Like a bridge over troubled water (II parte)

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Aprii gli occhi. Ero coperto ma continuavo ad avvertire freddo. Poggiai la mano sullo zigomo che sentivo dolorante e la portai al naso scorgendo prima la consistenza, poi l'odore ferroso del sangue raffermo. Tirai via la coperta e percepii il vociare proveniente dal piano inferiore. Nonostante avessi freddo nelle ossa – il freddo che fischia quando l'incertezza ottunde il corpo – scesi dal letto con i piedi nudi. Lo specchio mi sputò addosso l'immagine tumefatta di una parte più o meno estesa del mio volto: trasmettevo un non so che di terribile, sebbene il ferito fossi io.
Avevo creduto di essere morto e provai a tastare oggetti per rendermi conto che non fosse vero.

Come quando ci si sveglia dopo un sogno e per rendersi conto che non si tratti dello stesso sogno, si toccano le cose pensando "ma se stessi sognando non penserei di star toccando e sognando contemporaneamente."

Mi sgranchii il collo e cercai nei tiretti una giacca per coprirmi le spalle.
Aprii di poco la porta e quando la luce mi colpì, fu come se mi fossi appena svegliato da un coma decennale. Con gli occhi socchiusi e l'espressione digrignata, procedetti a tentoni, cercando di raggiungere la scala a chiocciola che m'avrebbe portato dalla mia famiglia. Ma qualcosa di intenso e conosciuto e meraviglioso, mi colpì il cuore e poi il cervello.

Era la voce di Andreas.

Pensai per un altro attimo, di essermi sbagliato di nuovo. Ma, del resto, ero abituato a cose del genere, a non comprendere o ad andare errato anche su ciò per cui avrei messo la mano su una pira.
Non era un'illusione quella. Mi rannicchiai sul primo gradino della scala e lo vidi seduto in soggiorno, su un lato del tavolo. Mia madre e mia sorella Susan erano di fronte a lui, mentre Asah passeggiava dietro di loro. Mamma era seduta, conservava le preoccupazioni di avere un figlio come me in quelle poche rughe che le rigavano il volto, come delle tasche capienti. Susan era più vicina a lui con il viso, si reggeva sui gomiti e, nel contempo, manteneva la testa, fattasi pesante per tutta la forza che conteneva.

Provai ad annullare tutti i miei sensi per potenziarne due: l'udito e poi la vista, perché nonostante tutto, io avevo sempre bisogno di guardare Andreas.

«Non è un bene.» lo aveva detto mia madre scuotendo la testa.
«Non è un bene cosa?» Andreas tuonava, la sua schiena era tesa e la sua voce commossa.
«Andreas, non voglio che tu passi del tempo con mio figlio.»
«Perché mai? Io e Michael stiamo bene insieme.»
«Voglio che abbia una vita normale.» iniziai a piangere.
«Signora, cosa le fa pensare che la sua vita non lo è o non lo sarà, se mai ci ...»
Mia madre lo interruppe. «Siete due uomini. Due uomini. Ma dio, te ne rendi conto?»
«Mamma.» Asah le mise una mano sulla spalla, premurosa mentre io cercavo di azzittire i singhiozzi. «Il problema non è quello.»
«Certo che lo è! Il problema è che mio figlio andrà a letto con un uomo, si attirerà l'odio della gente e non avrà mai un bambino.» Andreas era sconsolato, si alzò e scosse la testa.
«Lei è più grande di me, devo limitare i miei toni.»
«Andreas.» Susan gli fece segno di sedersi e di mantenere la calma.
«Io non voglio che lui viva quello che ho vissuto io. Non vedo i miei genitori da tanto tempo, vado a dormire pensando a cosa sarebbe stato qualora ...» sospirò. «Qualora i miei m'avessero accettato. Io le posso dire solo questo: l'omosessualità non è una scelta di comodo, non è un capriccio oppure un abito che si può comprare, cambiare o buttare via. È una qualità come la sensibilità, il talento o altro. Non cambierete Michael, non cambierete i suoi interessi. Questo al di là della mia presenza nella sua vita.»

Mia madre era ammutolita davanti a lui, non aveva distolto lo sguardo neanche per un attimo.
«Mamma, noi la pensiamo come lui.» le mie sorelle, pur essendole vicine, si schierarono con noi. «Per noi, l'unico problema nasce dal tuo stile di vita.»
«Per quanto mi è possibile, io cerco di proteggerlo.»
«Ha un padre ed una madre.» era furiosa, s'era persino alzata in piedi.
«Michael ha diciotto anni, quasi diciannove. Penso sia ridicolo impedirgli di frequentare una persona da cui è attratto.»
«Lui non è attratto da te. Crede di esserlo perché tu lo hai inebriato subdolamente. Prima lo hai accompagnato a casa, poi lo hai aiutato con i compiti e poi ...» Andreas la interruppe.
«Non è attratto da me? Non mi lasci scendere nei particolari.» scattò verso Andreas come un gatto arrabbiato e le mie sorelle cercarono di bloccarla. «Non volevo essere scortese, mi scusi. In ogni caso, so che lui sceglierà quel che è giusto. È vero, non è il massimo quel che io gli propongo ma le giuro, le giuro che non lo prendo in giro quando gli chiedo di restare.»

Non c'era altro da fare che vagare sotto le stelle. Del West, di solito.Where stories live. Discover now