Capitolo 2

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2.

La sveglia mi strappa violentemente dal mondo dei sogni, facendomi seppellire la testa sotto il piumone ed estrarre solamente la mano per cercarla alla cieca, qualche secondo dopo riesco a trovare il pulsante ed a farla tacere.

Faccio capolino quel poco che basta per vedere che sono in ritardo anche oggi, nonostante la sveglia.

Merda!

Devo averla spenta almeno altre due volte per essere così mostruosamente in ritardo. Scosto le coperte in un unico gesto, sentendo immediatamente il freddo mattutino abbracciarmi e farmi venire brividi lungo la schiena. A piedi scalzi mi dirigo in bagno mentre prendo a cambiarmi. Indosso le prime cose che mi capitano sotto mano, un paio di jeans, vecchi, strappati, una maglietta a mezze maniche nera che mostra tre dei quattro tatuaggi ed un paio di vecchie e consunte converse nere.

Mi sento stanca, dato che ieri sera non sono riuscita a prendere subito sonno a causa di troppi pensieri.

No, non troppi. Uno solo. Dice la vocina dentro la mia testa che, ogni tanto e nei momenti meno opportuni, si fa sentire.

Okay, è vero, ho pensato e ripensato al motivo per cui quello di ieri voleva sapere tante cose sulla famiglia Cavendish ma adesso è inutile starci a pensare e, come minimo, sarà già andato via questa mattina presto. Si vedeva che era fuori luogo in un paesino piccolo come questo e non avrà esitato un attimo per andarsene.

Meglio così, questo vuol dire che non dovrò più rivederlo, mi dico mentre corro dall'altro lato della strada, ascoltando la musica all'iPod.

Bugiarda, ti dispiace invece!

Ecco di nuovo questa vocina fastidiosa, inopportuna, fa capolino e che mi bisbiglia pensieri che non sono miei.

Sono assorta in un battibecco interiore quando sento lontano e in sottofondo, il rumore del clacson che viene azionato all'impazzata. Ed è così che mi accorgo che una macchina mi è quasi venuta addosso, fermandosi proprio all'ultimo momento.

Rimango un attimo ferma, impietrita, come quegli animali che spaventati si fermano in mezzo di strada con tendenze suicide.

Sento il cuore che martella come un pazzo, un po' per la corsa e un po' per lo spavento.

"Ehi, ma sei cieco?! Non guardi la strada?!" grido fuori di me, rivolta verso questo disgraziato che per poco non mi metteva sotto.

Osservo la vettura, una Bentley nera lucida, ma non riesco a riconoscere il conducente vestito molto elegantemente in giacca e cravatta. Ed a questa constatazione, un'idea inizia a formarsi nella mia testa.

"Ragazzina, sei forse impazzita?!!" è un uomo che parla, ma non è lo stesso che guida, dopo aver abbassato il finestrino, sporgendo di poco la testa. "Ti sembra questo il modo di attraversare?!"

Mi avvicino di un paio di passi per poterlo vedere in volto e dirgli quello che penso ma quando vedo il passeggero, seduto nei sedili posteriori a destra, e quando lui vede me, ci ammutoliamo per un secondo abbondante.

Sono io la prima a riprendermi.

"Ti sembra la velocità adatta da tenere in un paese come questo? Non siamo mica in autostrada!" grido, avvicinandomi ancora alla sua auto.

Lo vedo sfoderare un ghigno divertito, continuando a tenere gli occhi fissi su di me, abbassando di più il finestrino per vedere meglio.

Lo guardo accigliata, mettendomi le mani sui fianchi in attese di scuse, ma invece di fargli venire i sensi di colpa perché poteva uccidermi, scoppia a ridermi in faccia, seriamente divertito.

Love me before the full moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora