Capitolo 1: Se ci siamo solo noi ... mi pare uno spreco di spazio

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Salve a tutti,

mi presento: Sono AmonAmarth, un'autrice di EFP.

Ho pensato di postare alcune delle mie storie su questo nuovo sito. Spero che vi piacciano e che vogliate passare a trovarmi anche sul profilo di EFP dove ci sono tutte le folli storie che ho pubblicato nel corso dei miei scleri.

Spero di riuscire a pubblicare, di questa storia, un capitolo al giorno. Insomma è conclusa quindi non dovrebbe essere eccissivamente difficile (le ultime parole famose ahahah)

Niente mi sento in imbarazzo, su EFP conoscono già la mia pazzia, qui è tutta nuova e vorrei non fare butta figura sin dal primo giorno.

Intanto vi auguro buona lettura ;)




Non ho particolari talenti,
sono solo appassionatamente curioso
Albert Einstein



CAPITOLO 1: SE CI SIAMO SOLO NOI ... MI PARE UNO SPRECO DI SPAZIO

"Dichiaro aperti i Giochi di Berlino, in celebrazione delle Prime Olimpiadi, secondo il nuovo calendario."

Suoni ... nient'altro che vibrazioni dell'aria che il nostro orecchio capta e ci permette di ascoltare ...
Onde ... perturbazioni che si propagano nel tempo e nello spazio.
Sulla Terra siamo così abituati ai rumori, ai suoni, che sarebbe impensabile vivere in loro completa assenza, in un silenzio perenne ...
Ma non esiste il silenzio ... non esiste l'assenza di rumore.
Ogni nostro segnale ... ogni nostra comunicazione, trasmissione televisiva ... nulla va perduto. Quei suoni, che null'altro sono che onde, intraprendono un lungo viaggio ... un viaggio eterno, nell'immensità e nella vastità del cosmo. Attraverseranno il Sistema Solare, sfiorando ciascun Pianeta e corpuscolo, in attesa solo di essere ascoltate ... attraverseranno la Galassia, in lungo e in largo, instancabili viaggiatrici ... attraverseranno il Gruppo Locale ... attraverseranno mondi che per noi sono ancora sconosciuti e di cui non ci è ancora dato sapere ... e Li raggiungeranno ... raggiungeranno Loro ... Loro che hanno la capacità di ascoltare ... Loro che tendono le loro orecchie in attesa di un segnale, di un'eco lontana che dica: "eccoci ci siamo anche noi ... siamo pronti ..."

* * *

Il piccolo Kurt Hummel aveva cinque anni quando fece la più meravigliosa delle scoperte. Finché la sua mamma preparava la cena, Kurt era solito accucciarsi sul piccolo terrazzino e ascoltarla cantare. Gli piaceva sentirla cantare da lì, aveva capito che, in qualche modo, dentro la piccola cucina i suoni rimbombavano e la voce della sua mamma sembrava essere ripetuta. Se si metteva invece in quel particolare punto la sua voce era più bella. C'erano voluti un po' di tentativi per trovare il punto perfetto, ma alla fine lo aveva trovato.
Kurt ascoltava l'angelica voce della madre e intanto guardava il meraviglioso stellato che si estendeva davanti ai suoi occhi. La Luna non era ancora sorta, ed era tutto così buio che vedeva milioni e milioni di puntini luminosi scintillanti. Kurt aveva notato già da tempo che la flebile luce delle stelle tremava appena, non era fissa, come se ci fosse qualcosa che, come per il suono della voce della mamma, le disturbava.
La sua attenzione venne catturata da una stella che brillava più di tutte. La osservò a lungo, chiedendosi come fosse vederla da vicino, se appariva come il Sole. Suo papà gli aveva detto che le stelle erano delle enormi sfere di gas caldo che bruciano a milioni e milioni di chilometri di distanza. Kurt gli aveva chiesto cosa intendesse per bruciare? Voleva dire che sulle stelle c'erano dei perenni incendi e che, poiché erano disabitate, nessuno li andava a spegnere? Anche il loro Sole bruciava? Ma Burt Hummel non aveva saputo rispondere a quella domanda e Kurt moriva dalla voglia di conoscere la risposta.
E perché tutti i Pianeti e le stelle sembravano essere sospesi nel vuoto? Come ci riuscivano? Suo papà anche in quell'occasione gli aveva spiegato che la Terra e tutti gli altri Pianeti del Sistema Solare restavano ancorati al Sole grazie alla forza di gravità che fungeva un po' da collante, ma restava la domanda come il Sole facesse a restarsene lì fermo senza precipitare da qualche parte.
«Kurt? Tesoro vieni a tavola è pronto!»
«Arrivo mamy!» Kurt si alzò dalla sua postazione, stirandosi i pantaloncini che si erano tutti stropicciati. Guardò di sfuggita quella luminosa stella rossa, aveva notato che i colori variavano dal bianco, rosso e azzurro, ed ebbe la più grande delle rivelazioni. La stella si era spostata. Era più che certo che quella stella un'oretta prima era appena dietro le cime del grande pino che c'era nel suo giardino, adesso lo aveva superato di un bel po'.
«MAMY! MAMY!» Kurt entrò nella cucina saltellando.
«Kurt tesoro, lavati le mani.»
«Mamy ho fatto una scoperta.» Elizabeth Hummel sorrise mentre aiutava il suo bambino a lavarsi le mani nel lavandino nella cucina.
«Ho visto la rotazione terrestre!»
«Kurt non si può vedere la rotazione della Terra!» Disse suo padre che era appena comparso anche lui nella cucina.
«Si papà. L'ho vista. Le stelle si sono mosse, da Est verso Ovest. Quindi la Terra si sta muovendo nella direzione contraria, cioè da Ovest verso Est.» Kurt si gonfiò il petto orgogliosamente, contento della sua piccola scoperta.
«Bravo il mio Galileo.» Sua madre gli diede un dolce bacio sulla guanciotta e Kurt sorrise e arrossì un pochino.
«Non perdere mai questo entusiasmo piccolo mio. Non perderlo mai!»

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