Nono capitolo

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Greg, il dio greco, mi porta in una stanza al piano di sotto rispetto alla mia stanzetta. Mia mamma é dovuta andare via e la cosa non mi dispiace. Sono concentrata su altro al momento!

Entrare in ascensore con lui da soli é stato più di un sacrificio. É stato qualcosa di fastidioso a tal punto che sarei voluta uscire immediatamente. Mi tremavano le mani e non riuscivo neanche ad alzare lo sguardo e guardare nella sua direzione. Non so il perché ma questo ragazzo mi mette agitazione in un modo assurdo.

-Ti senti bene?- mi chiede il giovane.

-S..si- dico imbarazzata.

-Sei pallida.. vuoi tornare nella tua stanza? Possiamo sempre tornare più tardi se adesso non te la senti.- mi propone.

So di essere pallida, effettivamente non mi sento molto bene. Ho lo stomaco in subbuglio, le mani tremolanti e il cuore che esplode. Come potrei sentirmi bene?

Appena mettiamo piedi fuori dell'ascensore tutte le infermiere ci guardano sorridendo ed è subito chiaro il motivo.

Devo ammettere che sono un po' gelosa che tutte le ragazze e donne qui presenti lo conoscano. Non so il motivo di tanto fastidio visto che tra appena qualche giorno non mi ricorderò più neanche la sua faccia, ma è così.

Camminiamo lungo i corridoi chiari e monotoni come solo quelli ospedalieri possono essere. Ci fermiamo davanti ad una porta arancione il cui cartellino appeso dice "oculista".

-Hey bello, non ho bisogno di un oculista. Ci vedo- dico infastidita.

-Non si sa mai. Meglio fare degli accertamenti- mi dice in tutta calma.

Questa sua tranquillità nel dire le cose anche quando sembra prendermi per il culo mi infastidisce parecchio.

Rimango zitta soltanto per educazione.

Entriamo in una stanzetta semi-vuota, con macchinari al centro della stanza, il quadro delle lettere appeso al muro e qualche quadro sparso qua e là.

-Siediti pure qui, il medico arriva subito-

-E dove dovrei andare?- dico sbuffando. Metto il broncio mentre appoggio il braccio sulla scrivania e mi volto verso il muro. Il signor Greg esce dalla stanza ridacchiando apertamente. Tanto fascino e tanta arroganza in una persona sola!

Odio gli ospedali e i medici nel loro genere, mi spaventano, mi fanno sentire incapace, poi quando mi viene imposto di rimanerci a fare visite inutili proprio non lo sopporto.

Sono tentata di uscire da quella stanza buia e tornare si sopra quando la porta di spalanca e un uomo tozzo e basso entra.

Appena si avvicina sento uno strano odore salirmi dal naso alla testa. Perfetto!

Rimaniamo li per alcuni minuti. Mi fa sedere su una macchina appoggiata con la testa a dei piccoli sostegni e guardare con un occhio alla volta dentro una specie di binocolo dove si vede soltanto una mongolfiera e una strada immersa nel verde.

Una strada a senso unico, come la mia vita. Cerco di raggiungere una felicità che non arriva mai.

-Abbiamo finito Signorina! Lei ci vede benissimo-

-Lo sapevo anche prima di venire qui.- rispondo acida.

Il signore sospira, si alza e mi apre la porta.

-Prego- mi dice.

-Scusi.. mi dispiace essergli sembrata maleducata é che poprio non capisco il motivo per il quale mi trovo qui-

The GOOD and the EVILDove le storie prendono vita. Scoprilo ora