I lievi rumori provenienti dalla cucina mi destarono dal sonno profondo in cui ero piombato. Aprii lentamente gli occhi, esaminando la stanza attorno a me. Mi rigirai a pancia in su e tutto fu più chiaro. Ero in camera da letto di Davide, ma lui non c'era. Il mio viso avvampò all'istante quando i ricordi della notte precedente divennero più vividi. Puntellai la mano sul materasso, così da potermi mettere seduto. Una piccola fitta di dolore bloccò i miei movimenti. Mi resi conto che proveniva dal sedere. Scossi la testa imbarazzato ed i ricordi del piacere intenso che avevo provato, tutti baci e le carezze continuarono ad essere più chiari.
Sospirai e afferrai un lembo del lenzuolo bianco che copriva il resto del mio corpo nudo. Lo tirai via con un gesto rapido e mi alzai.
Cercai i miei vestiti, che erano stati messi tutti su di una sedia vicino il letto. Mi rivestii in fretta ed uscii dalla stanza, diretto verso la cucina.
Davide era intento a prepararsi un caffè con la macchinetta automatica e non si accorse di me, che lo spiavo dalla porta completamente aperta. Aveva gli stessi abiti della sera precedente. Si voltò verso di me in quel momento e mi guardò sorridendo.
«Ho dormito troppo, scusa...» gli dissi parecchio imbarazzato.
«Non preoccuparti Ale. Mi sono svegliato poco fa anche io.» continuò a sorridermi «Vuoi un caffè?» mi chiese poco dopo.
«No, grazie. Vado via tra poco, non voglio disturbarti» sfoggiai ancora un sorriso imbarazzato e stupido.
«Ma che disturbo. Lavoro nel pomeriggio. Perciò ho la mattina libera. Se vuoi, puoi rimanere... anzi!» fece una pausa poi mi si avvicinò e mi baciò brevemente le labbra. «Resta, ti prego.»
Sentii le guance infiammarsi, mentre annuivo silenzioso.
Un suono famigliare, però, irruppe in quel momento. Il mio cellulare suonò per tutta la notte ed io l'avevo completamente dimenticato. Corsi quindi a recuperarlo nella borsa a tracolla che ero solito portarmi al lavoro. La suoneria smise all'improvviso e non feci in tempo a rispondere. Potei notare sul display almeno dieci chiamate senza risposta ed erano tutte di mia madre. Il respiro mi si fece più corto all'improvviso. Come avevo potuto dimenticarla? Mi chiesi. Il senso di colpa divenne sempre più grande.
Che razza di figlio sono?
Rimasi in ginocchio sul pavimento e composi velocemente il numero di mia madre. Davide mi raggiunse poco dopo. Mi chiese cosa fosse successo.
«Mia madre mi ha chiamato...» gli risposi frettolosamente. Lui tacque e rimase in piedi dietro di me.
Rispose dopo pochi squilli ed il respiro per un attimo sembrò tornarmi regolare.
«Mamma, scusami. Avrei dovuto avvisarti... »
«Ale stai bene? Ero così preoccupata...» mi disse quasi singhiozzando.
«Si... ho dormito da... un amico. Avrei dovuto dirtelo.»
«Va bene. L'importante è che tu stia bene.»
Abbassai la testa. La sentivo pesante in quel momento, che fu quasi come se mi stesse crollando. Lei tossì appena e subito mi allarmai.
«Perchè tossisci? Non stai bene?»
«Ho solo vomitato un po'... stamattina. Non preoccuparti, sto bene.»
Cercò di rassicurarmi. La sua figura esile e pallida mi si materializzò nella testa. Accovacciata in bagno, sofferente.
«Torno a casa immediatamente!» dissi alzandomi dal pavimento.
«No Ale. Non preoccuparti. Rimani pure dal tuo amico. Mi è già passato tutto.»
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Fragile
RomanceAlessandro era arrabbiato con il mondo. Ogni cosa che lo circondava lo disgustava. Riusciva a vedere attorno a sé solo sofferenza. La vita lo stava mettendo a dura prova. Davide, invece, era il suo opposto: fin troppo ottimista, riusciva a vedere...