Capitolo 3

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N.a : nella foto Machine Gun Kelly era veramente sotto l'effetto dell'eroina.

È seduto sulle piastrelle bianche e alza la testa di scatto quando mi vede,in mano ha la siringa già pronta e a terra ci sono il cucchiaio e l'accendino,nasconde la siringa dietro la schiena e il suo volto è duro.
"Claire esci da qua,vai di la". È serio e lo so che sta smaniando per colpa della voglia.
"Brown o thailandese?". Riferendomi alla tipologia di eroina che usa.
"Brown,costa troppo la bianca". Abbassa la testa con aria sconfitta,so che gli costa molto dirmi queste cose ma ho bisogno di sapere. La brown è meno pura,ciò significa che ci sono più sostanze di taglio.
"Ora vai di la". Mi ripete facendomi cenno con la testa. Rimaniamo in silenzio con solo i rumori provenienti dal salotto a farci compagnia.
"No..." scuoto la testa.
"Non è una tua decisione". Le parole sono dure e mi perforano il cuore.
"Come non era una mia decisione venirti a trovare,come non era una mia decisione restare in quella stanza quella fottuta notte,come non era una mia decisione il fatto che mi cacciassi..." dico dura sputandogli tutto.
"Claire non posso farmi davanti a te,lo capisci o no che questo ti ucciderà?!" Alza la voce alterato,le mani gli tremano e il naso gli cola,si gratta le gambe con la mano libera e il suo volto e ricoperto da un velo di sudore.
"Sta uccidendo anche te ma non per questo ti lascerò da solo,non puoi decidere Jonathan,hai perso ogni diritto su di me". Incrocio le braccia al petto.
"Claire..." sospira e i suoi occhi mi implorano.
"Non me ne andrò hai capito?!puoi anche urlare e chiamare Zoe o Alex ma io non me ne andrò comunque,non ti lascio qua da solo in un fottuto bagno". Urlo letteralmente e lui è disperato,posso leggerlo nei suoi occhi.
Si alza in piedi e appoggia la siringa sul lavandino, si sfila la cintura dai pantaloni e se la porta alla bocca,si dirige verso un mobile e tira fuori l'alcol e il cotone,ne mette un po' su questo e richiude tutto. Sospira e le mie mani tremano. Mi avvicino a lui lentamente e mi metto dietro di lui,lo attiro nella V delle mie gambe e lo faccio appoggiare al mio corpo,lo sento irrigidirsi ma poi accetta tutto questo.
Si toglie la felpa e rimane con le maniche corte,permettendomi di vedere le costellazioni sulle sue braccia. Si avvolge la cintura nel braccio sinistro e con i denti la stringe il più possibile,si tasta le vene in rilievo e ne trova una già precedentemente bucata,ci passa sopra il disinfettante e strofina per bene la zona.
"Chiudi gli occhi". Dice per poi sfilarsi l'apparecchio acustico dall'orecchio. Ora è completamente isolato da tutto e da tutti,da me. Sto letteralmente tremando e il sangue mi si sta gelando,un fischio forte proviene dalle mie orecchie e il caldo e il freddo mi assalgono.
Metto le mie braccia tremanti sulla sua vita tenendolo stretto,come quando mi portava in moto,posa di nuovo la siringa a terra e mi costringe ad appoggiare la fronte tra la spalla e il collo così da non permetterei di vedere.
L'ultima cosa che vedo prima di chiudere gli occhi è l'ago che buca la vena. Il mio respiro è veloce e la bocca è secca,prego Dio di non farlo stare male e dico tutte le preghiere come se fossero un mantra nella mia testa. Sento il suo corpo rilassarsi sotto il mio tocco e degli sbuffi vengono rilasciati dalla sua bocca,stacco la testa e appena lo faccio la sua testa ricade sul mio petto,ha la bocca semi aperta e un'espressione di puro piacere è insinuata nei suoi lineamenti,gli occhi gli si chiudono ma gli riapre dopo pochi minuti,quando vedo che il suo corpo si ciondola in avanti io lo riporto sul mio petto ed è la cosa più straziante che io abbia mai visto.
