°• Sesto capitolo •°

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Questa proposta mi lascia senza parole, non so cosa fare o cosa dire. Mi sento pietrificata. Ho paura di non rispondere nel modo perfetto come so che lui si immagina,  in un modo quasi fiabesco.

Non so se sono pronta ad un passo del genere ma non voglio ferirlo.  So che gli farei del male se gli dichiarassi i miei sentimenti attuali. Non che io non lo ami, semplicemente non sono pronta.

Lo guardo in quei suoi occhi grandi  cercando di trovare le parole. Più lo guardo e più vado in confusione. 

I suoi occhi mi scrutano e cercano una risposta nei miei.
Le sue labbra si contraggono e si intristiscono. Abbassa il capo posando nuovamente le mani sul volante e ripartendo a guidare.

Gliel'ho detto nel modo peggiore, anzi, non ho avuto neanche il coraggio di dirlo.
Mi giro verso il finestrino incapace di parlare.

Sento lacrime amare prendere possesso di me ed il cuore spezzarsi.  
Ho la piena consapevolezza che non tornerò più indietro e che ho messo in crisi la nostra relazione. 

Capisco che è  una cosa grave non avere una risposta ad una domanda del genere ma.. Cosa potevo fare? Dire di sí se nel mio profondo non ero convinta?  Forse avrei dovuto prendere la situazione in mano e parlare apertamente dei miei sentimenti, ma non ci sono riuscita.

Rimango così, nel silenzio che regna in questa auto.

Arriviamo al ristorante e lui, come un perfetto cavaliere scende e mi viene ad aprire la portiera.
-G..Grazie-

Non risponde e lo capisco benissimo.

Vorrei poter dire che la serata è  passata tranquilla ma non sarei sincera.  Abbiamo passato tutta la cena in silenzio, a guardarci come due idioti incapaci di parlare.

Ho lasciato che lui fraintendesse. Ho specato un'altra occasione per parlargli ma non mi piace che i miei affari diventino di pubblico domínio.

-Ti accompagno a casa.- mi dice senza guardarmi in faccia.

Annuisco con il capo pur sapendo che potrebbe  non avermi visto.  Si alza sbattendo il tovagliolo di seta sul tavolo. A passo svelto e con l'espressione schifata in volto si affretta ad andare a pagare. Usciamo e ci infiliamo nella sua Audi blu metallizzata.

-C'è  un altro?-  la sua voce risuona impavida nel silenzio della notte e un brivido mi percorre la schiena. 

-Un altro?- chiedo sbalordita con la bocca semiaperta.
Sono totalmente disorientata.

-Si. Visto che non mi ami più..-

-Ma cosa cazzo stai dicendo? -

-Quello a cui ho pensato tutta la sera!- urla incazzato mentre continua a guardare la strada.

-Fermati qui..-

-No! VOGLIO portarti a casa- dice con lo sguardo assente e i denti digrignati.

-Simón fermati-  Ho paura per la nostra vita, perde la testa quando é arrabbiato e fa cose stupide.
Cerco di mantenere un tono di voce calmo e pacato anche se realmente vorrei urlare con tutto il fiato che ho in corpo.

-Non lo capisci? Voglio portarti a casa-

-Ma perché?-

-Per salvarti-  I suoi occhi sono chiusi in una piccola fessura e le sue mani  sono ben salde al volante, lo stringe così tanto che le nocche sono diventate chiare per la rabbia.

-Da cosa?-  dico sbalordita e un po' impressionata. Mi sta facendo paura.

-Da me-

Che vuol dire?

-Io ti amo!-  urlo finalmente.
-Probabilmente non più.. -  La sua voce è  seria e dal suo tono convinto capisco che pensa davvero quelle cose.

Ma ora basta.. Non posso più sopportare tutto questo, è  davvero troppo! É davvero troppo per me.  Mi fa soffrire che lui possa pensare  davvero queste cose.

- Fammi scendere!- urlo per la rabbia.
- Perché? - mi guarda come se fossi una cretina.

-Perché sei un cretino!! pensi veramente che io non ti ami più?!?!  -
Ferma l'auto e sblocca la portiera.

-SCENDI.-  quell'ordine  mi affligge ancora di più. Dal nervoso che ho raccolgo le mie cose e scendo da quell'auto maledetta, non voglio restare un attimo di più.

Lui continua a fissare dritto davanti a sé e riparte poco dopo che sono scesa.

Scoppio a piangere, incredula da ciò che le mie orecchie hanno sentito pronunciare da quella bocca tanto amata, incredula da ciò che la mente umana possa pensare.

Sono rimasta sola. Sola in mezzo al mondo.   Sono le 23 e si sa che a quest'ora in questi quartieri sperduti come questo inizia a girare la più brutta gente.

Decido di chiedere aiuto alla prima persona che mi viene in mente: Matt.

Lo chiamo e lo richiamo più volte senza risposta.  Gli scrivo un messaggio con la mia posizione e mi avvìo a piedi.
Mi sento abbandonata anche da lui ora.

Cammino per circa 15 minuti quando  il cellulare inizia a squillare e io rispondo senza neanche leggere prima chi fosse, felice che qualcuno avesse ascoltato le mie preghiere.
-Hey baby!-

- Finalmente! - dico dopo aver riconosciuti la voce.
-Hai da fare?-
-Emm.. perché?-

La sua voce insicura mi fa capire che era impegnato e non ha letto il mio messaggio supplicante aiuto.
-No niente, ci sentiamo- dico.

-Hey bella!- urla una voce ignota proveniente da una macchina scura fermatasi dall'altro lato della strada.

- Che succede? dove sei? -

- Da nessuna parte. Me la cavo da sola tranquillo-

-EVA cazzo dove sei!!!- urla.
Gli rispondo e immediatamente attacca. 

Sono impaurita, non so come comportarmi. Ho paura di quell'uomo, da come mi ha chiamata vuole qualcosa di ben preciso da me.

The GOOD and the EVILDove le storie prendono vita. Scoprilo ora