Goodbye Charlie.

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VERITY'S POV

<Ti avevo avvertito!>

<Mi faccia spiegare...>

<Silenzio! Sono stanco, Puth, sono stanco di questo tuo atteggiamento!>

<Ma io...>

<Niente ma, eri già stato avvisato una volta, e adesso vengo a sapere che ti sei permesso di alzare le mani! Ma stai scherzando!? Comportarsi da bullo in queste mura!? Assolutamente no, Charlie, tu non hai ben capito che ruolo hai qua dentro. Ora sbrigati, vai a fare le valigie, io ti chiamo un taxi.>

<Signore, lei non capisce! Io volevo solo...>

<Fuori di qui!!>

Uscì dall'ufficio di Texer con la faccia da cane bastonato, ma sbattè la porta con una rabbia tale da farmi sussultare.

Non riuscivo a guardarlo senza piangere, trattenere le lacrime fu per me un enorme sforzo.

Lo accompagnai in camera senza dire niente, anche se ero sul punto di gridare. Mi sentivo così coinvolta in questa storia che avrei preferito andarmene io.

Entrammo in stanza e, silenziosamente, si cambiò nel bagno mettendo gli indumenti della NTC nell'armadio.

Non avevamo bagagli, ogni cosa che avevamo era offerta dalla casa.

Charlie non meritava questo. Lo conosco, non è un individuo violento e non necessitava di essere allontanato. Secondo me, ha solo avuto un momento difficile. Un momento in cui non ci ha visto più, causato dalla reazione inaspettata di Shawn. Andiamo, anche io me la sarei presa se qualcuno mi avesse spinta. Certo, non gli avrei sfondato il naso, ma comunque non ne sarei stata contenta.

E lo guardavo, mentre prendeva le sue cose, si riempiva le tasche con i suoi oggetti e si allacciava meglio le scarpe.

<Cos'hai da guardare?> mi chiese, regalandomi uno sguardo.

<Non andartene.>

Bella mossa, Verity.

<Devo, cazzo. Non vedi che mi stanno mandando via?> mi rispose con tono rabbioso.

<Non hai fatto niente di male! Non puoi andartene, non puoi!>

<Porca puttana, Verity, mi stai facendo pesare tutto questo molto di più!>

Sentivo che le mie lacrime stavano per fare la loro comparsa, abbassai il capo per non farglielo notare.

<Hey...> mi si avvicinò.

Alzai il capo spostando i capelli, poi tirai su col naso e lo guardai.

<Stai piangendo?> un sorriso debolissimo comparve sulle sue labbra.

<No.> dovevo sembrare impassibile.

<Come mai ti preoccupi per me? Cosa ti cambia se me ne vado o no?>

"Cosa ti cambia se me ne vado o no?"

Quelle parole mi fecero rabbrividire, una scossa si fece spazio lungo la mia spina dorsale.

Mi importa Charlie, mi importa. Se se ne va, corro il rischio di non vederlo più. E permetterei al destino di giocare con me, cosa che non voglio.

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