"Non immagini quanto io stia bene ora,le mie donne preferite sono insieme nella stessa stanza". Dice strascicando le parole,un senso di soffocamento si insinua in me,sposto Jonathan e mi fiondo sul water dove vomito anche l'anima.
"Non fare così". Boffonchia ma è inutile che io parli,non mi sentirebbe. Butto l'acqua e mi pulisco prima di tornare nella posizione di prima dietro di lui.
"Vai via". Continua,mi guarda ma i suoi occhi non sono attenti,sono così dispersi che mi fanno paura,non ha più le pupille tanto sono piccole,vedo solo lo sconfinato azzurro dei suoi occhi vacui. Alzo il dito e gli faccio cenno di no con esso.
Le lacrime mi scendono convulse dagli occhi e non riesco a trattenerle,lo scuoto dolcemente quando prova ad addormentarsi,si lecca le labbra asciutte e mi rendo solo ora conto che la siringa è ancora nel suo braccio,con mani tremanti la tolgo piano dal suo braccio,metto il tappino e la lancio lontana da noi.
Si fruga nelle tasche con movimenti lenti e quando trova il pacchetto di sigarette ci mette tre volte prima di accendersene una,sbuffa nuvole di fumo e la sua faccia è puramente appagata da tutto questo,non credo gli importi in questo momento delle lacrime che gli bagnano la fronte quando scendono da me,ringrazio che non possa sentire i miei singhiozzi in questo momento.
Rimaniamo per quasi tre ore seduti su questo pavimento freddo,lo tengo sveglio con le carezze che gli faccio sulla fronte o sulla guancia sfregiata e evito che si bruci con le sigarette che fuma,non ho mai smesso di piangere e anche se il mio corpo formicola tutto non ho intenzione di alzarmi.
La porta si apre lentamente e Zoe e Alex vi fanno capolinea. Gli occhi di Zoe sono rossi forse quanto i miei e non riesce a trattenere le lacrime quando ci vede.
"Claire". Mi richiama Alex dispiaciuto ma con faccia incazzata.
"Va tutto bene davvero". Tiro su con il naso e provo a fare un sorriso anche se le lacrime sgorgano ancora dai miei occhi.
"Sono voluta rimanere io qua,non poteva cacciarmi,ci ha provato ma gli ho detto che non me ne sarei andata,non ha più potere su di me". Sospiro e lui abbassa lo sguardo.
"Ciao ragazzi,ora mi alzo e andiamo da qualche parte". Bofonchia.
"Ma dove cazzo vuoi andare tu che non ti reggi neanche in piedi !" Urla Alex ma tanto sappiamo che Jonathan non lo può sentire.
"Amico sono fatto e...". Chiude gli occhi e io lo risveglio,sospira per poi alzarsi dal mio petto e da me,barcolla ma riesce ad arrivare alla siringa che si trova ai piedi di Alex,la raccoglie e la mette in tasca.
"Non si lanciano le spade ragazzina". Mi rimprovera girandosi verso di me,raccoglie anche le cose ai miei piedi e si rimette la cintura e la felpa,i suoi movimenti sono troppo lenti e fa fatica a rimettersi l'apparecchio acustico ma quando al quarto tentativo ci riesce tutti tiriamo un sospiro di sollievo.
Mi tende la mano e io l'afferro alzandomi.
"Andiamo da qualche parte ?". Trascina le parole e fa la stessa domanda di prima.
"No Jonny,fa troppo freddo tesoro". Dice Zoe e lui annuisce, abbasso lo sguardo a terra e noto affianco a me una goccia di sangue,mi paralizzo nel vederla,deve esserlo colata dal buco immagino. Un silenzio strano mi fa alzare la testa e guardano tutti e tre la goccia rossa affianco a me.
"Scusami tanto Zoe,ora pulisco tutto,mi dispiace tanto". Parla Jonathan quasi sofferente.
"Non fa niente davvero". Sorride triste lei.
"Si invece,ora pulisco". Barcolla fino a me e strappa un po' di carta igienica e cancella la macchia,prende anche il disinfettante e pulisce la piastrella per bene,ci mette tanto e più volte sono tentata di toccarlo per farlo svegliare quando si incanta,ma alla fine butta tutto e andiamo nel salotto.
"Ti senti bene?" Zoe mi tocca una spalla sussurrando al mio orecchio. No che non sto bene,sono talmente scioccata e spaventa che vorrei solo correre nel letto e rimanerci per giorni interi,ho ancora l'adrenalina nel sangue e il mio respiro non si è stabilizzato,ho la bocca secca e la pelle mi brucia per colpa del pianto.
"si davvero,sono solo stanca". Ci rimane male quando le dico così,lo sa bene che non è così eppure non insiste,l'amo per questo,non so neanche cosa dovrei dirle. Ho sempre giurato a me stessa che se avessi scelto questo lavoro non mi sarei fatta trasportare dalle emozioni,sarei stata impassibile e avrei mantenuto un'aspetto professionale,eppure quando tutto questo mi ha toccato oggi,non sono stata capace di reagire,tutt'ora non ne sono capace,mi sento come se dovessi ancora tenerlo sotto controllo,ho i nervi a fior di pelle e il mio corpo è teso. Io e Jonathan siamo seduti sul divano opposto a quello di Zoe e Alex,la mia cioccolata che non avevo finito giace sul tavolino da caffè fredda e ormai è da buttare.
"Claire?". Mi richiama Alex.
"Si scusa cosa?".
"Ti ho chiesto se ti andasse di venire da noi a pranzo". Mi ripete e io non permetto alla mia mente di pensare al ragazzo seduto o
di fianco a me.
"Si mi piacerebbe". Cerco di sorridere e lui annuisce.
"Ottimo,fratello te ci sarai?". Si rivolge a Jonathan che ha lo sguardo perso nel vuoto e io lo sfioro facendolo girare verso di me.
"Ti ha chiesto se domani ti va di andare pranzo da loro". Gli dico.
"Tu ci vai?". Si gira con la faccia verso di me,ha le palpebre così abbassate che mi è difficile vedere i suoi occhi.
"Si". Rispondo.
"Allora anche io". Mi sorride ma io non riesco a ricambiare.
"Faccio le lasagne,per te Claire va bene?".
Mi chiede Zoe.
"Si vanno benissimo". Le sorrido.
"Bene allora che lasagne siano".'sorride lei.
Mi giro verso Jonathan che è sdraiato sul divano immobile,ha gli occhi aperti ma non c'è con la testa,fa quasi paura,il viso pallido ha una sfumatura grigiastra e non sembra neanche umana,si muove di scatto e tira un colpo di tosse,si alza velocemente e io non ne capisco il motivo e corre verso il bagno quando poi sento il rumore del vomito scatto in piedi.
"Perché vomita ?". Chiedo preoccupata.
"A volte succede,non preoccuparti,è colpa di quella merda". Annuisco e mi dirigo del bagno dove vomita ancora.
"Va tutto bene Jonathan". Gli massaggio la schiena e gli tengo la fronte,quando finalmente ha finito si sciacqua la bocca e mi ringrazia.
"No va bene così davvero". Gli dico.
"No...sono uno stronzo Claire,non avrei dovuto farlo davanti a te...cosa cazzo sto facendo,che uomo di merda sono". Le lacrime si insinuano in lui e inizia a piangere,la sua fase down è iniziata,quando l'effetto dell'ero inizia a calare ecco che si ricorda di avere un corpo,ecco che si ricorda di avere sentimenti e sensi di colpa,sono al primo giorno e già voglio scappare,quanto ancora posso sopportare prima di mollare? Quando arriverà il momento che inizierò anche io a ragionare da tossica,sarà la fine e il nostro punto di rottura,spero di non arrivarci mai.
