Capitolo 7

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Varcano la porta e io li seguo. Leia è  arrabiata, non vuole andare con papà. Saliamo  in macchina e subito arriviamo al distributore di benzina. Papà scende. Leia rimane in macchina a messaggiare con le sue amiche. Io sono seduta a fianco a lei. È notte. Papà finisce di mettere benzina e mette la pompa di benzina al suo posto. Va a pagare. Un tipo alla sinistra della nostra macchina, un motociclista, sale sulla sua moto e butta la cicca della sua sigaretta per terra. <Scappa Leia, ti prego, scappa>urlo io, ma lei continua a messaggiare con il telefono inconsapevole di quello che sta per succedere. <Scappa Leia ti prego> ma lei non mi sente. Lei non mi può sentire. Ecco la prima scintilla,  e poi...l'incendio.  Leia rimane con la cintura incastrata e non riesce ad uscire. Il fuoco entra dentro la macchina e insieme a lui tantissimo fumo. Leia tossisce, tossisce sempre più forte e poi urla. <Aiuto> Ma nessuno la va a soccorrere. Fa caldo, Leia è tutta sudata. Non sa come uscire da quella macchina ormai avvolta dalle fiamme. Papà è dall'altra parte della strada. Non fa nulla. Rimane lì a guardare la figlia bruciare. E anche io. Vedo che piange, e chiede aiuto. Ma lei lo sa. Sa che nessuno l'andrà a salvare. Lei brucerà lì in quelle notte del 12 Settembre. 

Mi svegliai  all'improvviso , tutta sudata e con il fiatone. Mi sedetti nel letto. Ero in camera mia.  Di nuovo quell'incubo. Rivedevo spesso la morte di mia sorella. Sentii un dolore al braccio, e come lo controllai vidi che era gonfio e con un grande cerotto. Si,  ma certo la foresta!Chi mi aveva riportata a casa?
Poi ripensai al litigio con Peter. Come volevo che Peter fosse lì con me a consolarmi, a dirmi che era solo un brutto sogno.
La porta della mia camera si aprì. <ciao, è ora di cena se ti va, vieni a mangiare qualcosa> disse mio padre. Notai le sue rughe nel collo. Era ancora un uomo giovane e bello. Capelli castani e degli occhi color nocciola fantastici.
La mamma non c'era, faceva turno doppio in ospedale, e lui era uscito da lavoro prima sicuramente per stare con me, ma tutte le volte finivamo per litigare. Quindi poco me ne facevo della sua presenza. Annuì e lui socchiuse la porta, poi la riaprì, e si avvicinò a me, sedendosi ai piedi del letto. <vattene via ti prego> <Nicole, sai cosa sta succedendo vero? Io e mamma abbiamo pensato di andarcene via di qui> <e dove vorreste andare? non c'è nessun posto sicuro. Quindi ciao> Ero davvero cattiva con lui, ma non riuscivo  a perdonarlo per quello che aveva fatto. Non aveva minimamente provato a salvare Leia dall'incendio. È  come se l'avesse uccisa lui.
<Senti so che non andiamo d'accordo, ma almeno per oggi risparmia il tuo sarcasmo e stammi vicino. Io ho paura di perderti e anche tua madre. Sei l'unica cosa bella che ci è rimasta> <certo Leia l'hai uccisa tu> diventò rosso, e alzò la voce <Non ti permettere di dire una cosa del genere! Non è assolutamente vero. Ho sbagliato è vero, ma io l'amavo più di te. Cosa potevo fare? Era ormai troppo tardi> disse tra le lacrime. Da quando era morta Leia piangeva spesso, e non era più l'uomo scherzoso di una volta. Prima rideva sempre, e faceva tantissime battute. Non lo si poteva prendere sul serio.  <Io mi sento in colpa, se solo l'avessi fatta scendere con me. Io mi sento responsabile della sua morte. E avvolte credo di impazzire. Mi manca così tanto. Vorrei solo poter stare a fianco a te.> Quelle parole mi colpirono. <Ve bene, per oggi cercherò di non farti arrabbiare > Lui si asciugò le guance e mi sorrise.

