Capitolo 3

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Rimango a fissare dal basso la figura davanti a me. Un ragazzo probabilmente della mia età con i capelli castani tirati all'indietro con del gel e gli occhi blu profondo, rimango incantata a guardarli. I lineamenti del viso sono perfetti, indossa una maglietta bianca, grazie ad essa riesco intravedere il suo fisico scolpito ricoperto di tatuaggi.

"Stai attenta dove vai!" impreca il ragazzo davanti a me, mi rialzo in piedi.

"Scusami? Stai attento tu!" ribatto alzando la voce facendo così attirare l'attenzione di molti.

"Sei solo una mocciosetta." ride.

È tanto bello quanto insopportabile. "E tu uno stupido senza cervello." gli sbraito in faccia.

Chi si crede di essere per chiamarmi in quel modo? Il Re di tutti? Per me è solo il Re del nulla.

Me ne vado ma vengo trattenuta per il polso.

"Non scherzare con me piccola." ritiro il braccio e me ne vado.

Fortunatamente non vengo più fermata. Me ne ritorno a casa, prima però vorrei fare una passeggiata in riva al mare.

Dopo quella conversazione irritante con quel ragazzo, ho proprio bisogno di rilassarmi.Basta poco per mandarmi i nervi a cento.

La spiaggia non è molto lontana, infatti l'ho raggiunta in pochi minuti. Il mare è calmo, con poche onde basse.

Mi è mancato questo suono, le onde che si schiantano contro la scogliera, i gabbiani, è rilassante.

Sono così sovrappensiero che non mi accorgo di aver camminato troppo. Dovrei stendermi per riposarmi, infatti è quello che faccio.

Mi siedo sulla sabbia e chiudo gli occhi. Questo riposo viene interrotto da un gruppetto di ragazzi che urlano tra loro.

Noto che tra di loro c'è Matt, è senza maglietta e ha addosso solo i boxer.

Come è possibile che tutti i ragazzi in questa città hanno un fisico come quelli della pubblicità di play boy?

Non ne ho ancora visto uno di corporatura normale, ne dubito che ce ne siano.

Solo ora mi accorgo di star fissando Matt. Appena si accorge me mi saluta urlando il mio nome.

Tutti i suoi amici si girano dalla mia parte, la mia faccia si sta scaldando.

"Mi stai seguendo per caso?" riconosco questa voce.

Cristo, perché lui?

"No, perché dovrei seguirti?"

"Perché magari sono bello." sorride malizioso avvicinandosi.

"Patetico."

"Stalker." ride. Nonostante sia insopportabile, ha una risata bellissima.

"Senti, non so cosa io ti abbia fatto, scusami, ma ti prego lasciami in pace, non so il tuo nome, quanti anni hai o dove abiti. Preferirei rimanessimo sconosciuti." fingo un sorriso e giro i tacchi.

Per evitare di incontrare altra gente per strada, è meglio che me ne torni a casa.

Come può una città così bella essere frequentata da certe gente?

Mentre io sono immersa tra i miei pensieri non mi accorgo del rumore dei clascson delle macchine e dei taxi. Cavolo sono in mezzo alla strada.

Che giorno è questo? Il giorno tutti contro Jennifer?

Corro subito dall'altra parte per evitare che i clacson mi suonino per l'ennesima volta.

Finalmente sono arrivata a casa. E pensare che è passata solo una mattina, mi aspetterà una lunga giornata.

"Oh, Jennifer, giusto in tempo. Ho preparato" la voce di Adrian viene interrotta da quella di Andrew.

"Abiamo preparato. Jen, tuo fratello è un vero disastro in cucina." entrambi ridiamo, tranne Adrian che ci guarda male.

"Guardate che sono qui." sventola la mano, "E comunque, prima che qualcuno mi interrompesse, abbiamo preparato le lasagne." salto sul posto battendo le mani felice.

Allora anche a Jennifer Wilson succedono cose belle.

Raggiungo i due che sono già a tavola e mi accomodo. Prendo una porzione di lasagne e con la forchetta ne prendo un pezzetto.

"Mmh." è veramente buono, "Andrew sarai il cuoco di casa." ironizzo.

"Ho collaborato anch'io."

"Adrian, non sai nemmeno cucinare dei pancakes, devi accettare la realtà." lo consolo accarezandogli la spalla per poi scoppiare in risata.

Andrew si unisce e alla fine anche mio fratello.

Appena tutti abbiamo finito le lasagne andiamo sul divano.

"Jen" la mia attenzione viene attirata dalla voce di Adrian, mi giro dalla sua parte, "stasera ci sarà una festa di inizio anno, vuoi venire?"

Potrà essere un'occasione per incontrare nuova gente e magari stringere amicizia.

La giornata vola, sono quasi le nove ed io sono qui davanti al mio armadio a scegliere cosa mettermi per la festa.

'Com'è possibile che quando mi serve qualcosa non la trovo mai' -dico tra me e me cercando qualche vestito.

Inutile, dato che io non li indosso mai. Prendo una camicia bianca e dei pantaloni neri.

Abbinate con queste mi metto le Vans, detto sinceramente, preferisco mettermi un fottuto vestito che i tacchi.

Mi trucco leggera, solo del mascara e un lucida labbra, il giusto per essere più presentabile.

"Jennifer è tardi!" sento mio fratello urlare dal piano di sotto.

"Arrivo." mi do un'occhiata veloce allo specchio e scappo, prima che mio fratello si lamenti per l'ennesima volta del fatto che sono in ritardo.

Appena raggiungo i due di sotto, Adrian e il suo amichetto scoppiano in risata. Li guardo confusa non capendo che cosa sta succedendo.

"Stiamo andando ad una festa, non in chiesa." commenta Andrew indicando il mio abbigliamento.

"Cosa c'è di male? Non avete mai visto nessuna ragazza andare ad una festa con dei pantaloni al posto di una minigonna?"

Non ricevo alcuna risposta, ho già capito, di solito le ragazze alle feste ci vanno anche in mutande.

Ci dirigiamo tutti verso l'auto di mio fratello.

Ovviamente io mi siedo nei sedili posteriori. Mi appoggio con la testa sul finestrino e guardo la città che mi scorre sotto gli occhi.

Arriviamo davanti ad una grande casa, una villa direi. Fuori ci sono molti ragazzi che barcollano, altri che bevono e fumano e altri ancora che vomitano.

"Stammi vicino, almeno non ti perderai." mi sussurra all'orecchio mio fratello non appena entriamo dentro.

Mi aggrappo a lui tenendoli stretto il braccio. Non mi sento per niente a mio agio.

Ci sono persone che sono più che ubriache, bottiglie di birra e vodka a giro e persone che ballano, più che ballare quello lo chiamerei strusciare sulle persone.

Non sarei dovuta venire a questa festa. Ci sediamo su dei divanetti rossi infondo alla stanza.

Adrian si alza con Andrew, vanno a prendere da bere. Fortunatamente non dovevo rimanere da sola.

"Cosa vuoi bere?"

"Acqua."

"Sorellina siamo ad una festa, lasciati andare."

"Ho detto che voglio acqua."

Mio fratello se ne va scomparendo tra la folla, mentre io me ne sto qui, da sola, in mezzo a gente che non conosco.

Una ragazza si avvicina e si siede sul divanetto accanto al mio. Sembra annoiata e non interessata alla festa.

"Ti stai divertendo?"

.....

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