Marco's pov
Da ormai una settimana Marta non faceva altro che ripetermi che quel pomeriggio avrei dovuto tenere la prima intervista per discutere del nuovo progetto discografico e dell'imminente tour. Preoccupata che potessi dimenticarlo aveva iniziato a mandare messaggi dalla sera prima. L'adoravo, per carità, è sempre stata un punto fermo per me sin dagli esordi, ma quando si ci metteva era davvero un incubo. Digitai distrattamente una risposta ai suoi infiniti messaggi per poi salire le scale dell'edificio dove ogni mattina mi mettevo al lavoro con il resto della truppa. Salutai velocemente alcuni dei miei collaboratori percorrendo il lungo corridoio ricco di piante e fiori di ogni colore. Marta era una fanatica della natura e aveva insistito affinché ogni minima parte di questo posto fosse ricoperta di verde.
"Mettono di buon umore, con un brontolone come te è ciò che serve."
Contenta lei, contenti tutti.
Feci per aprire la porta della mia stanza personale ma fui distratto dalla voce di qualcuno che canticchiava nella stanza accanto.
Come sempre la curiosità ebbe la meglio su di me e piano piano mi diressi verso la porta quasi del tutto aperta.
Una cascata di capelli color cioccolato si manifestò davanti ai miei occhi facendomi restare di sasso.
Helena? Ma che diavol..?
Indossava un paio di leggins neri aderenti ed una maglia larga bianca che le lasciava scoperta una spalla.
Voltata e con le cuffie alle orecchie non si accorse della mia presenza continuando ad improvvisare un balletto assurdo sulle note di una mia canzone.
"Il tempo non si sceglie puoi sentirlo sulla pelle oooh oooh"
Scuoteva la testa come una matta a destra e a sinistra tenendo tra le mani una spazzola a mò di microfono.
Un sorriso si fece pian piano largo sul mio viso e rimasi lì, poggiato con le braccia conserte allo stipite della porta, a godermi quello spettacolo ancora per un po'.
Non si muove affatto male la scrittrice eh.
Ma che andavo a pensare? Dovevo concentrarmi e spronarla a fare un buon lavoro, d'altronde era lì per quello ed era l'unica cosa che importava.
Un grido mi riscosse dai pensieri e mi ritrovai due occhi puntati addosso.
"Da quanto tempo sei qui?" Aveva gettato spaventata le cuffie sul piccolo divano nero accanto a lei e adesso teneva una mano sul cuore per cercare di regolarizzare i battiti.
"Credevo non ti piacessero le mie canzoni" Ignorai la sua domanda iniziando a stuzzicarla. Non so perché ma mi piaceva farlo, mi piaceva vederla nervosa ed arrabbiata nonostante cercasse in tutti i modi di non darlo a vedere.
"Devo iniziare a documentarmi se voglio tenermi questo lavoro."
No, mi sbagliavo. Il fatto che riuscisse sempre a non darmela vinta era la cosa che più mi piaceva.
Era proprio questa la grinta che volevo dalla persona a cui avrei affidato l'incarico di scrivere il mio libro. Ricordavo ancora il giorno in cui mi fece cambiare idea sul fatto di concederle una possibilità; mi aveva guardato con una determinazione ed una sicurezza tali da farmi ricredere.
"A proposito di lavoro, spero tu sia a buon punto con i primi appunti, anche se nutro forti dubbi visto che durante i tuoi giorni liberi ti ritrovo a perder tempo dentro a un bar."
A quelle parole vidi le sue spalle irrigidirsi leggermente mentre ordinava il casino di fogli sparsi sul tavolo.
"Come gestisco i MIEI giorni liberi sono affari miei"
Inizi a sfoderare gli artigli? Bene, vediamo cosa sai fare.
"Come prego? Lavori per me, assicurarmi che tu sia in grado di svolgere un compito così importante è decisamente affar mio"
In un batter d'occhio superò il tavolo che ci separava raggiungendomi.
Aveva le guance rosse di rabbia e non mi sarei affatto meravigliato se da un momento all'altro avesse iniziato a gettare fumo dalle orecchie.
"Mettiamo in chiaro una cosa" Iniziò portandosi entrambe le mani sui fianchi e facendosi ancora più vicina nonostante la notevole differenza d'altezza.
"Scriverò questo dannato libro perchè lo merito e perché, mi dispiace per te, sono l'unica scrittrice disponibile a farlo entro tre mesi"
Fece una piccola pausa per riprendere fiato e proseguì puntandomi un dito contro "Quindi smettila di trattarmi come una stupida e di fare insinuazioni poco carine sul mio conto."
Ok, dovevo riconoscerle il fatto che averle fatto quella battuta al bar non era stata il massimo; mi ero messo ad origliare la conversazione con la sua amica su un certo Luca, Ludovico o come diavolo si chiamava e c'avevo messo pochi secondi a fare due più due ripensando alla sua camicetta sbottonata e alle sue scuse per il ritardo di quella mattina.
Smise di fissarmi iniziando a gettare fuoriosamente tutta la sua roba dentro la borsa.
Quando aprii bocca per risponderle mi superò e, senza nemmeno voltarsi a guardarmi, prima di uscire disse "Domani avrai i tuoi appunti."
E per la prima volta da quando l'avevo conosciuta, fui io a ritrovarmi solo in mezzo ad una stanza.**********
Buonasera esercito, come state? In questi giorni sono stata maluccio e quindi mi sono data da fare con questo nuovo capitolo. State seguendo Marco in giro per l'Europa?
Quanto orgoglio, davvero.
Fatemi sapere cosa ne pensate e a presto❤
STAI LEGGENDO
"Vieni qua e conta i miei respiri." || Marco Mengoni
Fanfiction"Concedimi una settimana di prova." Ultimo tentativo. Tanto valeva giocarsi il tutto e per tutto. Non so esattamente quanto tempo trascorse da quella mia frase. Secondi, minuti o forse ore. So solo che ad un tratto alzandosi e sorpassandomi senza de...