Capitolo 10

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Il sole è appena sorto e sono presenti nelle case le prime luci che indicano che il mondo si sta risvegliando e che un'altro giorno è incominciato. Il palazzo sgangherato di Jonathan al buio non è poi così brutto,non si riescono a vedere i graffiti o i buchi dell'intonaco caduto anche se si può percepire l'odore di muffa e chissà quale altra schifezza. Mi ritrovo a pensare a quando è stata l'ultima volta che io ho sorriso veramente,mi sembrano anni,a volte regalo a Jonathan qualche sorriso sincero ma in realtà non c'è niente da ridere,la sua esistenza è davvero triste in questo momento,a volte penso di essere l'unica cosa che lo faccia sorridere un po',mi piace pensare che io sia per lui una ventata di aria sana. Non me la sono sentita di lasciarlo questa notte,io non ho dormito e neanche lui deve averlo fatto veramente,si lamentava e ogni mezz'ora si svegliava e io percepivo il suo sguardo su di me,non ho parlato,aspettavo che si riaddormentasse nel suo sonno malato grazie alle mie carezze. Da quando ho deciso di cambiare piano di studi ho sempre guardato le famiglie dei tossicodipendenti da un punto di vista professionale e distaccato,non mi soffermavo a pensare più di tanto a loro,ai problemi che gli circondavano o alla loro sofferenza,ora posso capirli,eccome se posso capirli.
La suoneria del mio telefono mi fa risvegliare dai miei pensieri,sono le dannate 8 del mattino,chi diavolo può essere. Appoggio il cartone con le due tazze di caffè e la busta delle brioche sulla panchina fuori dalla caffetteria.
"Pronto ?". Chiedo sospirando.
"Salve Johnson". La voce del professore Miller mi fa risvegliare dai miei pensieri.
"Salve,è successo qualcosa?". Chiedo allarmata,andiamo manca meno di un mese alla mia laurea,ormai ho anche firmato il contratto per il lavoro,non può andare tutto storto ora.
"Oh no,nulla di che,scusa l'orario ma non avevo altro momento libero per dirti alcune cose" parla spigliato,io ho decisamente bisogno della  tazza di caffè  di fianco a me che mi sta richiamando con il suo odore,senza non riuscirò a connettere questa mattina.
"Nessun problema,allora,non mi faccia restare sulle spine". Dico impaziente
"Ho parlato con il direttore della comunità e mi ha detto che sei stata straordinaria alla seduta di gruppo,mi ha ringraziato per averti scelta e ti ringrazia per aver accettato il lavoro,avevano bisogno di una come te,è per questo  ho deciso che ti darò altri crediti extra,complimenti Johnson". Lo sento sghignazzare e vorrei saltare e urlare dalla felicità.
"Grazie,grazie,grazie". Dico felice.
"Figurati,hai fatto un ottimo lavoro,te lo meriti,infine volevo dirti che la tua laurea è fissata per il  20 di febbraio, così nel frattempo potrai anche lavorare,mi ha detto Collins di dirti che ti aspetta l'8 di febbraio per il tuo primo vero giorno di lavoro,finché non avrai la laurea terrai la seduta di gruppo due volte a settimana,il resto te lo spiegherà poi lui". Sorrido alle sue parole,assomiglio a una bambina.
"Grazie,lei mi ha dato una grossa opportunità". Dico sincera.
"Non farmene pentire,ci vediamo l'8 febbraio Johnson,la voglio alle 8 in punto,non un minuto più tardi". Saluto Miller e afferro la roba da mangiare felice. Ho lascito Jonathan che dormiva finalmente,speriamo non si sia accorto della mia assenza. Percorro la strada inversa,entro nel portone sgangherato e mi faccio cinque piani a piedi attenta a non far cadere nulla a terra,metto la busta delle brioche tra i mei denti mentre con la mano libera apro la porta verde della casa di Jonathan. Il salotto è vuoto così mi spoglio velocemente mettendo il giubbotto e la sciarpa sul divano nero di pelle. Un colpo di tosse mi fa girare e mi spavento quando vedo la lunga figura di Jonathan venire verso la mia parte,ha una siringa in mano e si sta ignettando l'eroina,quando si accorge di me si blocca e toglie lentamente la siringa per poi appoggiarla freddo sul tavolino.
"Dovei sei stata ?". Mi chiedo gelido vedendo il suo viso cambiare forma e distendersi per colpa della droga
"Cazzo non sento la botta ". Lo sento imprecare e borbottare con se stesso.
"Sono....andata a comprare la colazione". Dico a bassa voce. La mia felicità è stata compromessa ora.
Sbuffa sedendosi sul divano e buttando la testa all'indietro.
"Credo di essermi abituato a questa dose,mi sa che devo alzare il dosaggio". Mi dice lentamente.
"Fai quello che vuoi". Alzo le spalle e tiro fuori i cornetti caldi dalla busta di carta.
"È per quel tipo vero ? Lui non vuole che tu stia qua?". Mi chiede e io sono confusa.
"J di che diavolo stai parlando ?!".
"Lascia stare cazzo". Si strofina la testa,quella merda lo fa impazzire.
"Perché non mi hai detto che te ne andavi?". Mi chiede alzando la testa e guardandomi.
