Capitolo 2: Arecibo

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Salve gente,

eccovi come promesso il secondo capitolo della storia. Spero che, nonostante la tematica particolare, la storia vi piaccia.

Faccio una precisazione che non ho fatto nel primo capitolo: c'è un motivo per cui è per adulti questa storia hahahaha in EFP la mia reputazione è già rovinata sotto quel punto di vista ora me la rovino pure qui ahahhaa

Buona lettura a tutti.



CAPITOLO 2: ARECIBO

Quattordici anni dopo.

Kurt guardò il grande radiotelescopio che si estendeva sotto i suoi piedi.
Arecibo.
Ce l'aveva fatta. Anni di studio, di lotte e sofferenze per arrivare esattamente nel punto dove si trovava in quel momento.
Lassù ... sopra le loro teste ... al di là dell'atmosfera terrestre ... c'era tutto un Universo intriso di onde radio che attendevano solo di essere ascoltate, che qualcuno le prendesse in considerazione e ascoltasse ciò che loro avevano da dire.
Kurt sperava di poter trovare un ordine in tutto quel caos, che tra tutte quelle radioemissioni prodotte naturalmente, alcune provocate dai banali processi fisici, altre dal movimento spiraleggiante degli elettroni immersi in un campo magnetico galattico, o dalle collisioni molecolari nelle nubi interstellari, oppure dai remoti echi del Big Bang, potesse trovare quel singolo suono, quel singolo rumore che nulla aveva a che fare con la natura del tutto ... quella singola eco proveniente da un lontano mondo brulicante di vita come la Terra ...
«Che ne dice Dottor Hummel? E' o non è una meraviglia?» La giovane Quinn Fabray, la sua collega che l'era venuto a prendere all'aeroporto, gli si avvicinò, osservando quasi divertita il suo sguardo perso e incantato.
Kurt osservò l'enorme antenna ai suoi piedi ancora una volta.
«Direi che può andare!» Sussurrò più a se stesso che non alla ragazza accanto a lui.
«Può andare? Ha voglia di scherzare immagino. Ad ogni modo mi segua che le mostro i suoi alloggi. Sono un po' umidi ma diciamo che per quello che in genere li usiamo possono andare benissimo.» Kurt salì di nuovo a bordo della piccola Jeep. Il terreno era molto fangoso e praticamente non esisteva una vera e propria strada.
«Dammi pure del tu, sono Kurt.» Kurt allungò una mano e la ragazza gliela strinse con calore. Era molto carina, minuta, capelli biondi e lunghi tirati in una coda di cavallo ormai sfatta. Portava un paio di occhiali dalla montatura scura che nascondevano un po' i suoi bellissimi occhi verdi. Indossava un paio di jeans comodi abbinati ad una camicia larga e degli anfibi. Semplice e comodo.
«Bene, a patto che tu mi chiami Quinn.» Kurt sorrise. Non era solito dare molta confidenza ai suoi colleghi. Era un tipo piuttosto solitario, per lui esistevano solo il lavoro e la scienza, nient'altro aveva molta importanza. Ma adesso, lì sperduti in mezzo al niente, avrebbe dovuto passare molte ore e molti mesi con il suo team e forse era il caso opportuno, affinché anche il lavoro ne giovasse al meglio, che tra di loro si instaurassero dei contatti quantomeno civili.
Raggiunsero in pochi minuti un piccolo cottage, interamente costruito di legno, rialzato dal terreno con delle palafitte. Kurt lo guardò, Quinn aveva ragione, dava l'impressione di essere piuttosto freddo e umido, ma andava più che bene così.
«Il villaggio non è molto lontano, circa cinque miglia da qui. Certo non è NY ma c'è tutto quello che ci occorre.» Quinn gli stava parlando mentre l'aiutava a portare i suoi bagagli in casa. Non aveva molte cose, non era mai stato tipo da accumulare beni, solo qualche foto, qualche vestito, i suoi dischi preferiti e null'altro. Tutta la sua vita in poche borse.
«Quando posso iniziare a lavorare con l'antenna?» Domandò impaziente mentre entrava in casa. Quinn dietro di lui rise.
«Il Dottor Smythe l'aveva detto che sarebbe stato impaziente. Le ha messo il primo turno stanotte.» Kurt non ci trovò molto da ridere come Quinn. Lui era lì per lavorare, aspettava questo da una vita, ovvio che non vedesse l'ora di poter lavorare con l'antenna.
«Bene, allora io vado Kurt. Ci vediamo stasera o domani, non ho ancora controllato quando tocca a me. Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno la mia casa è quella infondo, evita quella tutta colorata con bandiere arcobaleno. E' meglio che prima tu conosca Brittany prima di entrare in casa sua ed essere risucchiato in un mondi di unicorni. Ciao Kurt.»
«Ciao Quinn e grazie.» Kurt era rimasto leggermente basito, non capendo cosa intendesse esattamente Quinn.
La ragazza uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Kurt si guardò intorno. Non era male. La casa era molto piccola, ma accogliente. Appena entravi ti ritrovavi subito nella camera da letto, al centro della quale si trovava un comodo letto ad una piazza e mezzo. Il mobilio era molto povero, ma sufficiente. Tutto era in legno, fortunatamente Kurt non fumava!
Il resto della casetta erano un cucinino e un bagno. Non c'era molto altro, ma a Kurt piaceva. Tutto gli sembrava bellissimo e caldo dopo l'orfanotrofio e le fredde famiglie a cui veniva affidato.

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