Capitolo 1

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Giriamo un vicolo e ci ritroviamo la scena di due ragazzi che si stanno picchiando,uno ci da la schiena ed è sopra l'altro che prova a difendersi dai pugni inflitti da questo.
Zoe si blocca come paralizzata e io decido di camminare coraggiosamente verso di essi,non ho idea da dove mi arrivi.
Il ragazzo che sta infliggendo i pugni deve essere molto alto a vedere dalla sua stazza ma è anche decisamente magro,forse troppo,è vestito interamente di nero e ha un beanies del medesimo colore ben calato sulla testa.
Trattengo il respiro quando tocco con mano tremante la schiena dello sconosciuto e una scarica elettrica mi passa tra le vene facendomi folgorare di colpo e una sensazione familiare si insedia nel mio corpo.
Il ragazzo si blocca anche lui e lo sconosciuto sotto di lui si divincola e riesce a scappare dalla morsa del ragazzo ancora inginocchiato a terra.
Il cuore mi batte all'impazzata e fatico a respirare,le mani mi tremano eppure continuo a tenerla sulla sua spalla,non osa girarsi e mostrarmi il suo volto e questo mi preoccupa di più anche se non sono spaventata,è come se il mio corpo reagisse al suo tocco e i miei muscoli non sono così tesi quanto invece dovrebbero. I minuti passano e il silenzio regna tra il vicolo illuminato dall'insegna a neon scadente di quello che deve essere un bar o qualcosa del genere. Il ragazzo si alza da terra con gambe tremanti e sembra cadere da un momento all'altro così lo afferro per il braccio e lo tengo stretto, lo sento sussultare e rallento subito la presa su di lui,nessuno fiata e il mio corpo è tutto concentrato .
Mi giro un secondo verso Zoe che sembra essersi bloccata e sulla sua faccia leggo un misto di dispiacere e preoccupazione che dovrebbe mettermi in guardia. Avevo ragione,è molto alto mi supera di almeno 25 centimetri e non mi sono mai sentita così piccola,almeno solo con una persona mi sentii così . Ingoio un groppo alla gola e il ragazzo decide di voltarsi mostrandomi il suo volto illuminato fiocamente,ma a me non serve la luce,il mio cervello lo riconosce immediatamente facendomi staccare spaventata da lui,anche i suoi occhi sono terrorizzati e le sue mani tremano convulsamente. Le mie gambe procedono all'indietro e il respiro mi esce a tratti dalla bocca come singhiozzi convulsi.
"O mio Dio". Riesco a sussurrare in preda al terrore che si impossessa di me, Jonathan mi guarda spaventato a qualche metro da me, è magro scavato e le occhiaie divorano il suo viso,la sua pelle è bianca e di una tonalità innaturale,se non fosse per la cicatrice che macchia la sua faccia non lo avrei riconosciuto.
I suoi occhi sono nei miei e non mi lasciano andare,ha le nocche ricoperte di sangue e lei mani fanno quasi paura da quanto tremano,sembra che ha visto un fantasma,non oso immaginare la mia faccia. Dopo tutto eccoci qua,stesse scene di sei anni fa,lui che picchia qualcuno e io che corro a fermarlo,pensavo di essermi dimenticata questi drammi.
Zoe corre verso di lui e lo richiama ma Jonathan non sembra calcolarla,solo quando lo tocca si accorge di lei spaventato.
"Stai bene ?" Parla ad alta voce gesticolando stranamente con le mani,sembra più preoccupata del solito. Qualcosa mi sfugge,so di averlo sotto gli occhi eppure non riesco a cogliere quello che in realtà dovrebbe essere ben visibile.
Dopo qualche minuto lui annuisce e lei gli afferra il braccio accompagnandolo al marciapiede dove lui si siede con un tonfo.
"Okay resta qua,arrivo subito". Parla ad alta voce preoccupata indicando la fine della strada e lui annuisce semplicemente.
Zoe mi sfreccia accanto e io rimango immobile sui miei passi,il cuore mi pompa freneticamente nella cassa toracica minacciando di esplodermi. Respira Claire,è solo Jonathan. Mi ricorda la mia coscienza. Non sembra stare bene,ha la faccia rivolta verso il basso e le mani tremanti ai lati del cappello. Mi faccio coraggio e decido di camminare lentamente verso di lui,pochi centimetri ci dividono e quando allungò una mano sul suo braccio si accorge della mia presenza.
"No...non lo fare". Parla scostando il suo braccio.
"Non ti faccio niente...". Sorrido tristemente e lui distoglie lo sguardo puntandolo verso il cielo e fa respiri lunghi cercando di prendere più aria possibile.
Dalle mani continua a perdere sangue così frugo nella mia borsa alla ricerca di un fazzoletto,lo tiro fuori e glielo metto davanti ma non sembra notarmi così mi schiarisco la voce ma lui rimane con lo sguardo fisso sul cielo,
"Tieni" dico con voce alta così da essere sicura di farmi sentire anche se questo suo ignorarmi mi sta dando fastidio.