"Jonathan volevo rimanere io,non avresti potuto fare niente,va bene così" lo rassicuro.
"Io lo vedo come ti ho rovinata,io lo vedo davvero,sono un'uomo di merda perché vivo ancora". Tira su con il naso e ha il viso rosso con le lacrime spare ovunque.
"Ehi! Ehi ! Non dire mai più una cosa del genere! Mi hai capito?!" Urlo raggiungendolo e scuotendolo per il braccio.
"Sono un fallimento...una perdita di tempo". Io non lo riconosco più,il mio Jonathan una volta era sicuro di se stesso,era la mia roccia.
"Jonathan non è così,hai degli amici che sono la tua famiglia che ti amano da morire,Zoe ne morirebbe se ti sentisse,hai un fratello che ti vede come se fossi il suo eroe e hai me...". Dico alla fine balbettando.
"Tu mi odi". Replica.
"No,non è così...provo tanto affetto per te,ma provo anche tanta rabbia,ma non significa che io non ti voglia bene perché non è così". Lo attiro a me e lui si piega sul mio collo strofinando la sua fronte mentre piange disperato,la depressione è un'altro sintomo dell'eroina.
"Io non voglio essere così...non mi piace farti piangere". Sussurra e io massaggio la sua testa.
"Lo so,lo so" non riesco a dire altro perché in realtà è proprio quello che fa.
Si stacca da me e io gli tendo la mano che l'afferra prontamente,lo porto in salotto e lo faccio sedere,sono le tre del mattino e la stanchezza sta prendendo possesso del mio corpo,l'adrenalina l'ha abbandonato e ora mi trovo senza forze.
"Sei stanca Claire ?". Mi richiama Zoe.
"No davvero,posso farcela". Sorrido,ho parlato poco con loro questa sera,io sono venuta qua per loro e oggi gli ho trascurati.
"Vai a casa tesoro,riposati e domani verrai qua che ti farò mangiare le migliori lasagne della tua vita". Sorride e io annuisco.
Jonathan si alza in piedi così anche io,ci rimettiamo il giubbotto e tasto le tasche per cercare le chiavi della macchina che però non ci sono,merda le ha lui. Si tasta le tasche e le tira fuori trionfante.
"Jonathan..." Zoe fa un passo avanti preoccupata.
"Cosa ?". Chiede lui.
"Le chiavi della macchina...".
Me le porge e lei tira un sospiro di sollievo.
"Non la metterei in pericolo,lo so che non posso guidare". Sospira e lei annuisce. Si abbracciano e io faccio lo stesso con Alex.
"Mandami un messaggio appena arrivi a casa". Mi bacia sulla guancia Zoe.
"Ma certo,stai tranquilla". Lei annuisce e noi usciamo,il vento gelido mi colpisce la faccia facendomi rabbrividire,odio l'inverno.
Saliamo sulla macchina e accendo i riscaldamenti al massimo per cercare di ricreare il torpore caldo della casa di Zoe.
In strada non c'è nessuno ma il ghiaccio le ricopre in alcuni punti quindi guido piano,il silenzio mi penetra nelle orecchie e Jonathan ha la faccia rivolta verso il finestrino così da nascondermela. Dopo 15 minuti arrivo davanti ai casermoni grigi e mi giro verso di lui aspettando che esca,cosa che però non succede,non credo stia dormendo visto che con le mani gioca con un filo che esce dalla sua manica. Aspetto paziente ma dopo qualche minuti mi schiarisco la gola facendolo girare.
"Okay,come facciamo con la macchina?ti vengo a riprendere dom-" non mi lascia finire la frase che parla.
"Dormi da me..." la voce è supplichevole così come gli occhi.
"Io..." provo ma non termino nessuna frase.
"Lo so che non stiamo insieme e che siamo amici e non dovrei neanche chiedertelo ma solo per questa notte davvero..." continua lui,gli occhi sono vacui e le pupille sono inesistenti,ha lo sguardo perso e supplichevole,come se qualcosa lo spaventasse nel dormire in quella casa da solo. Sembra rassegnato a una mia negazione quando i minuti passano e la mia risposta tarda. Sospira abbassando la testa e le mie labbra parlano da sole come se non avessero un cervello.
"Va bene..." ma che diavolo sto facendo,Claire dovresti starli lontano,questo ragazzo sei anni fa ti ha trasformata nella donna fragile che sei ora,ti ha devastata in tutti i sensi e tu accetti di passare anche la notte con lui?! Ti brucerai e anche tanto.
"Grazie..." sussurra e io annuisco.
Lo seguo su per le scale fino al quinto piano e i miei polmoni mi chiedono pietà per il troppo sforzo.
Inserisce la chiave e al primo tentativo non c'entra il buco della serratura,così ci riprova e finalmente ci riesce,l'appartamento profuma di lui ma ogni volta che vi ci metto piede un brivido mi percorre la schiena facendomi inorridire,lo odio questo appartamento,possono cambiare la tappezzeria e anche ritinteggiare i muri ma l'orrore che si è consumato quella sera alleggia comunque nella casa,un'assassinio non si può cancellare.
"Dormirò sul divano così starai comoda nel letto". Mi sorride a malapena.
"No davvero,dormo io sul divano,sarai stanco". Parlo a macchinetta.
"No Claire...io mi alzo la notte...non mi rendo conto se faccio casino o no". dice con voce tremante ma dura. Annuisco cedendo a questa sua scelta e sospiro,ho solo bisogno di dormire.
Mi reco nel bagno e lavo i miei denti con il dito per poi togliermi le scarpe e dirigermi nella stanza da letto,anche questa è cambiata dall'ultima volta che vi feci capolinea,i muri non sono più crema ma sono semplicemente tinti di bianco,il copriletto nero e tirato su alla bene e meglio e tutte le cose che vi erano sono sparite,solo il bong e la chitarra sono rimasti al loro posto,noto invece un cestino giallo sotto la scrivania spinto nel fondo per non essere visto, capisco che è il contenitore delle siringhe usate,distolgo lo sguardo e cerco di non guardarmi in giro per evitare che guardi cose spiacevoli che la mia mente possa ricordare.
"Ehm...ti ho messo dei vestiti sul letto...lo capisco se non li vuoi usare,sono puliti te lo giuro,non sembrano molto comodi i tuoi Jeans". Balbetta indicandomi una maglia a maniche lunghe grigia e dei pantaloncini neri.
"Ho scelto la maglia che metto di meno Claire,non mi sono mai bucato con quella in dosso,lo comprata da poco" mi rivela imbarazzato come se pensasse che io mi schifi di indossare la sua roba.
"Va benissimo grazie". Gli sorrido e lui annuisce,chiude la porta alle sue spalle e io mi vesto velocemente,la maglia mi sta enorme così come i pantaloncini che però rimbocco più volte sui fianchi affinché siano più corti e meno larghi. La maglietta ha solo una leggera traccia del suo profumo e segretamente sono un po' triste anche se non lo ammetterò mai.
"Posso entrare?". Bussa e io corro ad aprirli,ha cambiato i suoi vestiti con una maglietta simile alla mia ma nera e dei pantaloncini del medesimo colore. Abbasso lo sguardo sulle sue gambe magre e bianche e con orrore scopro dei piccoli lividi di buco vicino ai tatuaggi,ci sono anche delle scorticature segno delle sue unghie durante le crisi di astinenza.
"Ti stanno grandi". Mi schernisce e io annuisco guardandolo.
"Ricordo che le mie magliette le usavi come vestiti". Sorride e io deglutisco al ricordo.
"Ho cambiato le lenzuola...è tutto pulito davvero".
"Jonathan basta davvero,non mi fai schifo o cosa,lo so che sei pulito davvero,mi hai detto che non hai malattie e io mi fido". Parlo rassicurandolo.
"Lo so ma...mi drogo quindi...può fare schifo alla gente la mia roba". Si gratta la testa.
