Capitolo 15

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NARRATORE
Dopo pranzo, Dream si mise in contatto con Mare su Skype. Rivederla, con le sue solite movenze, il delicato modo di portare una ciocca di capelli sottili e biondi cenere dietro l'orecchio, le sue fossette, le scaldò il cuore. La mancanza di Mare era un macigno che portava dentro di sé giorno per giorno, fortuna che mancava poco alle vacanze di Natale. "Mare! Come sei cambiata! I capelli sono liscissimi, più del solito." :"Ho trovato un'ottima piastra nel negozio sotto casa. Come va lì? Ti sei ambientata? "
:" Sì, con Maya ci avevo visto bene, è simpaticissima. ":" E lo spocchioso? "quella domanda fu come uno schiaffo in pieno viso. Le raccontò tutto:" Capisci? Mi sento ancora in colpa per averlo praticamente fanculizzato. ":" E allora perché l'hai fanculizzato? "
:" Mare, non ricominciare, sai che non posso permettermi relazioni così. Non fare la filosofa, ora. "
:"E la nostra promessa?" :"Maya"
:"Ma vai a quel paese, Dream. Sei un'idiota. ":" E poi ho capito com'è fatto: ora va con una e ora va con un'altra. Tanto ha America che è la sua riserva in ogni caso. Restasse lei la sua riserva. ":" Non è da te avere tutti questi pregiudizi. Hai paura. "
:" Ho poco tempo, non avrebbe senso. ":" A maggior ragione! Buttati a capofitto, come andrà andrà e almeno avrai la consapevolezza di averci provato a vivere davvero. ". Dream si chiese come facesse Mare a rimanere sempre con la voce ferma. Ogni volta che parlava di quell'argomento, doveva fare uno sforzo enorme per non crollare a piangere.
Alle sei si fece prestare l'auto della madre per andare a studiare in camera da Maya. Era da un po' che non guidava, ma era sempre stata portata, sin dal primo giorno di prova. Aveva messo un maglioncino sottile largo color blu delfino, pantaloni neri e Doctor Martens nere, i capelli raccolti in un morbido chignon, eyeliner spesso e niente di più. Stranamente, quando guidava si sentiva sollevata dai pensieri brutti e sperava solo di non incontrare Trent, sarebbe andata dritta dritta in camera da Maya. Parcheggiò l'auto sorprendendo i passanti per la difficile manovra appena fatta. La tracolla pesava un sacco. Citofonò al portone dalla parte dei dormitori e senza chiedere neppure chi fosse le aprì una signora, una specie di governante. Le disse chi cercava e la donna la fece passare. C'era una sorta di salotto con dei divani e una TV, una sala da pranzo con un po' di tavoli, un cucinotto per la colazione, degli scaffali con dei libri e una porta che collegava questa parte riservata ai ragazzi che alloggiavano lì con il resto della scuola. La donna le spiegò che di sopra avrebbe trovato altre porte che l'avrebbero potuta portare all'interno della scuola. Per i dormitori si poteva salire sia con le scale, sia con l'ascensore. La scala a destra era per il reparto ragazze, quella a sinistra per i ragazzi. Ricordò che la stanza di Maya era al terzo piano, così prese l'ascensore. Non era male come collegio, anche se voleva riprendere comunque lo stile dei college inglesi. Qui e là incontrava dei ragazzi e delle ragazze che chiacchieravano, altri che guardavano la TV, altri ancora a leggere sui divani, ma di certo la maggior parte era o fuori o nelle camere di sopra. Arrivata al terzo piano si incrociò subiti con Maya che stava per scendere le scale :"Maya! ":" Ciao, Dream. Sto andando a prendere dei libri in biblioteca per studiare, spero solo non sia troppo tardi per andarci. Pesa la borsa? Tieni la chiave della stanza, così inizi a sistemare i libri. Non dovrebbe esserci nessuno, al massimo ci trovi America, ma doveva uscire per fare delle compere con Karina, la compagna di stanza di Melany. ":" Okay, dammela. " voleva solo arrivare il prima possibile in camera.

DREAM
Girai la chiave ed entrai. Tutto era uguale a come lo lasciai l'ultima volta, con l'unica differenza che sul letto di America c'era Trent a torso nudo e sopra di lui una a cavalcioni in canotta e slip. America. Quel nome fu il mio primo pensiero. Guardando i due che si baciavano però, notai che lei aveva i capelli neri, mentre America era un casco biondo. Al diavolo Mare e i suoi consigli, avevo fatto bene a rifiutare di conoscerci, era davvero un puttaniere. La lampada sul comodino esplose in mille schegge di vetro. Ero stata io. I due sobbalzarono e smisero di baciarsi. Stupidi poteri, se non li avessi avuti, me ne sarei anche potuta andare e lasciare la faccenda a Maya. "Ma che cazz..." borbottò lui. Lei si mise a sedere, lui si alzò, guardò i vetri e poi me. Non sembrò collegare me ai vetri. Aveva una serie una serie di tatuaggi completamente neri e distolsi subito lo sguardo imbarazzata. La ragazza rideva, io e lui ci fissavamo. Non sapevo proprio che fare, così assunsi l'atteggiamento da stronza. Mi misi a sedere sul letto di Maya e tirai fuori gli appunti di letteratura. Venne davanti a me, fece per dire qualcosa, ma poi ci ripensò, anche perché avevo iniziato a fissarlo con uno sguardo truce. Mi era sembrato sincero la sera precedente, io al posto suo non ce l'avrei mi fatta a fare finta che non fosse successo niente e a limonare sul letto di una mia amica con un altro. S'infilò una t-shirt bianca che faceva trasparire i suoi tatuaggi. La ragazza prese una felpa dal letto e si mise dei leggins neri. Continuava ad avere quel sorriso da cretina sulla faccia e per di più mi si mise di fronte e mi tese la mano. Io gliela strinsi:"Ciao, io sono Karina, un'amica di America, spero ci troveremo in situazioni più adatte per conoscerci meglio. "
:" Dream, lieta di conoscerti. "e sorrisi falsa. Non una spiegazione da parte di Trent, non una manifestazione di gelosia da parte mia : perfetto, no?

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