Alza lo sguardo e nota il fazzoletto a mezz'aria che gli sto porgendo,valuta per due secondi se prenderlo o no ma alla fine lo accetta e mi ringrazia a bassa voce,se lo passa sulle nocche insanguinate e il suo volto è impassibile.
"Da quanto sei qui". Parla risvegliandomi,ci saranno meno tre gradi questa sera ma lui ha sul volto un velo di sudore e i tremori non sembrano cessare.
"Da poche ore". Rispondo e lui mi fissa prima di annuire e abbassare di nuovo la testa.
Mi sembra di essere in un sogno,niente e reale,ho sempre immaginato il giorno in cui ci saremmo rivisti e sotto sotto speravo che non accadesse mai,avevo appena iniziato a stare bene e ora assomiglio alla ragazzina spaventata di sei anni fa.
Mi siedo affianco a lui a una certa distanza di sicurezza,continuo a pensare che qualcosa mi sfugge eppure in questo momento ho la mente libera e il mio corpo rigido è completamente proiettato verso di lui.
"Quando sei uscito?". Gli chiedo sfiorandoli accidentalmente il braccio.
"C-Cosa ?". Mi chiede girandosi verso di me con un misto di imbarazzo e preoccupazione.
"Ho detto,quando sei uscito?" Ripeto la domanda.
"Da 4 mesi". Mi risponde e io annuisco.
Sembra avere freddo e si gratta le gambe nervosamente.
"Io-" provo ma vengo interrotta dalla voce squillante di Zoe che urla il suo nome seguito da Alex.
"Stai bene fratello?" Si accovaccia di fronte a lui e lo scruta preoccupato.
"I-io si". Risponde Jonathan,non capisco il suo comportamento.
"Okay vieni andiamo a casa" gli porge la mano Alex e lui l'accetta prontamente tirandosi su.
Zoe mi guarda e io non so davvero cosa fare se non seguirla. Ci incamminiamo lentamente verso la macchina e ancora non posso crederci che il ragazzo davanti a me è Jonathan.
"Dimmi cosa sta succedendo" fermo Zoe un po' distante dai due ragazzi.
"Claire...è complicato". Parla con tristezza.
"No Zoe non lo è". Dico irritata.
"Penso che debba spiegarti lui tutto". La conversazione muore lì con le sue parole. Il torpore caldo della loro casa mi fa sentire quasi male e ho bisogno di alcuni minuti per me stessa,mi dirigo verso la mia stanza e quando chiudo la porta ci scivolo contro fino a sedermi a terra. Chiudo gli occhi e respiro più volte. Non è il ragazzo che avevo conosciuto,di lui non rimane niente se non un ricordo sbiadito,le lacrime iniziano a scendermi da sole dagli occhi ed ecco qui che il cerchio si chiude di nuovo,chissà per quale motivo quando sono in sua compagnia sono così emotiva,mi ha distrutta letteralmente,non è facile incontrare tutto il tuo passato nel giro di poche ore,mi sembra quasi di rivivere quella notte,posso ancora vederlo sfilare avanti a me ammanettato,riesco ancora a provare gli stessi sentimenti che provai quella notte,il senso di abbandono,la stanchezza e una tristezza emotiva così grande da portarmi alla distruzione,ho fatto tanti passi in questi anni eppure eccomi qui su un pavimento a piangere come una ragazzina e ogni lacrima posso vedere me stessa piegata sul water,le notti insonne,i pianti,la depressione e il buio che mi circondava.
"Claire..." Zoe bussa alla porta ma io non ho intenzione di aprirle,ho bisogno solo di cinque minuti per smettere di fingere,dopo potrò di nuovo indossare la corazza perfetta che mi sono costruita nel tempo.
"C-cinque minuti ed esco" balbetto trai singhiozzi amari che mi strozzano le parole.
"Tesoro...esci di la va tutto bene". Prova lei con tono triste. Non le rispondo e spero capisca.
"I-io non volevo". Sento la voce di Jonathan spezzata.
"Va tutto bene fratello". Sento Alex che lo conforta.
"N-no tu non capisci...i-io non volevo". Ripete con foga come se stesse cercando di respirare. Una volta era forte lui,sembrava che niente potesse piegarlo. Chiudo gli occhi e provo a calmarmi finendo per fare tutto il contrario.
I minuti passano e sono solo concentrata sul crollo isterico che sto avendo,non piangevo così da quando a 20 anni ero talmente infelice di me stessa che al mio compleanno mi rinchiusi nel bagno di casa mia e non vi uscì per tutto il giorno,quando anche le lacrime si erano prosciugate decisi che era giunto il momento di rialzarmi e prendere in mano la mia vita,la mia mente in quel periodo si era inoltrata in un posto così oscuro che se solo ci penso mi viene da vomitare l'anima.
La porta bussa di nuovo alle mie spalle facendomi sussultare trai singhiozzi.
"F-fammi entrare". La sua voce rimbomba tra le mie orecchie e mi paralizzo immediatamente,passano quella che sembra un'ora quando decido di aprire la porta all'ultima persona a cui dovrei farlo,a quella che mi ci ha portato piegata sul pavimento.
