Secrets (Parte 2)

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CHARLIE'S POV

<Potrebbero cacciarmi da qui.> ero sconvolto.

E da quel che vedevano i miei occhi, non ero l'unico.

Il suo viso era contorto e formava una smorfia.

<Perchè ti vogliono cacciare?> chiese, allarmata.

Questa sua reazione mi strappò un sorriso. Sembrava quasi che tenesse a me.

<E cos' ha da sorridere?> continuò, con la faccia di una piccola ingenua.

Più faceva così, più la trovavo tenera.

<Allora? Non mi rispondi?>

Ovviamente non le dissi la verità.

Texer mi aveva convocato per un "atto violento contro un dipendente" e si riferiva a quel cocco di mamma di Mendes.
Quando avevamo avuto quella conversazione un po' turbolenta, beh, c'era gente che aveva assistito. Qualche stronzo ficcanaso avrà sicuramente fatto la spia al superiore.

Se lo avessi detto a Verity si sarebbe intromessa, chiedendomi del mio battibecco con Shawn. Cosa le avrei risposto? "Abbiamo litigato per te" ? Ma anche no.

<Non so, mi ha detto che non funziono.> fu la prima menzogna credibile che mi venne in mente.

Mi scrutò un po' dall'alto al basso come se stesse cercando qualcosa di vero in me.

<Tu non me la racconti giusta.> disse, con un sorrisetto quasi provocante.

Non riuscii a fare a meno di mordermi il labbro inferiore. Era così bella, ma così proibita.

<Neanche tu me la racconti giusta, pagliaccia. So che quel bel livido che hai sulla mano non è stato per una caduta.> le risposi.

<Oh, abbiamo anche un dottore qui.> mi prese in giro, guardandosi la mano di cui avevo parlato.

Rimanemmo in silenzio per un po'.

<Io...ho sbattuto la mano contro il muro...> aggiunse, con un tono che accennava alla consapevolezza di aver fatto qualcosa di cui ci si è pentiti.

<Perchè lo hai fatto?>

<Un...un momento di debolezza...per quello che mi ha detto Selena...io...scusa.> terminò la frase cominciando a piangere.

Non mi è mai capitato di dover consolare qualcuno, mi trovai spiazzato.

<No, no, non piangere.>

Le sue lacrime continuavano a bagnarle il viso, abbracciarla fu una cosa che mi venne spontanea.

La tenni stretta al mio petto, mentre sentivo il suo muoversi irregolarmente. Le accarezzai la schiena e appoggiai il mento sulla sua testa per farla sentire più al sicuro, come faceva mia madre con me.

Quell'abbraccio fece, forse, meglio a me che a lei. La sentivo più vicina a me, la sentivo più mia.

"Ti vorrei sentire anche per un istante, ti vorrei abbracciare come ho fatto sempre, ti vorrei guardare senza dire niente, lasciare indietro quello che non serve. Capire che anche per te è importante."

Fu lei ad interrompere quel contatto.

<Scusami, io non...> disse, alzandosi, ma io la presi per il braccio e la riportai alla posizione iniziale.

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