Capitolo 1

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[Jimin POV]

«Jimin-ah?»
«Mh?»
«Puoi passarmi l’acqua?»
«Mh, certo»

Mi alzo e raggiungo il tavolo, non posso far a meno di pensare quale forza mistica abbia indotto Taehyung a voler provare e riprovare passi della coreografia oggi, durante un giorno libero.
Libero.

Non abbiamo quasi mai tempo per noi stessi, brevi momenti sì, capitano. Ma giorni? Raramente. Nessuno lo considererebbe strano se io, Hobi o Jungkook decidessimo di sacrificare queste ore d’oro ballando, ma Taehyung? Lo stesso Taehyung i cui hobby si riassumono prevalentemente in anime, videogiochi, dormire, mangiare, YouTube, e ancora mangiare? Nah. Non è da lui.

Prendo la bottiglietta e gliela porgo, mi sorride leggermente, fronte ancora corrugata per colpa di quel passo della coreografia che, a quanto dice lui, deve migliorare.
È perfetto invece, ma non lo capisce.

Mi sfiora la mano prendendo la bottiglietta e si lascia cadere sedendosi sul pavimento, iniziando a bere l’acqua e a liberare la mente, almeno per quei pochi minuti di pausa.

Sudato e stanco, ma con la soddisfazione stampata in faccia, chiude gli occhi e piega indietro la testa gustando sempre più l'acqua, come un viaggiatore assetato in un deserto, che scena.

«Tae non fare il melodrammatico, sono passate solo due ore.» Ancora mi fa strano credere che abbia preferito due ore di danza a molte più di sonno. «Mh» mi sorride, non dice altro e continua a bere.

Ripenso a prima, quando con due occhioloni da cucciolo di labrador mi ha chiesto di aiutarlo riguardo i suoi “difetti di performance” (come li ha definiti lui) e io? Potevo dire di no? Una richiesta del genere da lui non l'avrei mai più risentita.
Ed eccolo lì che deglutisce con enfasi perché sì, deve fare l'idiota.

Piccole gocce d'acqua gli scivolano sul viso abbronzato e scendono verso l’altrettanto scuro collo, che invidia. Non l'ha mai cercata l'abbronzatura, semplicemente madre natura (aka melatonina) ha deciso di graziarlo con un ulteriore pregio estetico. Come se quegli occhi e tutto ciò che hanno attorno non bastassero.

Come se quelle labbra definite non facessero già abbastanza danni solo guardandole. Morbide e aperte mentre accolgono decise l’acqua, ma allo stesso tempo sbadate quando si lasciano scappare gocce dall’angolo destro della bocca. Piccole fastidiose particelle di H2O che hanno la fortuna di tracciare il loro cammino lungo la curva del suo mento e scendere beatamente verso il collo, lasciando dietro di sè soltanto una scia sbiadita di umidità.

Scie che sostituirei volentieri con un altro tipo di segni.

Merda.
No.
Smettila.
Smettila di guardare il tuo migliore amico in quel modo. Non è un barbecue e tu non sei un cane, non fissarlo.

«Stai fissando.»
Di colpo alzo lo sguardo, prima così palesemente puntato sul suo collo, per incontrare due occhi maliziosi e stanchi.

Oh. Ha smesso di bere.
Mi guarda incuriosito, ancora seduto a terra, con in mano la bottiglietta chiusa e vuota; non so se evitare di rispondergli o mentire spudoratamente.
Opto velocemente per la seconda.

«M-Mh?»

«Stavi fissando il mio collo.»

«N-no, Tae. Guardavo come hai finito per bagnarti il collo della maglietta facendo l’idiota, idiota.»

«Mh?» Si guarda la maglietta sorpreso. È fradicia. Principalmente per lo sforzo e il sudore di due ore di coreografie, più che per l’acqua, ma non importa. Il tessuto si è fatto più aderente al torso e sottolinea innocentemente le sue curve e i suoi muscoli, appena accennati.

your heart fits like a key  | vminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora