Cap 12

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Ella May pov's

La luce del sole colpisce in pieno viso, svegliando nei peggiori dei modi.
Faccio qualche verso di lamento stiracchiandomi prima di guardare la sveglia posta sul comodino.
《Per tutti i Santi!》 Salto giù dal letto il più veloce possibile, mancano solo due minuti alle otto e massimo alle otto e cinque devo essere in aula.
Entro in bagno dandomi la lavata più veloce del mondo, lego i capelli in una cipolla disordinata e torno in camera a vestirmi.
Infilo il primo top che trovo, per poi passare al jeans a vita alta.
《merda! Dio che minchia ti ho fatto di male!》 Giustamente il piede mi si è bloccato nello strappo del pantalone complicano maggiormente le cose.
Infilo la felpa bordoux e le Nike nere.
Lo zaino, telefono ed esco.

Sono le otto e 2 quindi teoricamente dovrei arrivare in tempo.
Corro spedita verso la classe dove terrò la lezione,per fortuna i corridoi sono deserti.

Entro in classe con il fiatone e lo sguardo dei miei compagni fisso su di me.
Vado a sedermi all'ultimo banco e subito dopo entra la professoressa.

《Buongiorno ragazzi.》 Siede dietro alla cattedra posando la borsa su essa e indossando gli occhiali rettangolari rossi.
《Come posso notare ci siamo tutti ,quindi incominceremo un nuovo argomento.》 Continua la signora Marilyn Gomez.
Ha sulla cinquantina d'anni e se non fosse per le rughe sul viso lineare, diresti che sia più giovane.
Porta i capelli a caschetto, biondi sul bianco, occhi di un verde spento e un fisico di una bella donna.

《Possiamo quindi benissimo iniziare con la storia contemporanea...»

Vorrei dire alla prof che solo tre quarti della classe sa di cosa stia parlando, ma preferisco starmene per le mie.

La lezione comincia e non mi distraggo nemmeno un attimo.
Storia mi ha sempre affascinata.

«Ragazzi, prima che usciate volevo informarvi della prima gita di quest'anno, si terrà in Spagna a Dicembre.»
Un boato di felicità dai compagni si spande in tutta la classe,io accenno un lieve sorriso contenta di visitare un altro paese.

Finita la terza ora suona l'intervallo e ne approfitto per fumare, seduta sulle scale antincendio.
Osservo il fumo fuori uscire dalle labbra e dissolversi nell'aria scomparendo ai nostri occhi.
«Molto interessanti le nuvolette di fumo.» una voce ironica arriva alle mie orecchie.
«più di quanto credi»rispondo.
«Illuminami.» getta la sigaretta e si appoggia alla ringhiera.
«Riescono in qualche modo a disconettermi dalla vita reale guardandole e farmi concentrare sui pensieri.»aspiro l'ultimo tiro rimasto,gettandola anch'io a terra.
«Che genere di pensieri?» domanda.
E come sempre vengo salvata dalla campanella.
Acchiappo lo zaino dallo scalino e me ne vado dandogli le spalle.
Parlare cosi tanto con delle persone non mi è mai capitato, sopratutto delle mie ideologie strambe.
Ho paura di questa situazione che si sta creando, in cui ora gli viene facile conversare con me, non mi fido di nussuno.
   
Finite le lezioni di stamani entro in mensa andando a prendere il prano disgustoso che ci tocca mangiare.
Vado a sedermi ad un tavolo vuoto in disparte da tutti,poggio lo zaino a terra ed inizio ad ammirare il polpettone,sicuramente di due settimane fa.
«Non mangi?» sbuffo e alzo gli occhi al cielo.
Sorin e Brian si siedono come se fosse tutto alla normalita mentre gli rispondo con cattiveria «Ehm...affari Vostri?! Non penserete che ora siamo amici o quelle cose li??» premo entrmbi i palmi sul ripiano alzandomi piano. «No,perché mi pare stiate prendendo troppa confidenza e non mi piace!» sposto la sedia e prendo lo zaino.

Prima che riesca ad andarmi una voce fa cessare i chiacchericci di tutti.
Steven è al centro della sala, sopra ad uno dei tanti tavoli tondi,mentre si guarda in giro con un sorriso che non mi piace per niente.

«Sfigatella dove sei? Dai non mi è mai giocato nascondino e mi sto annoiando!» Urla divertito.
Io mi chiedo quante volte è caduto da piccolo, avra perso il cervello.
Ha ventanni e si comporta come uno di dieci.
Noto Brian essere molto rigido e in un secondo è già fuori dalla mensa sotto lo sguardo di tutti.
«Forza Jennifer non fare la bambina ed esci!» urla ancora.
Ora che ci penso Jennifer in questi giorni non si è fatta viva e non ha frequentato le lezioni,parecchio strano da lei,per quanto  ne so non ha mai fatto assenze.
«Steven vedi di smetterla, non ti sei accorto che Jennifer non c'è e non si sta nascondendo da un idiota come te? Quando la smetterai di fare il grosso con quelli piu piccoli di te e pure ragazze? Poppante!»
Urlo sorprendendo tutti, perfino me stessa.
Non amo che l'attenzione venga puntata su di me e questo ormai si sa.
Esco da li velocemente raggiungendo la camera della ragazza, non so neppure perche lo faccio ma seguo l'istinto.
Quando entro senza chiedere il permesso rimango leggermente spiazzata alla vista di Jennifer e la sua camera, con lei Brian al suo fianco a consolarla.
«Cosa succ-» Sorin non riesce neppure a  terminare la domanda dallo shock.
«Cosa ti è successo?» domando preoccupata.
Lei inizia a piangere e Brian la stringe di più al suo petto.
«È stato Steven?» Domanda il ragazzo alle mie spalle con la voce incazzata e questo gliela fa diventare più roca del solito, mentre chiude la porta alle sue spalle.
«No» risponde flebile.
I suoi arti scoperti dai abiti sono pieni di tagli e lividi.
Senza parlare attraverso la camera entrando nel bagno,prendo cotone e disinfettante per poi tornare da loro.
Siedo affianco a lei sul letto e con delicatezza le prendo il braccio sinistro e la medico.
«Se ti faccio male avvertimi» le dico sforzando un sorriso.
«si, grazie.» risponde.
I ragazzi iniziano a sistemare la sua stanza.
«Chi è stato Jennifer?» le chiedo in modo tranquilla per non presaarla, è l'ultima cosa che bisogna fare quando una persona è sotto trauma.
«Non posso...» risponde chinando la testa.
«Non voglio obbligarti, ma potrei aiutarti sapendo chi è.» la voce esce melodioso e calma mentre continuo a medicarla.
«Rimane in questa stanza?» domanda anche se è più un affermazione.
«Si» rispondo,ricevendo il consenso anche dai altri due.
«Mio padre.» il labbro inferiore inizia a tremare e altre lacrime solcano il suo viso.
L' abbraccio presa di nuovo dall'istinto e lei ricambia stringendomi forte a se bagnando la mia mglietta,ma poco importa. «I genitori fanno schifo,lo so.» le dico facendola ridere appena e pian piano si calma.
«Grazie Ella inizia a dire. « So che per te tutto questo è difficile dato il tuo carattere.» dice dolce.
« È stato l'istinto a spingermi in certe azioni .»Sorido.
«Ragazzi rimango io con lei, ha bisogno di fare una doccia e cambiarsi. »
«Sicura?» domandano allo stesso tempo.
«Sicura e poi non siete il massimo a riordinare.» rido alla mia affermazione.
Escono dopo aver  ricevuto dei grazie da Jennifer .
«Dai vatti a lavare mentre io sistemo la stanza.»
Metto la radio e ascolto le canzoni che passano.
Quando ho finito e la stanza splende lei termina la doccia uscendo dal bagno.
« Sono in debito.» dice facendo una coda bassa.
«Lasciali sciolti,sono belli.» le dico fermandola.
«Ma...» la blocco. «Niente "ma", sei bella non ti sottovalutare e stai bene con i capelli sciolti.»
«Va bene,grazie.»

Hei, scusate se ci ho impiegato una settimana per pubblicare i capitoli ma ho avuto da pensare al matrimonio dei miei  e non sono stata per niente bene per via dell'influenza.
 Spero il capitolo vi piaccia e perdonate alcuni errori.

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Due libri che meritano di essere letti.

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Sogni Reali di Domenicopnapoletano
Il protagonista Doz si trova costretto a combattere nemici nel mondo surreale e il mondo degli incubi, ma grazie alla forza dell'amicizia e dell'amore riuscirà nella sua missione.

Un Bacio, Fiore!

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