Capitolo 1 |Marinette|

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Marinette si affacciò alla piccola finestra della sua modesta camera da inserviente, che condivideva con la madre. Il sole stava calando, e il cielo stava iniziando a dipingersi di rosso. Doveva fare in fretta, non poteva arrivare in ritardo. Diede una veloce spazzolata ai lunghi capelli corvini, prese velocemente la sua bisaccia e uscì dalla stanza.

Percorse di fretta il corridoio dove si affacciavano tutte le stanze della servitù, schivando le varie serve che stavano tornando ai propri alloggi dopo aver servito la cena alla famiglia reale. Scese le ripide scale che portavano alle cucine ed entrò.

Subito l'assalì un forte odore di aromi e spezie di tutti i tipi, la maggior parte a lei sconosciuti. La cucina del castello era vastissima, ma lo era ancora di più la dispensa reale, che conteneva squisitezze che nemmeno osava immaginare. Alla ragazza venne subito l'acquolina in bocca, ma tirò dritto senza lasciarsi tentare. Andò da sua madre, una donna giovane con i capelli scuri raccolti in una crocchia disordinata e dal volto distrutto dal lavoro. Sorrise alla figlia, allungandole un pezzo di pane 《Tieni, prendi questo. Sono riuscita a prenderlo da quelli che hanno sfornato stamattina. Fai veloce stavolta, non tornare troppo tardi.》
Marinette infilò il tozzo di pane nella bisaccia, e ringraziò la madre con un abbraccio, rassicurandola: 《Tranquilla, so badare a me stessa. Ho 16 anni, non 5. Raccolgo quelle erbe che mi hai chiesto e torno》

La madre la guardò sconsolata. Sapeva che non era vero; era ormai da un anno che la figlia tornava sempre a notte inoltrata nel castello, ma la madre preferiva non farsi domande. Ormai Marinette era cresciuta, non poteva comandarla a bacchetta, e comunque aveva fiducia in lei, era certa che non avrebbe fatto niente di stupido. Marinette ringraziò nuovamente la madre, e se ne andò.

Uscì da una porta secondaria del castello, quella che usava la servitù per portare dentro i viveri che venivano dalle campagne. Il sole era ormai tramontato. Una leggera pioggerella le bagnava il volto. Improvvisamente un lontano ricordo le torno alla mente. Fu solo un immagine veloce. Un'altra notte sotto la pioggia. Le lacrime che le rigavano le guance. Il vento gelido che le spettinava le codine. Un bambino, dei capelli biondi. Era passato molto tempo, ma ancora a volte le tornava alla mente. Era una delle poche persone che aveva incontrato nella sua vita a cui era davvero importato di lei. Chissà chi era quel ragazzo. Si ricordava che erano venute delle guardie a cercarlo. Magari era un fuggitivo, oppure il figlio di un funzionario del palazzo.

Uno squillo di tromba la riportò alla realtà. Era l'ora del coprifuoco per il villaggio. Tirò fuori dalla bisaccia il suo fedele pugnale, che si legò alla vita, raccolse i capelli in una coda e si mise al volto la sua fedele maschera rossa. Si inoltrò nel bosco, percorrendo la solita strada, e arrivò ad una piccola casupola di pietra diroccata. Bussò alla porta, e vide degli occhi verdi osservarla dallo spioncino. 《Entra pure, My Lady》disse il ragazzo dall'altro lato della porta.《Quante volte devo dirti che non sono "tua", gattino? Chiamami ancora così e ti ritroverai senza una zampa. Sono solo "Lady" per te》disse la corvina con fare autoritario, ma sorridendo sotto i baffi. Era appena entrata nel suo regno: La Casa.

La Casa non era altro che un luogo di rifugio di una piccola banda di briganti, di sicari, e di soldati mercenari, che si riunivano per contrattare, per duellare, o anche solo per avere un posto dove stare.
La Casa era costituita da un'unica stanza con qualche vecchio tavolo di legno rovinato dai tarli, e una piccola cucina. In un angolo c'erano delle cuccette di paglia che fungevano da letti per chi non aveva una casa propria e quindi alloggiava perennemente nella Casa. Marinette era l'unica donna in quel posto, ma nonostante ciò sapeva farsi obbedire. All'inizio, quando era solo una povera ragazza di 14 anni che era venuta a bussare a quella porta, tutti l'avevano guardata come dei lupi affamati guardano un povero agnello. Ma quando aveva tirato fuori il suo pugnale e dato prova della sua abilità, battendo anche alcuni dei più temibili sicari del regno, non solo si era guadagnata il rispetto della banda, ma ne era diventata una specie di capo. E così quel posto era diventato da 2 anni la sua seconda casa, dove era conosciuta come "La Lady".

Il ragazzo con cui aveva appena avuto quel piccolo battibecco era uno dei migliori spadaccini del posto, e anche uno dei suoi più fedeli compagni. Portava anche lui una maschera nera che gli copriva parte del volto, che era incorniciato da soffici capelli dorati. I suoi occhi verdi, quasi felini, gli avevano procurato il suo soprannome: "Il gatto".

《Ci sediamo ad un tavolo?》chiese il biondo a Marinette.
《Mi dispiace, ma sono di fretta stasera. Devo incontrare un cliente》rispose lei, mettendosi a lucidare il pugnale.
《Bhe, sappi che qualunque sarà il tuo compito, sarò più che felice di aiutarti》disse il Gatto facendole l'occhiolino.
《Pff, come se ne avessi bisogno. Sai benissimo che posso cavarmela anche da sola》ribattè lei con aria saccente.
《Di questo non ne dubito, mia cara, ma scommetto che la mia compagnia ti fa sempre piacere, My-》
Il ragazzo ammutolì subito, guardando la lama del pugnale che la corvina gli aveva appena puntato alla gola.
《Non. Chiamarmi. Così.》disse lei irritata. Intanto gli altri briganti stavano guardando la scena sogghignando. Ormai si ripeteva spesso, ma continuavano a divertirsi ogni volta. Quel ragazzo doveva aver intenzioni suicide per affrontare così il capo.
Lui però riprese il controllo della situazione e sfoderò uno dei suoi sorrisi beffardi 《So che tanto non ne avresti il coraggio, My Lady》
Marinette alzò gli occhi al cielo. Ovviamente aveva ragione, ma non poteva farlo notare, soprattutto ora che tutti i presenti li stavano guardando. La ragazza rinfoderò il pugnale. 《Ritieniti fortunato, micetto, perché ho appena pulito la lama, non ho voglia di rifarlo》disse abbozzando un sorriso. Era impossibile non voler bene a quel ragazzo.  Mangiò un boccone del pezzo di pane che aveva e uscì dalla taverna. Doveva incontrare il suo cliente.

Si avvicinò nel punto stabilito, ovvero al limitare del bosco, sotto i grandi rami di una quercia secolare. Lui era già lì. Si trattava di un ragazzo smilzo, moro con occhi castani, e un buffo naso all'insù. Era agitato, si vedeva che non fosse abituato ad andare in giro la notte, e probabilmente era spaventato all'idea di parlare con un assassino. Non le sembrava di averlo mai visto, probabilmente veniva da un regno vicino, magari Tanderell, che sorgeva vicino al mare, vista la sua pelle abbronzata. Marinette si avvicinò lentamente, con la mano destra pronta accanto al fodero del pugnale, non si può mai sapere.
《Allora》disse la ragazza 《prima dimmi il bersaglio, poi decidiamo il prezzo》
Lo sguardo del ragazzo si incupì, e dopo essersi guardato attorno per assicurarsi di essere solo con lei, disse con voce tremante:《Il mio capo ha bisogno di un lavoro, ehm... difficile, ma paga molto bene》
《Non girarci intorno, vai al punto, ho poco tempo》rispose Marinette impaziente di tornare a casa a dormire.
《Va bene... devi sbarazzarti del principe》
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SPAZIO AUTRICE

Ciao, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto :3

Il prologo ha avuto 30 letture *^*
So che sono poche, ma mi sento una celebrità u.u

Volevo chiedervi:

Vi vanno bene dei capitoli così? Sono troppo corti? Troppo lunghi?

A sabato :D

-dobby

Je suis en mesure, Prince |Miraculous|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora