Capitolo 6.

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Seguo il suo consiglio perché tutto quello che posso fare è correre più veloce che mi riesce, senza mai voltarmi indietro.
Corro non avendo altra meta o luogo dove potermi nascondere; corro perché sento il suo fiato caldo sulla nuca. Fuggo per avere salva la vita ora che i miei peggiori incubi si sono concretizzati. Scappo, un piede davanti all'altro, sempre più veloce tanto da appoggiare a fatica la scarpa al suolo.
I polmoni mi bruciano, il cuore pompa come un dannato tanto da farmi credere che mi scoppierà, ho gli occhi lucidi e la mente vuota, ma continuo la fuga incurante della paura, dei rami che mi graffiano il viso e mi tirano i capelli.
Non sento niente. Né la stanchezza o il dolore. Solo i lamenti famelici, rabbiosi ed aggressivi della creatura, del mostro, che mi segue con un solo scopo: uccidermi.
Io, però, non voglio morire, e aumento la mia andatura, per far sì che il finale sia diverso. Deve esserlo.
Non so da quanto tempo sto correndo, o che direzione abbia preso, ma dopo un po' mi ritrovo davanti alla recinzione.
Momentaneamente sollevata, mi fermo un attimo, giusto il tempo di reintegrare l'aria nei polmoni e far calmare il tremolio alle mani e alle gambe. Poso una mano sulla superficie rocciosa del muro, percependo un immediato senso di sollievo quando la mia pelle fin troppo accaldata si scontra con il freddo delle pietre.
Tutto ciò dura ben poco.
Un rumore alle mie spalle mi fa tendere tutti i muscoli, facendomi capire che quell'enorme creatura mi sta raggiungendo.
Prendo una rincorsa e con un paio di balzi riesco a montare a cavallo del muro, sdraiandomi prona per osservare con occhi spalancati e vederlo uscire dal bosco.
Mi appiattisco più che posso in modo da non farmi vedere, coprendomi la bocca con la mano per attutire il rumore del mio respiro.
Il mostro annusa il terreno e successivamente l'aria, stando sollevato su tre zampe, alla ricerca di una mia traccia. Sta per ritornare nel fitto della vegetazione quando una folata di vento fa spostare le nuvole, dando modo alla luna di illuminarci, sia i miei capelli, portando alle sue narici il mio odore.
Subito la bestia sposta il suo enorme muso nella mia direzione, trovandomi ancora accucciata.
Emette un forte suono gutturale e spalancando le fauci si precipita verso di me al galoppo.
Mi lancio di sotto in maniera davvero poco aggraziata, atterrando con la spalla su un grosso ramo.
Impreco a denti stretti e continuo imperterrita la mia fuga, sperando che il muro possa fermarlo, o quantomeno, possa farmi guadagnare tempo prezioso.
Ogni mia speranza si sgretola così come si sgretola il muro sotto il colpo potente dell'animale, provocando un enorme buco.
Cerco di non badare al dolore alla milza o al cuore che non riesce a stare al ritmo del mio respiro, e continuo a percorrere il perimetro esterno. Quando ormai sto rinunciando a ritrovare il punto in cui ho lasciato la moto, ecco che la vedo spuntare.

Affondo la mano dentro la borsa, rischiando di inciampare. Esulto quando finalmente trovo le chiavi.

Finalmente un po' di fortuna.

Aspetta a cantar vittoria, ragazza mia.

Un forte ululato mi fa sobbalzare e cadere le chiavi a terra.
Mi abbasso spostando freneticamente le foglie per ritrovarle. Una volta agguantate, monto in sella, metto in moto lasciando un profondo solco nel terreno.
Evito di passare per la strada principale e mi inoltro nel bosco, cercando spazi sempre più ripidi o stretti nei quali lo posso seminare.

Conosco bene la zona che circonda Perry, ma qualcosa mi dice che anche la creatura sia esperta e non posso permettere che irrompa in città con l'altissimo rischio che che distrugga il paese o faccia qualche vittima.

O forse non vuoi che sia lui la vittima.

Quella cosa che mi sta inseguendo è tante cose, tranne una vittima.

Forse è finito in qualche guaio.

Quella bestia enorme è ben oltre il guaio.

Love me before the full moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora