Capitolo 1: l'inzio

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Era una notte stellata e l'aria profumava di pulito. La luna era sospesa in aria, insieme alle sue compagne stelle che riempivano il cielo blu intenso. Sognavo spesso di essere una stella; loro sono lì ferme, che guardano il caos del mondo senza far niente. Non hanno bisogno di preoccuparsi per il domani, invece noi si. Non sappiamo se domani ci saremo o no, se anche domani avremo una casa e la famiglia, non sappiamo nulla sul nostro futuro. Possiamo solo immaginarlo perché niente è sicuro.

L'urlo di mia madre mi riscosse dai miei pensieri.
< è pronta la cena!> Non la sopportavo quando urlava così. Mi irritava, sul serio.
Scesi le scale in fretta e furia prima che mamma mi potesse richiamare per la terza volta e come d'abitudine inciampai nell'ultimo gradino, e caddi come un prosciutto.<Oh Signore! Tutto bene Nicole?> "No tranquilla mamma mi sono solo rotta un braccio." pensai tra me e me <si tranquilla, non mi sono fatta nulla>

Mi sedetti a capotavola come sempre, e fissai il posto davanti a me. Tutti giorni ancora, speravo che la mia sorellina arrivasse a tavola e cenasse con me, e che si sedesse lì, proprio nel suo posto dove ora si sedeva mamma. Ma niente, neanche oggi c'era. Mia madre con sguardo triste si avvicinò e a bassa voce disse <Nicole ne abbiamo già parlato> cercò di abbracciarmi, ma io mi scostai. Non avevo intenzione di scoppiare a piangere di nuovo davanti a lei.

Per cena c'era pasta al pesto, il mio piatto preferito. Mi ricordo ancora quando lo preparava mia nonna. Era bravissima a farla, conosceva benissimo la cucina Italiana e anche i miei gusti.
<prima mi ha chiamato Elizabeth ha detto che domani andrete a scuola in bici perché lo scooter non funziona>
<ok> sapevo benissimo che stava cercando di fare conversazione ma non ero dell'umore giusto per fare una chiacchierata civile con lei. Proseguiamo la cena in silenzio. Ogni volta che mettevo la forchetta in bocca vedevo lei chi mi fissava, come fanno i professori quando ti stanno interrogando. Stava aspettando che io dicessi qualcosa, ma a dire il vero non avevo nulla da dirle. Ma proprio nulla. La mia vita mi faceva schifo, mi sembra l'avesse capito anche lei, quindi non vidi di quale argomento potessimo parlare. Ma alla fine ecco che aprì di nuovo la bocca <tuo padre oggi fa il turno doppio> <pff come se a me importasse qualcosa> dissi a bassa voce. Ma non abbastanza per non sentirlo lei. <dal momento che è tuo padre potresti anche cercare di mostrargli un minimo di interesse> Quel tuo padre mi rimbombava nella testa. Lui non è mio padre.<dal momento che ha ucciso Leia non è mio padre!> Mi alzai di scatto e corsi in camera piangendo. Sapevo che sarebbe andata a finire così. Mi buttai sul letto. Potei sentire i singhiozzi di mia madre fino in camera mia. Avrei potuto andare da lei, abbracciarla e dirle che sarebbe andato tutto bene, ma non lo feci.

Mi addormentai tra le lacrime pensando a Leia.

Erano le due di notte, e mi svegliai (colpa dei gatti della vicina). Non riuscivo più ad addormentarmi così andai alla finestra e con la testa inclinata sopra le braccia iniziai a contare le stelle. Sembrava che ce ne fossero di nuove tutti i giorni. Iniziai a pensare come fosse la nascita di una stella. Pensieri stupidi che una ragazza di 17 anni non dovrebbe fare. Sorrisi a quel pensiero. Ad un certo punto vidi una sorta di palla di fuoco cadere a terra. Fece un leggero tonfo quando arrivò al suolo. Era caduta a circa un chilometro di distanza da casa mia. Dilatai le pupille per vedere meglio. Non me lo ero sognata. Eccitata mi vestii di corsa e senza fare rumore uscii di casa. Presi la bicicletta e iniziai a pedalare in direzione di quella specie di meteorite. L'aria era gelida e si infilava dentro il mio giubino facendomi rabbrividire. Era una sensazione bellissima sentire il vento della piena notte in faccia. Arrivata, scesi dalla bici e vidi una voragine enorme. Piccole fiammelle erano qua e là nel prato. Mi avvicinai al masso gigantesco con molta cautela. Faceva tanto caldo lì. Ma la cosa più strana è che c'era un silenzio tomba. Come se lo avessi sentito solo io quel tonfo. Si sentiva solo il fuoco che scoppiettava. Allungai la mano verso la punta del masso più sporgente. Non era un masso qualunque. Era sui toni del viola. Con il dito cercai di toccarlo e quando ci riuscii mi scottai .

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