"Dormivi". Alzo le spalle e mi rigiro per controllare quale delle due tazze di caffè è la mia.
"Lo sai che non dormo mai,ho sentito che ti muovevi ". Mi rivela. Lo guardo passarsi una mano sulla faccia per poi pulirsi il rivoli di sangue che gli colano sul braccio.
"Aspetta ti prendo un fazzoletto,ti macchi i vestiti così". Sbuffo andando nella cucina e prendendo un tovagliolo.
"Ecco". Glielo porgo e lui mi fa un cenno con la testa per poi pulirsi.
"Sei incazzata?". Mi chiede ciondolando un po' con la testa.
"Tutt'altro,ero felice prima..." non finisco la frase.
"Di venire qua vero ?". Ci pensa lui e io annuisco.
"Come mai ?". Continua a chiedermi.
"Mi ha chiamato il mio professore,ha detto che ho fatto un ottimo lavoro nella clinica e che il direttore è felicissimo,e mi ha detto che l'otto di febbraio inizierò il mio primo vero giorno di lavoro,non vedo l'ora". Sorrido di nuovo e lui batte una mano sul posto di fianco al suo e io lo raggiungo.
"È fantastico Claire". Mi sorride sghembo.
"Si io...non vedo l'ora,mi è piaciuto stare con quei ragazzi". Sorrido al ricordo di Adam.
"Sono felice per te anche se..." si blocca e sembra combattuto,socchiude per 10 secondi gli occhi prima di riaprirli e guardarmi.
"Anche se ?". Gli chiedo.
"Ti sei ficcata da sola nella cosa in cui io ti tenevo lontano". Ridacchia amaramente.
"Non lo so,mi fa sentire bene aiutare gli altri". Alzo le spalle distogliendo lo sguardo. In realtà l'unica persona che voglio aiutare è proprio quella seduta di fianco a me...Cristo J se solo ti dessi una possibilità...se solo mi dessi una possibilità.
"Io lo so che ti senti in colpa". Strascica le parole e quasi faccio fatico a sentirlo.
"In che senso?". Gli chiedo.
"Perché non ci sei riuscita con me...questo non è un cazzo di film,qua o muori o sopravvivi,non ho mai voluto essere salvato". Parla e mi congelo letteralmente,questo grande figlio di puttana ha ancora il potere di leggermi nella mente,ma io lo so che questi discorsi sono la droga che glieli fa fare,J non è così stronzo.
"Jonathan guarda che non esisti solo tu cazzo,la mia vita non gira in torno a te". Dico furiosa,chi diavolo pensa di essere per potermi parlare in questo modo,non hai il diritto di leggere la mia mente,non c'è l'hai più questo diritto.
"Invece si,puoi negarlo a chi vuoi ma tu sei qui con me ora". Mi sorride e vorrei spaccarli quella facci da sbruffone strafatto che si ritrova,lui pensa che io sia scontata,che qualsiasi cosa lui faccia io lo perdoni,si sbaglia di grosso se la pensa così,non ho più 17 anni.
"Hai ragione sai,chi cavolo me lo ha fatto di perdere tempo a rimanere in questo buco di città,ho perso 2 settimane della mia vita dietro a te,che stupida che sono stata a credere che ti interessasse qualcosa di me,tu sei uno stronzo malato del cazzo !". Urlo alzandomi dal divano.
"Sono quello che sono e non fingo di essere nessun'altro". Mi guarda negli occhi gelido, è impassibile,mi avvicino furiosa a lui e gli mollo un ceffone in piena faccia che subito mi fa sentire meglio.
"Ma chi cazzo sei tu ?! Dov'è andato a finire il Jonathan ch conoscevo ?! Fatti curare Dio mio". Mi pento subito di averlo toccato dalla sua espressione,si alza e mi sovrasta,ma dalla mia parte ho il fatto che lui è drogato e i suoi movimenti non sono così precisi come crede.
Avanza traballante con una falcata fino a raggiungermi e mi guarda dall'alto,deglutisco il groppo che ho in gola e lo fisso negli occhi.
Si piega per raggiungere la mia faccia e chiudo gli occhi a qualsiasi cosa venga dopo. Quasi tremo quando sento le sue labbra secche e fredde sulla mia fronte,vi lascia un bacio dolce prima di piegarsi ancora più giù nel mio orecchio.
"Grazie per avermi mostrato che senza di me sei forte comunque". Sussurra prima di accarezzarmi una guancia e sorridermi sghembo prima di cambiare espressione e urlarmi,
"Vai via". Dice forte e impassibile non guardandomi neanche,facendomi capire che il discorso per lui è terminato. Sono congelata da tutte le sequenze di immagine che sono capitate ora,è così facile far degenerare la situazione in un nano secondo,le cose andavano bene tra di noi. Sbatto la porta e scendo le scale a due a due. Merda non ho neanche la forza di piangere,sono distrutta psicologicamente oltre che fisicamente,il mio cuore batte all'impazzata e quando arrivo all'ultimo scalino vi crollo. Fissò il vuoto per un minuto e mi chiedo cosa io abbia fatto di male al Dio per meritarmi questo,perché l'amore fa così male ?.

Save me *[2 BOOK]*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora