Capitolo 4

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4.

Cammino distrattamente lungo il marciapiede, guardandomi a giro senza osservare niente in particolare, fino a che non mi cade l'occhio sulla vetrina di un negozio di abiti. Niente che è in mostra cattura il mio interesse, tranne un grazioso abito corto, con le maniche lunghe in pizzo. Una strana e malsana idea mi entra in testa, come un tarlo che corrode il legno e solca un buco profondo, ed a proposito di tarli fastidiosi...

Carino il vestito, lo vuoi comprare per la cena di domani sera, non è vero?
No, voglio solo rinnovare il guardaroba.
Cosa ti costa ammettere che vuoi farti carina?
Sospiro, vinta.

Negli ultimi giorni ho riflettuto spesso sull'invito di Alastair, indecisa se andare o meno. Mi è capitato di pensarci quando lo vedo entrare nel pub per cenare, seduto sempre al solito posto, da solo, assorto nei suoi pensieri o in qualche libro, accendendo la mia curiosità su chi fosse veramente.

Va bene, lo ammetto: ho ripensato al suo invito e sono tentata di accettare. È solo che...
Solo che non ti fidi.
Esatto. C'è qualcosa in lui che non mi convince in tutta quella sua curiosità su di me.
Si chiama interesse, dovresti approfittarne.

Non sono convinta che il suo sia solo interesse, non vedo perché dovrebbe essere interessato ad una persona come me. Io, che sono sempre stata così restia a farmi avvicinare dalle persone. Guardo per l'ultima volta l'abito e rinunciando a comprarlo, mi rimetto in cammino.

Una volta a casa, salgo al piano superiore dove trovo mio zio intento a sistemare alcune sue cose in un piccolo borsone verde militare. Per un istante il sangue mi si congela nelle vene, il cuore perde un colpo, e lascio cadere la borsa a terra

"Z-zio, che stai facendo?" chiedo con un filo di voce, rimanendo impalata sulla soglia della sua camera da letto.

Quando l'uomo di accorge di me, lascia in sospeso il suo lavoro e mi si avvicina sorridendo; io però mi sposto dalla sua traiettoria, rimanendo seria e rigida, avvicinandomi alla sua valigia. John sospira intenerito, non smettendo di sorridermi amorevolmente.

"Devo andare a Bristol da un amico per qualche giorno." dice tranquillo, dandomi modo di elaborare la notizia.

"Perché me lo dici solo ora?" gli domando e senza volerlo serro le mani a pugno.

"Mi ha chiamato un'ora fa, è appena tornato dall'America e vorrebbe rivedermi." risponde lui con pazienza, aspettando qualche minuto per vedere se gli credo o meno.

"Si tratta di Luke, ti ho parlato di lui."

Annuisco, ricordandomi delle tante storie che mi ha raccontato e della foto appesa alla parete lungo le scale, dove ci sono loro due a pesca. Mi rilasso dandomi mentalmente della cretina per aver subito pensato al peggio.

"Scusami, io non volevo..." dico chinando lo sguardo, sentendomi in colpa per l'accusa indiretta e infondata che gli ho rivolto.

"Lo so tesoro, lo so." mi si avvicina e apre le braccia dove io mi ci rifugio senza farmelo ripete, e lo stringo a me così come lui mi stringe a se. "Non avrai mica pensato che me ne sarei andato così, vero?" chiede retorico.

"E' solo che non mi piacciono le valigie sul letto." dico, la voce flebile, stringendomi a lui come se stessi per essergli strappata via.

"Io non sono come Renè, non ti lascio." mi accarezza i capelli facendomi calmare, e solo quando sente che sono più tranquilla, allenta la presa.

Ho visto troppi borsoni pronti sul letto durante la mia vita, prima mio padre, poi Renè, il compagno della mamma, e tutte le volte non ha mai portato a niente di buono.

Love me before the full moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora