Non sapevo cosa fare. Restai per più di un'ora sdraiata sul letto a guardare la pietra. Era leggera e non troppo lunga. Kalea è stata molto gentlie a darmela. Ogni volta che stavo con lei mi sentivo al sicuro, protetta. Mi alzai dal letto e uscì dalla stanza. Decisi di percorrere il corridoio. Ogni porta era segnata con un numero e certe avevano appesi dei folgi con un nome. Quando arrivai alla fine c'era un bivio. Guardai a destra e si apriva un altro corridoio mentre a sinistra c'era un tavolino con due poltrone ai fianchi. Seduto su una di queste poltrone c'era Scott. Stava leggendo un libro ed era troppo concentrato per notarmi. La sua belezza era molto particolare. I capelli gli arrivavano alle spalle ma non erano molto grossi e gli occhi erano sottili e sembrava che gli stesse socchiudendo. Mi avvicinai a lui, sedendomi sulla poltrona. Lo guardai. Non mi degnava di uno sguardo. Così provai a parlargli - È molto grande questo posto - lui non si mosse. Mi presi le mani - Ti sei mai perso? - niente - Come hai conosciuto gli altri? - fu allora che ebbi una reazione. Mise il libro sulle gambe e mi guardò male - Se non lo hai notato sto leggendo -
- Lo notato -
- E allora lasciami in pace -
- Ma non conosco nessuno: Michelle non so dov'è, mia sorella è andata via e tu sei l'unico da queste parti - lui mi guardò - Tua sorella, non sembra che tu la conesca bene -
- Ho scoperto solo ieri che lo era. Perchè? -
- Non si è mai comportata così. Di solito è seria e non parla quasi mai, mentre con te è gentile e la tratti in un modo che nessun' altro fa. Si vede che ci tiene a te - annuì. Ne ero felice, io ci tenevo a lei - Tu la conosci? - scosse la testa - Di vista, non ci ho mai parlato. Lo fa solo quando ci sono guai ma, il fatto, è che lei ci conosce tutti. Sa come ci chiamiamo, cosa ci piace e perfino cosa stiamo per fare. Ellen la conosce meglio di tutti perchè ne combina sempre una ma l'unica che la conosce davvero sei tu - parlava in modo lento e rilassato - Io non la conosco per niente. Ieri diceva di odiarmi e oggi che mi vuole bene, detto con parole sue: che mi ama. Io non la capisco proprio, è imprevedibile - lui sorrise - È qui che ti sbagli, le scelte che fa sono, invece, molto prevedibili. Te ne accorgerai - annuì - Allora, visto che stiamo ancora giocando a "che creatura fantastica sei " mi dici cosa saresti? - lui abbassò lo sguardo - Non posso dirlo -
- Perchè no? -
- Essere chi sei è molto personale e ti apri alle persone solo in parte, certe cose le tieni nascoste e preferisco non dire che cosa sono -
- Ok, visto che non me lo vuoi dire sai che cosa sono io? - lui alzò lo sguardo- Ogni persona qua dentro ha una caratteristica che la definisce: solo a guardarlo puoi capire che creatura è - alzai le mani - Quindi? Cosa sono? - mi guardò - È questo il problema. Non lo so - trattenni il respiro - Cosa vuol dire che non lo sai? -
- Non hai nessuna caratteristica di nessuna creatura. Ti ho osservata ma non ho tovato nulla. Sei molto simile ad un angelo ma non lo sei. Non capisco, non mi è mai successo -
- Bhe allora troviamo degli indizi. Sono simile ad un angelo? Dimmi come sono gli angeli - alzò la testa per pensare. Notai che aveva una cicatrice sul collo - Sono molto allegri, la loro luce ti invade redentoti sollevato, sono gentili con tutti e hanno la postura dritta. Sono persone solari e la tristezza non è un loro optional. Ti aiutano sempre e non si arrendono mai. A volte sono fin troppo agitati - lo guardai. Se Michelle era così allora saremmo andate molto d'accordo e abbiamo già iniziato bene - Io sono una Johannesburg, questo ti dice niente? -
- Che è molto probabile che tu sei un angelo ma non credo che tu lo sia -
- Perchè? -
- Perchè sei triste e stai soffrendo molto - mi irrigidì - Come fai a saperlo? -
- Lo sento - abassai lo sguardo. - Se posso vorrei sapere perchè -
- Un mio amico è morto ed è stata colpa mia. L'ho mandato via ed è morto, se sarebbe restato con me non gli sarebbe capitato nulla. Ho abbandonato i miei amici quando avevano più bisogno di me. Se non avessi detto a Tom di andarsene, se avessi deciso di parlare con lui, ora sarebbe tutto diverso - Scott restò fermo, mi stava guardando - Sai, certe cose sono inevitabili. Accadono per un motivo. Se le sposti per un altro giorno poi dovarai sempre farle. Sono come lo studio: lo sposti sempre ma arriverà il giorno in qui dovrai prendere il libro e leggerlo - lo guardai - Stai dicendo che quello che è successo a Tom sarebbe successo comunque? -
- Se tu avessi deciso di parlargli cosa ti garantisce che quello che gli è successo non sarebbe accaduto quando se ne sarebbe andato? O il giorno dopo? Non è stata colpa tua Gwen - annuì - E allora perchè mi sembra che sia così? -
- Perchè era un tuo amico. Scommetto che anche gli altri tuoi amici si sentono così. I motivi possono cambiare. Non è stata colpa loro o tua, ma della vita. Se doveva succedere sarebbe successo prima o poi - quello che stava dicendo, poche settimane fa non ci avrei creduto ma ora mi sembra sensato - Grazie - gli sorrisi. Mi sembrò stupito e si alzò agitato - Non ho fatto nulla, ho detto solo quello che penso. Ora se non ti dispiace vado a finire il libro in camera mia - girò l'angolo e scomparse. Io rimasi li a guardare il vuoto. Ero stufa di sentirmi triste e indifesa, questa sera mi starei divertita. E molto.
STAI LEGGENDO
Angel Of The Dark
ParanormalGwen è una ragazza molto popolare a scuola ed è molto legata ai suoi amici. È all'ultimo anno di scuola e vuole che tutto sia perfetto. La sua vita è stata normale fino a quando una ragazza si trasferisce nella sua stessa scuola e sembra sapere cose...