<buone queste polpette> dissi con la bocca piena <ultimamente stai mangiando molto di più> disse papà. Era vero, usare i miei poteri mi faceva venire moltissima fame. I miei poteri. Che cosa strana. Non sapevo più a cosa pensare. Una disgrazia o un dono?
Papà girò la tele e guardammo il telegiornale. <"terremoto magnitudo 8.9 in tutto il nord America. Grandi città colpite, come Orlando e San Francisco che contano più 200.000 morti tra cui 20.000 i feriti. La situazione è critica, anche in Giappone forti scosse...." > papà cambió canale senza finire di ascoltare la notizia.  Era davvero uno straccio. Pallido e spaventato< va tutto bene?> chiesi io. < No per niente, sono preoccupato. Non saprei dove andare. Vi voglio portare in un posto sicuro, ma a quanto pare non c'è un posto sicuro> Il tono con cui lo disse mi toccò il cuore. Mi venne quasi da piangere. Non potevamo andare da nessuna parte, e per la prima volta dopo due anni vidi davvero mio padre preoccupato per me. < Stai tranquillo troveremo un modo> Rimase sorpreso dalla mia frase. Continuammo a mangiare lentamente e ogni tanto ci scambiavamo qualche occhiata e qualche sorriso ma nulla di più. Quello che mi sorprese di più furono le mie emozioni, quelle che stavo provando in quel momento. Forse mio padre non era davvero quell'uomo cattivo che credevo. Teneva davvero a noi. E la morte di Leia, non era giusto scaricare tutte le colpe su di lui.
Finita la cena mi alzai e sparecchiai e anche lui fece lo stesso. Sistemammo la cucina nel mentre che lui mi parlava delle sue avventure scolastiche della sua gioventù. Non sapevo perché me le stesse raccontando e non sapevo neanche perché io lo stessi ascoltando così attentamente. Erano divertenti e vidi negli occhi di papà una scintilla di gioia. Era davvero contento.

Arrivò più tardi, verso le 23, mia mamma. Appena ci vide, sul divano seduti vicini a guardare la TV,  spalancò gli occhi. Era assurdo in effetti. Papà si alzò e corse ad abbracciarla. < sono molto stanca, vado a letto notte> dissi sorridente. Loro ricambiarono il sorriso e mi diedero la buona notte. Salì le scale e vidi che i miei si intrufolarono in cucina e iniziarono a bisbigliare. Allora decisi di diventare invisibile per andare ad ascoltarli. Sapevo che non era giusto ma ero troppo curiosa. Mi fermò la telefonata improvvisa di Liz. Risposi <Nicole è successo un casino> sbiancai< Peter dopo che ti ha riportata a casa questo pomeriggio, è  rientrato furioso, ha iniziato a  dire che si odiava e che combinava solo casini. Gli ho chiesto spiegazioni ma lui non ne voleva sapere. Ha preso e se n'è andato via. Ormai è da più di 6 ore che manca da casa e io non so dove andare a cercarlo. Mamma e Papà non sanno nulla per fortuna. Ho dovuto raccontargli una bugia. Non voglio farli morire di crepa cuore. Papà è già abbastanza preoccupato per conto suo>disse con un tono più che spaventato  <vado a cercarlo io> < no aspetta non puoi andare da sola, è tardi, e tu non puoi> <so io dov'è, fidati di me, coprimi se i miei dovessero scoprire qualcosa> Ero spaventata per Peter. Anche se mi aveva fatto infuriare non volevo di certo che si facesse del male.
Salì in camera e misi dei cuscini sotto le coperte, per non far insospettire i miei. Presi lo zaino, mi vestii e scesi le scale piano per non fare rumore. Attraversai il salone facendo attenzione a non farmi scoprire. Non potevo usare i miei poteri, sarei diventata invisibile solo io e i vestiti no, e non avevo intenzione di girare di nuovo nuda per la città, per di più di notte. Aprii la porta con delicatezza e sgattagliolai fuori.

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