7. Mamma.

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Morta.

Mia madre è morta.

La persona più importante della mia vita se ne è andata via.

Non ho più la mia mamma, la mia migliore amica.

Non ho più il mio punto di riferimento.

Non potrò più dirle "Oggi prendo l'aereo e vengo in Italia, mamma."

Non potrò più raccontarle dei miei amori, o dei miei litigi, di come va qui a Los Angeles.

Non potrò più sentirmi protetta fra le sue braccia, non potrò più avere un suo abbraccio protettivo.

Pongo fine alla chiamata.

Mi sento crollare il mondo addosso, e inizio a correre, correre verso la porta, varcarla e scappare via.

Non so dove sto andando, so solo che sto correndo, sto correndo veloce ed ho le lacrime che mi bagnano il viso e il cuore in frantumi.

Vorrei tanto scappare lontano, sapere dove sto andando e rifugiarmi.

Ed ecco la prima chiamata di Ray.

Poi Amerique.

Spengo il telefono, e inizio a correre ancora più forte.

Sento un clacson suonare forte, fin troppo, poi le mie urla e infine il buio.

_

Apro gli occhi.

Non so dove mi trovo.

"Mamma, dove sei?"

Quelle tre parole escono veloci dalla mia bocca, non so dove sono, con chi sono e perché non sono nel mio letto.

Intravedo Ray seduto accanto al mio letto, e quando finalmente la mente mi aiuta a ricordare, tutto mi è più chiaro.

Valeria mi ha chiamata, perché mia madre è... È quella parola che faccio fatica a pronunciare.

Così ho iniziato a correre, e un'auto mi ha investita.

Sono in ospedale.

Sobbalzo.

"Devo andare a casa." Esclamo, guardando Ray negli occhi.

"Non puoi, ragazzina. Devi restare qui almeno fino a domani, ha detto il Dr. Jason."

"Ho detto che devo andare a casa. Ray, cazzo. Mia madre è morta, e io non ho intenzione di restare in un ospedale."

Quando pronuncio quelle parole, un uomo alto più o meno 1.90, mi si presenta dinanzi agli occhi.

"Salve, Signorina Gucci? Come si sente?"

"Sto bene. Devo andare a casa."

"Sì, signorina. La possiamo dimettere, ma stia attenta."

E tu vaffanculo.

"Certo."

Esco di corsa da quell'ospedale.

E un fiume di lacrima straripa sul mio viso.

"Vieni qui, ragazzina." Ray, apre le braccia, invitandomi ad abbracciarlo.

E così faccio.

Mi lascio abbracciare, lasciando che le mie lacrime gli bagnino la maglietta.

Sento le sue mani intecciarsi fra i miei capelli, e poi accarezzarmi lungo la schiena.

Sto soffrendo, sto soffrendo tanto.

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