28th

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Corinne


Ci avevo perso il sonno. Avevo delle occhiaie stratosferiche da una settimana, i miei capelli erano spenti, la mia pelle cerea e priva di vita. Quasi come me, del resto. Avevo preso la separazione drastica da Luke peggio di come mi aspettassi, chiudendomi in me stessa e non parlando quasi più con nessuno, se non con Michael, Calum e, sorprendentemente, Riley, con cui avevo ricominciato ad uscire da più o meno qualche giorno. Stavamo uscendo totalmente come amici ovviamente, lui mi aveva vista uscire in lacrime da casa di Luke e mi aveva consolata, facendomi sentire un po' meglio, meno un guscio vuoto di quanto mi fossi sentita nel momento in cui ero scappata via da Luke e dal suo amore a metà. Adesso sempre mi sentivo un guscio vuoto, una persona morta che giocava a fare la viva, ma grazie a Riley non ero ancora impazzita del tutto. Ancora.

«Io insisto. La professoressa Chalmers è una fottuta milf», insisté Calum, occhieggiando la professoressa che stava spiegando qualcosa che non stavo davvero ascoltando - ormai facevo affidamento su Michael per gli appunti. Non avevo nessuna voglia di seguire la lezione.

«Calum ti prego, sta zitto. Sei disgustoso», si lamentò Michael, tirando una sberla sul braccio a Calum, che in risposta scoppiò a ridere attirando delle occhiate nella nostra direzione.

«E andiamo, guardala e dimmi che non ho ragione!», borbottò Calum, adesso a voce più bassa.

«No che non ce l'hai», replicò Michael, seccato.

«Uffa. Corinne, tu che ne pensi?».

Mi voltai verso Calum, guardandolo scettica. «Io penso che tu debba smetterla di importunare Michael, visto che è l'unico dei tre che prende appunti», risposi, facendo ridacchiare Michael e sbuffare Calum.

«Da quando non fai più sesso sei acida quanto un limone», si lamentò Calum, facendomi arrossire.

«Cal, è ancora presto per battute del genere!», lo rimproverò Michael, mentre io mi distraevo dal loro battibecco per rispondere ad un messaggio sul cellulare. Era da parte di Riley, che mi chiedeva se avessi un minuto libero per parlare con lui. Ovviamente io gli risposi che potevo parlare con lui, visto e considerato che non stavo ascoltando la professoressa e non ne potevo più di Michael e Calum che parlavano della mia vita sessuale.

Uscii dall'aula e chiamai Riley, appoggiandomi al muro in corridoio in attesa che rispondesse. «Però, sei stata veloce. Buongiorno».

Sorrisi. «Buongiorno. Allora, come mai volevi chiamarmi?», chiesi curiosa, «Avremmo potuto continuare a parlare per messaggio».

«Non volevo chiederti di uscire con me per messaggio, ecco», borbottò Riley, facendomi arrossire, «Domani sera sei libera?».

«Dovresti saperlo che non ho mai niente da fare. Quindi, a che ora passi a prendermi?».

«Le otto ti va bene? Alle nove c'è una mostra d'arte a Brooklyn e vorrei tanto portartici – dopo una bella cena, ovviamente, se ci stai».

Sorrisi al vuoto, attirando l'occhiata stranita di una ragazza che mi passò accanto. La ignorai. «Certo che mi va! Quindi, ci vediamo domani alle otto?».

«Ehm, se vuoi, quando finisci i corsi potremmo andare a fare un giro? Ho la giornata libera e nessuno con cui passarla».

«Certo! Dove ci vediamo?».

«Fuori la tua università alle cinque va bene?», mi chiese lui.

«Va benissimo», dissi, sorridendo, «Allora a dopo».

Boss || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora