Capitolo 13.

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Viaggiare in aereo è la cosa più assurda che abbia mai fatto, sopratutto se è un jet privato che mi permette di andare avanti e dietro e osservare dall'oblò il paesaggio che scorre sotto di noi. Mi accomodo sul sedile di fronte ad Alastair, e dopo essermi tolta gli anfibi incrocio le gambe, continuando a guardare le nuvole ed il sole all'orizzonte, incantata. L'uomo di fronte è molto più tranquillo di me, totalmente rilassato, intento a leggere alcuni fogli mentre beve del liquido ambrato in un bicchiere di cristallo.

"Sembri una bambina la prima volta al parco."

Tiene lo sguardo basso, firma alcuni documenti, ma sta sorridendo.

"Non sono mai salita su un aereo prima d'ora." dico cercando di calmarmi un poco, e con lieve imbarazzo.

Lui alza lo sguardo su di me, stupito.

"Mi pareva di aver capito che anche tu avessi viaggiato. Conosci il francese come solo una persona che ci ha vissuto può sapere: hai l'accento parigino."

Beve l'ultimo sorso di quella roba, posa il bicchiere sul tavolino e dopo aver incrociato le mani mi fa un cenno con la testa di proseguire.

"A dire il vero, oltre al francese, conosco l'italiano, lo spagnolo e un po' di russo." dico godendomi la sua espressione sempre più stupita.

E da quando in qua te ne vanti?

Mai vantata, ma è buffo vedere la sua faccia.

"E' stato Renè ad insegnarmi tutto ciò che so." dico tranquilla, facendo spallucce.

Strano, di solito non condivido mai volentieri il passato.

Con Alastair stavi condividendo molto di più.

Sorrido tra me, scatenando la curiosità dell'uomo.

"A cosa stai pensando?"

"Io... a niente." ridacchio.

Mi sposto una ciocca di capelli e continuo.

"Non ho mai viaggiato in senso letterale, ma con Renè ho viaggiato tanto con la mente come non puoi capire. Mi ha raccontato dei posti che ha visto, luoghi bellissimi in cui ha vissuto. Tutto quello che conosco e come sono lo devo a lui, nel bene e nel male."

"Perché non ti ci ha mai portata?"

"Non lo so, onestamente. Ho chiesto tante volte a lui e mia madre di fare un viaggio, al tempo potevamo permettercelo ma trovavano sempre delle scuse: io avevo la scuola, loro dovevano lavorare. So che mi nascondevano qualcosa, però non indagavo, ero felice, avevo una bella famiglia e mi andava bene." anche se ci ho provato, non sono riuscita del tutto a nascondere la malinconia.

Alastair sta per dire qualcosa ma viene interrotto dalla voce del pilota all'altoparlante.

"Signore, stiamo per atterrare."

Dimenticando il discorso iniziato, ci allacciamo le cinture ed io mi perdo nuovamente col naso attaccato al vetro, intenta a guardare un panorama mai visto prima.
Nell'arco di mezz'ora siamo a terra, il jet è fermo e Alastair sta dando indicazioni al pilota.

Lo vedo poi sbucare con qualcosa in mano che mi sventola vicino al viso.

"Che cos'è?"

"Le chiavi della nostra auto." dice semplicemente.

"Quale auto?" chiedo sospettosa.

"Quella con cui viaggeremo. Come pensi che ci saremo spostati?"

"Con i taxi, no?"

Mi guarda per un paio di secondi, prima di scoppiare a ridere.
E io non so decidere se sentirmi offesa, oppure godermi la sua bella risata cristallina.

Love me before the full moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora