POV SORIN

Al primo intervallo mi dirigo veloce verso l'armadietto di Ella, il 112, approfittando che la gran parte degli studenti sia fuori per un quarto d'ora.
Le mani tremano, ma con tutta la mia volontà infilo, tramite le tre fessure, una busta nera con all'interno l'invito al ballo e attaccato esternamente, tramite un fiocco rosso lascio appese tre rose.

«signorina May potrebbe scusarmi un secondo, vorrei parlarle.» Ha parlare è la professoressa di inglese, guardo meglio la situazione e mi accorgo che per fortuna Ella è messa di spalle.
Prendo l'occasione e me ne vado a fumare una sigaretta prima che  inizi l'ora di algebra.

Le ore concludono più velocemente del solito e vado diretto in mensa affiancato dalla coppietta che sta per sbocciare: Jenn e Brian.
Passiamo con i vassoi servendoci.
«Che schifo, anche oggi polpettone.» Si schifa Jennifer.
«Dai magari ci trovi qualche insetto. » rido io e così anche Brian.
Lei fa una smorfia disgustata e ci manda a fanculo.
Sediamo nel solito tavolo rotondo, quasi a centro stanza.
Lasciamo un posto libero nella speranza che oggi Ella sieda con noi.

Appena la vediamo girovagare fra i tavoli con il vassoio in mano, Brian la chiama facendola voltare ed inizia a dirigersi verso di noi.
Posa lo zaino a terra e siede fra me e Jenn salutandoci.
«Come vanno le cose?» Attacca bottone Jenn.
Tutti annuiamo troppo presi sta il polpettone che fa veramente schifo.
«Io sto affare non lo mangio, digiuno.» Afferma Ella, spostando il vassoio verso il centro del tavolo schifata.
Lo stesso facciamo io e Brian.
«Si fa veramente schifo.»Aggiunge l'altra ragazza imitandoci.
«Ella tu qualcosa da raccontare?»domanda ancora Jenn.
«Niente di particolare, ho solo trovato tre rose attaccate all'armadietto e un invito.» Dice con tranquillità.
«Seriaaaa?!?!?.» strilla l'amica, battendo le mani.
«Si.» risponde.
«Andrai?» domanda Brian, volgendomi un attimo uno sguardo veloce, per poi bere un sorso d'acqua.
«Non c'è segnato il proprietario e questo mi mette ansia...odio le feste quindi motivo in più per evitare il tutto.»Sospira un po affranta. «Ma vorrei anche andarci, l'invito è stato carino, non sdolcinato da sciogliersi, ma comunque carino e poi sono all'ultimo anno e come dice Jennifer dovrei iniziare a vivere da liceale...»
La guardo nel suo imbarazzo dal quale cerca di non farlo notare coprendosi il viso con le mani.
«Che bello Ella! Devi andarci per forza, se poi alla festa lo vedi e non vuoi passarci del tempo con lui basta evitarlo.» le dice Jenn mentre si alza.
«Io vado a studiare, domani ho una verifica su filosofia. A domani!» Saluta entusiasta uscendo dalla mensa.
«Non vi pare un'altra ?» Domanda Ella.
«Si fin troppo.»rispondo io.
«Meglio così rispetto a prima direi.» risponde Brian mettendo il cellulare nella tasca del jeans e prendendo lo zaino in spalle. «Ci vediamo domani anche io devo studiare se non voglio rischiare la bocciatura.» saluta con un cenno del capo e noi ricambiamo.
Rimaniamo solo io e lei.
Silenzio totale se non fosse per il chiasso dei ragazzi seduti ai tavoli.
È china su un foglio intenta a disegnare quelle che mi paiono delle rose.
I capelli sciolti e ribelli le scendolo lungo il lato sinistro dalla spalla, lo sguardo attendo sul foglio, il labbro intrappolato fra i denti e la mano si sposta velocemente da una parte all'altra lasciando linee e sfumature.
Avvicino a sedia a lei e studio la situazione.
Sono ben si tre rose, tenute da una sola mano  da cui pare uscire del sangue.
«È triste. » le dico.
« Non è triste ben si realistico. » sospira. «Vedi la mano che tiene le rose? » Mi osserva ed io annuisco.
«Dalle sue mani colla il sangue perché è una persona poco in grado di prendersene cura.
Invece di tenerle con delicatezza le stringe forte convinto di non romperle.
La rosa può sembrare all'esterno un fiore forte, ma all'interno è il più fragile. » Spiega, per poi rimettere tutto nello zaino.
«Sai la cosa buffa quale è?» domanda senza darmi il tempo di rispondere dice. «Il fatto che sia qui a parlare con te.» Prende e se ne va a passo spedito.
La guardo uscire di corsa e rifletto sulle sue parole.
Non sono in grado di tenere una rosa  fra le mie mani convinto di non farle del male, perché alla fine la ferirei .
Sospiro e con calma vado all'esterno della scuola.

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