrusaglie varie.
"Accomodati pure, posso offrirti qualcosa?"
Sedendomi sul divanetto grigio al centro della stanza risposi "No grazie, sto bene così"
Con un bicchiere di succo in mano si sedette sulla poltrona di fronte a me.
"Direi che possiamo iniziare a parlare del perché tu sia qui." Una breve pausa e un piccolo sorso "Io sono la manager di Marco Mengoni" Si interruppe di scatto osservandomi insistentemente, quasi come se si aspettasse che da un momento all'altro potessi alzarmi mandandola a quel paese.
"Strano che tu non stia ancora strillando o saltando di gioia" Corrucciò ancora di più il viso. Ok tutta questa situazione è strana. Perché mi guarda come se fossi pazza? E perché adesso sembra stia per scoppiare in una risata isterica?
"Vuoi davvero farmi credere che tu non sappia chi sia lui?"
Sorrisi imbarazzata scuotendo leggermente il capo.
"Mi dispiace ma negli ultimi anni ho vissuto lontano dall'Italia e non ho avuto molte occasioni per documentarmi su determinate cose."
Allarme figura di merda.
Finalmente smise di trattenersi scoppiando a ridere di gusto spostandosi quel groviglio di ricci dalla faccia.
"Questo si che sarà qualcosa di interessante." Prese a girare per la stanza alternando momenti di ridarella a sguardi pensierosi.
"Tornando a noi. È davvero necessario che tu possa passare quanto più tempo possibile con lui. Ma ti avverto già da adesso che non sarà facile, stare al suo passo non è mai facile. Inoltre desidera che questo libro sia impeccabile, come se a scriverlo fosse stato lui e non una professionista. Deve contenere tutto di lui: vita, gioie, rabbia, emozioni, paure, soddisfazioni e vittorie. Tutto."
Continuava a vorticare per la stanza come una trottola impazzita, elencando con grande professionalità  tutto ciò che avrei dovuto fare.
Da quando ero riuscita ad ottenere questo lavoro non avevo mai ricevuto incarichi del genere, scrivere della vita e della carriera di qualcuno si discostava di gran lunga dai tipi di articoli o libri che realizzavo solitamente.
Poi una voce calda e stizzita in lontananza interruppe ciò che ormai era diventato il suo monologo.
"Marta, dove diavolo sei? Devo parlarti." La porta si spalancò rivelando il possessore di quella voce.
Alto abbastanza da sovrastarmi, capelli spettinati castani, occhi color cioccolato e una leggera barbetta a coprirgli la mascella. Portava un capello della new era al contrario e un orecchino di legno sul lobo destro.
Dopo aver gettato una breve occhiata a Marta si voltò squadradomi dalla testa ai piedi.
"E lei chi sarebbe?" Rivolgendosi alla sua manager con sguardo interrogativo. Non riuscivo a spiccicare una sola parola, sentivo di averlo già visto da qualche parte, aveva un viso così conosciuto.
"Helena Rossini, la scrittrice che ho contattato una settimana fa per il tuo libro"
Ecco spiegato tutto, avevo davanti il famoso Marco. Avevo già visto il suo viso in qualche rivista di musica quando mi trovavo a Barcellona nella sezione "nuovi talenti italiani all'estero".
Questa risposta dovette non fargli piacere perché curvò, se possibile, ancora di più le sopracciglia per poi ribattere.
"Avevo esplicitamente chiesto un'altra scrittrice se non sbaglio."
"Lo so Marco, ma sai meglio di me che Selene ha così tanti impegni. Avremmo dovuto aspettare più di quattro mesi per iniziare e non possiamo permettercelo." La bionda cercava di far prevalere in lui il buon senso ma ogni tentativo sembrava inutile.
"Non è un mio problema. Sai quanto conta questo libro per me, non posso affidare un compito del genere ad una ragazzina qualsiasi alle prime armi"
Come prego? Che razza di idio..
"Fai in modo che Selene sia qui in settimana, costi quel che costi. "
Gettò uno sguardo torvo a Marta per poi voltarsi verso di me e sibillare un "lieto di averti conosciuto"
Dopo di che scomparve dalla nostra visuale sbattendo la porta.
"Ti avevo avvertito che non sarebbe stato facile. È molto esigente per ciò che riguarda la sua carriera, però io credo in te, ho letto alcuni tuoi lavori e sono certa che può venirne fuori qualcosa di interessante." Si affrettò a chiarire notando probabilmente il mio viso pallido e lo sguardo smarrito.

Ma chi diavolo credeva di essere? Avrei scritto quel libro, mi sarei sforzata a conoscerlo. Ma quel lavoro doveva essere mio a tutti i costi.

"Vieni qua e conta i miei respiri." || Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora