Capitolo 15

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La festa si interrompe quando dei soldati armati di mitra irrompono nella stanza. Tra  loro, il generale Jeremia che sta davanti e guarda tutti con occhi pieni di rabbia.
<BASTA> urla.
La folla smette di applaudire e gridare e rimane immobile in attesa che Jeremia dia ordini.
Mike mi prende la mano.
Arrossisco di nuovo. Mi tiene la mano stretta come se avesse paura che scappassi.
Il generale allunga il collo come se stesse cercando un ragazzo in particolare. E come mi vede si fa spazio tra i ragazzi per venire da me.
Mike non molla la presa, e la mia adrenalina eccola che ritorna.
I suoi passi nella stanza rimbombano e tutti rimaniamo col fiato sospeso. Temo il peggio.
<E così hai deciso di dar inizio a una rivoluzione.>
Tutti hanno gli occhi puntati su di me come se avessi appena dato un pugno
a un bambino indifeso.
Mike mi tiene la mano stretta.
Il generale mette le mani dietro la schiena e mi osserva attentamente.
<Ti sei fatta un nuovo ragazzetto vedo> a quelle parole Mike molla la presa e il mio cuore perde un battito.
I sensi di colpa mi pervadono.
Il generale ride, è una risata amara.
Mi vede come una bambina indifesa e impaurita.
<Vieni con me ora. Sono sicuro che il comandante vorrà parlarti.>
Mi strattona dal fianco di Mike. Gli occhi di Elena cercano di rassicurarmi ma io non ho paura.
È strano, ma non ho paura. Sono sempre stata una fifona e invece ora mi sento come rinata. Più che altro mi da fastidio che il generale pensi che Mike sia il mio ragazzo.
Lascio la sala sotto gli occhi spaventati di tutti, mentre il generale mi stringe il braccio e mi trascina fuori.
Dietro di noi ci seguono due soldati armati.

Arrivati dal comandante nella sala generale dell'altra volta il generale mi spinge dentro e sbatto contro il tavolo rettangolare al centro della stanza. Poi si avvicina e mi prende per i capelli facendomi alzare la testa.
<Eccola signore>
Mi tiene la testa in alto e posso vedere il suo mento con un pó di barba nera, e il suo collo tutto sudato.
<Lasciala> ordina il comandante.
Il generale mi molla e si va a mettere a fianco del comandante. Devo aver fatto qualcosa di brutto a quanto pare.
<A che gioco stai giocando Nicole?>
Mi siedo sulla sedia dietro di me e poggio i gomiti sul  tavolo. Il comandante è  all'altro capo del tavolo davanti a me.
Non rispondo. Non sono obbligata a rispondere.
Il comandante fa cenno con la mano ai due soldati dietro di me che vengono e mi puntano i fucile in testa.
<Rispondi.> Dice lentamente per scandire bene ogni singola lettera.
I fucili puntati sulla testa non mi fanno paura. Non vogliono uccidermi gli servo ancora per qualcosa.
Spero di non sbagliarmi.
<Mi vuoi uccidere?> Chiedo tra una risata amara.
Lui sembra quasi divertirsi e annuisce.
<Se devo lo faccio. Non credere di essere importante>
So che sta mentendo. Gli servo viva lo so.
<Allora spara>
Mi pento quasi subito di aver detto quella frase. E se mi stessi sbagliando?
Il comandante esita per un momento poi si alza dalla sedia e passeggia verso di me a braccia conserte.
<E va bene hai vinto tu. Per ora non ho intenzione di ucciderti.>
Per fortuna non mi sono sbagliata.
<Vedi però di non fare molto la presuntuosa perché potrei uccidere un altra persona che ormai non mi serve più>
A quelle parole mi si gela il sangue. A chi si sta riferendo?
Esito prima di rispondere e cerco di nascondere il mio interesse e la mia preoccupazione ma senza successo.
Lui si siede sul bordo del tavolo a fianco a me.
<non sto giocando a nessun gioco>
Rispondo senza guardarlo.
<Vuoi davvero far scoppiare una rivolta qui nel campo? Sappi che non ti conviene>
Allunga il braccio per  prendermi il mento delicatamente e mi fa girare verso di lui per guardarlo.
<Cerchiamo di non peggiorare la situazione dai, sei anche una ragazza carina non vorrei farti morire prima del tempo> La sua voce assume un tono strano, sembra quasi un bambino che piagnucola. E capisco che mi sta prendendo in giro.
Gli prendo il braccio e glielo straccio.
<Non toccarmi> Sento che sto per scoppiare dalla rabbia. Sbruffone
<Io ti tocco quanto voglio hai capito? Sono io che comando. E prova a far scatenare una rivolta e te la vedrai con me>
Mi tocca quanto vuole? Ma come si permette? Non mi hanno mai trattata così male in tutta la mia vita. Neanche Flynn ha mai fatto così tanto il prepotente. E ora di dare una bella lezione al comandante dei miei stivali.
<La rivolta signor comandante è già scoppiata. Forse non ha ancora capito che noi non siamo di sua proprietà.>
Mi alzo decisa.
<ah e ha sbagliato persona con cui giocare.>
Nel mentre che mi giro mi prende da dietro imobilizzandomi, e attacandomi alla  porta. Mi tiene stretta a lui e non riesco a muovermi.
<Ragazzina ho sempre pensato che tu fossi pericolosa ma sappi che se continui a comportarti in questo modo la tua cara sorellina cesserà di vivere.>
Sa che sono la sorella di Leia. Leia è veramente qua non me lo sono immaginata.
Mi prende per il collo e mi fa mancare il respiro.
<Hai capito cosa ti ho detto? Non ti azzardare a fare casini o sennò Leia morirà>
Molla la presa e cado a terra tossendo per prendere aria.
Non so più a cosa pensare, ho paura che possa far del male a Leia.
<E ora vattene via e non dire a nessuno di questa conversazione>
Mi alzo a testa alta e sputo sopra le sue scarpe. I suoi occhi prendono fuoco ma io non gli presto attenzione e fiera di aver mostrato carattere esco dalla stanza e mi dirigo verso la  mia stanza.

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