Non c'era altro da fare che vagare sotto le stelle. Del West, di solito.

Questa storia

È stata un'avventura bella.
L'aggettivo più semplice, a tratti banale, è quello che può rendere meglio le sensazioni alla fine di un viaggio.

Pensavo che non sarei riuscita a reggere le fila di una trama ma mi è bastato pensare una cosa.
La scrittura apre mondi. Sono vent'anni che mi tappo le orecchie di fronte ai continui "ma a che serve?". E adesso li riapro davanti ad una piccola parte della mia persona che ho deciso di riportare qui.
Soddisfatta.
La sospensione dell'incredulità e l'accettazione di una finzione ci rendono vivi. E la cosa peggiore è che ancora non lo capiamo, ostinandoci a dare la palma alla scienza, ritenendo inutile ciò che inutile è, ma solo parzialmente.
Eraclito sosteneva che Polemos fosse il padre di tutte le cose e che l'uno fosse la regola unica del mondo: una cosa ed il suo contrario sono indispensabili l'una all'altra. Come letteratura e scienza, come scrittore e lettore.
Come Michael e Andreas.

Ma questo non vuole essere uno stupido processo alle priorità del nostro mondo.
È solo il modo più elegante? originale? profumato? di omaggiare chiunque sia arrivato fino alla fine di questa storia, incitandomi con commenti brevi o lunghi ma sempre stimolanti, con una semplice stella o solo con una lettura.
O anche con nulla, cosa devo dire?

Posso solo sostenere che con le parole ho sempre avuto un rapporto d'esigenza. Per me, sono il pane. Lo sono state in passato e lo saranno di sicuro in futuro. È difficile trovare persone pazienti che vi prestino attenzione. Ed anche questo, io lo ritengo il cancro della modernità: l'immagine tira, la parola no. E lo dice una che con le parole vive.

A conclusione di tutto questo non può che esserci un grazie grande almeno quanto il cuore che c'ho messo o quanto il bene che ho voluto alle mie due creature parlanti, i personaggi di questa storia, che sono un po' la proiezione della mia, con loro e con me stessa.

M.