"Io non sono un estranea,ti conosco". Dico con una punta di fastidio e lui annuisce.
"A-allora buona notte". Chiude la porta e io annuisco,spegno la luce e la camera piomba nel buio,deglutisco e mi metto sotto le coperte titubante. Profumano di ammorbidente e di lui,mi sento in soggezione  in questo letto, se chiudo gli occhi posso ancora vedere tutte le volte che lo abbiamo fatto,posso sentire tutte le urla e i baci che ci siamo scambiati,posso vedere ancora tutte le litigate e posso ancora sentire il colpo di quella pistola. Apro gli occhi immediatamente e il mio respiro è irregolare,guardo l'ora e sono le 4 del mattino e  sono stanca morta,ho troppi pensieri per la testa e non riesco a farli andare via così da permettermi di dormire,sento un rumore che proviene dal salotto e capisco che è Jonathan. La paura si impossessa di me,e se sta male ?! Magari ha una crisi e io non sono lì per aiutarlo. Mi alzo velocemente e apro la porta lentamente per non far rumore,cammino in punta di piedi con il cuore che mi scoppia,il salotto è illuminato da una fioca luce che proviene dal televisivo senza volume.
"Clair ?". Sento la sua voce e finalmente respiro,grazie a Dio sta bene.
Alzo lo sguardo e lo vedo vicino alla finestra spalancata che mi fissa.
Cerco di regolarizzare il mio respiro che per un paio di minuti è andato in panne. Si avvicina lentamente e io sospiro,mi fa cenno con la mano di aspettare e si mette l'apparecchio acustico per poi tornare a me.
"Stai bene ?". Mi chiede preoccupato e io annuisco.
"Non dormi?".
"No...non riesco". Mi rivela grattandosi la testa imbarazzato,sappiamo entrambi il perché.
"E tu?". Mi chiede.
"Forse sono troppo stanca e non ci riesco". Sospiro. Mi siedo sul divano dove ci sono le coperte e mi copro le gambe,si siede vicino a me e abbassa le maniche della maglietta.
Noto la siringa e il cucchiaio sul tavolo,Dio che schifo.
"Scusa,tolgo tutto". Si alza e io lo blocco.
"È casa tua Jonathan,puoi lasciare la tua roba dove ti pare".
"Non importa,te sei qua e non è bello". Gli lascio il braccio e lui mette via la roba in un cassetto.
"Hai freddo?". Mi chiede quando nota che mi stringo di più nelle coperte.
"Un po'". Rivelo.
"A volte il riscaldamento fa capricci mi dispiace". Si avvicina di più.
"Però ho queste...giuro che non lo faccio per...solo per riscaldarti". Allarga le braccia e io mi metto più vicina sul suo fianco mente lui abbassa il braccio strofinandomi la mano sul tessuto della sua maglietta nel tentativo di scaldarmi.
"Claire è tardi dovresti dormire". Parla lui.
"Lo so,è che..." non finisco la frase.
"Continua". Mi sprona.
"Questo appartamento...ho gli incubi,quando chiudo gli occhi...ho paura che tu stia male e che io non riesca a sentirti". Gli rivelo.
"Claire...io sto bene davvero". Mi rassicura accarezzando il mio braccio.
"Si ma-" mi interrompe.
"Se stessi male ti chiamerei credimi".
"Giuramelo...giurami che mi chiami". Lo guardo negli occhi.
"te lo giuro,ora dormi,è tardi". Mi sorride e io annuisco,chiudo gli occhi stanca e mi accoccolo tra il suo fianco e le sue costole,non mi sentivo così al sicuro da quando...da quando ci siamo lasciati.
"Quanto sei bella...non meritavi niente di tutto questo...cosa cazzo ti ho fatto". Lo sento sussurrare mentre con le dita accarezza il mio volto,una lacrima scende dai miei occhi chiusi e viene subito raccolta da lui,la mente mi si sgombera e io finalmente cado in un sogno profondo.

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