Mi sposto di lato e lui entra stanco e tremante nella stanza,richiude la porta dietro di se e scivola come me sul pavimento. Ha il viso pallido e leggermente sudato,si passa la mano tremante su esso e respira come imbarazzato e stanco,il capello e la giacca sono ancora su di lui,un'ora fa questo ragazzo seduto di fronte a me era un semplice sconosciuto vestito di nero.
"M-mi dispiace". Parla piano.
"Anche a me". I suoi occhi sono fissi su di me e mi fanno tremare letteralmente.
"I-io non volevo spaventarti prima". Sorride amaramente e io annuisco.
Mi alzo titubante e afferro una sigaretta dal mio pacchetto e mi dirigo al balcone presente in camera. Non aspetto Jonathan e sono sicura che probabilmente se ne è andato.
Scuoto la testa e ad ogni boccata di fumo cerco di calmare i miei muscoli.
"Che cazzo stai facendo?!" La sua voce mi coglie di sorpresa e mi fa quasi urlare.
"Fumo". Gli rispondo tranquillamente. Il mio corpo viene girato dalla sua mano e il suo viso nero di rabbia mi sta fulminando.
"Che cazzo fai !" Urla di nuovo furioso e io arretro un po'.
"Io ti ho mandato via per una fottuta ragione e ora fumi pure ?! Che cazzo ti passa per la testa!" Urla ancora strappandomi di mano la sigaretta,le lacrime tornano velocemente ma questa volta sono furiosa.
"Tu non hai il diritto di urlarmi contro hai capito ?!" Gli punto il dito sul petto.
"Tu non hai alcun potere sulla mia vita! Mi ha distrutta Jonathan ! Mi hai piegata e mi hai usata a tuo piacimento! Quindi vaffanculo!" Urlo più forte spingendolo,inizio a battere i pugni sul suo petto quando mi attira di nuovo a se e lui finisce per intrappolarmeli nelle sue mani grandi.
"Tu non capisci". Sussurra.
"No,io capisco eccome !" Urlo forte.
"Claire ci sono cose di me che...non vanno ora,sono diverso,sono rotto e io ti ho mandato via per proteggerci,non posso crederci che sei così ora". Respira sulla mia testa e io mi stacco da lui furiosa,scrollandomi di dosso le sue mani.
"Ci sono delle fottute conseguenze per i tuoi errori,e io sono una di quelle !" Urlo disperata cercando di non soffocare con i miei singhiozzi.
"Gli sto fottutamente pagando sulla mia pelle i miei errori Claire! E non c'è giorno che non mi penta di quello che sono!". Urla con le lacrime agli occhi,abbasso lo sguardo e una miriade di tatuaggi mi salta subito allo sguardo,poi in un secondo momento più mi avvicino e più riesco a vedere piccoli forellini violacei sparsi ovunque...ne sfioro uno con il dito e lui si lascia toccare,il silenzio riempie le mie orecchie tanto che sembrano scoppiare e il mio cuore batte troppo forte. Guardo lui e dai suoi occhi leggo imbarazzo e tristezza. Tutto o quasi mi torna in mente e rilascio dell'aria che stavo trattenendo per poi singhiozzare. Jonathan si droga.
La mia mano sembra avere cervello suo e gli tira uno schiaffo in pieno viso tanto forte da farglielo girare.
"Perché lo hai fatto?! Perché mi fai questo?!" Urlo tra il pianto e dopo poco le sue braccia sono su di me,prima cerco di liberarmene ma alla fine cedo e mi lascio cullare da lui.
"Ci sono cose,molte cose che non sai di me ora,e mi pentirò di quello che ho fatto,non voglio...tirarti giù in questo casino che è la mia vita Claire...quindi ti prego fammi un favore ti supplico smettila di intossicarti,smettila di rovinarti,ho bisogno che tu nella mia mente rimanga la ragazza perfetta che sei,ti prego". Lo sento tremare tra le mie braccia e io non posso non piangere,mi manca il respiro.
"Oddio mio Jonathan che cosa ti sei fatto". Lo guardo. Piango si di lui e camminiamo lentamente verso l'interno della stanza e ci sdraiamo stretti sul letto.
"Ti prego". Piango nel suo collo e lui sospira.
"Andrà tutto bene". Lo sento parlare sulla mia testa. Percepisco i suoi tremori e io lo so ora che è in crisi di astinenza,ma non parlo,sono spaventata e triste,talmente triste che non riesco a fare niente se non stringerlo forte a me.
"Ho paura". Gli rivelo tra le sue braccia,le nostre bocche sono a un centimetro di distanza ma non è quello a cui sto pensando ora.
"N-Non devi". Mi accarezza la schiena e i miei occhi si fanno pesanti tanto che si chiudono.
"Non hai idea di quanto avevo bisogno di questo,sei il mio punto salvo nel mondo". Sussurra credendo che io sia già tra le braccia di Morfeo. Una lacrima lascia il mio occhio e viene subito raccolta da lui. Canticchia nel mio orecchio una canzoncina rilassante e perdo il senso del mondo e dormo tra le sue braccia come quando avevo 17 anni e lui era il mio tutto.

Save me *[2 BOOK]*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora