Capitolo 3

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«Pronto?» Mia madre apre la cornetta telefonica.
«Ciao mamma, sono Jen.»
«Jen!» Cambia la sua voce da annoiata a sorpresa in un nano secondo.
«Oh mio Dio, non immagini come sono felice di sentirti!» Sembra davvero sollevata di sentirmi «ti prego tesoro, perdonami. Mi dispiace tantissimo» è sul punto di piangere ed io mi sento male per lei.
«Dai mamma non importa, è acqua passata. Poi io e Sam ci siamo riappacificati e lui mi ha chiesto scusa.» Le confesso.
«Oh Jen, sono così felice! Ma detto tra me e te figlia mia, hai fatto benissimo a dargli quei due ceffoni alla festa.»
Non voglio tornare sull'argomento festa, ormai per me è un discorso chiuso. Se voglio iniziare da zero con Sam, devo eliminare completamente dalla testa l'immagine di lui che mi umilia difronte a tutti.
«Mamma non voglio più parlare della festa, ok? E' un argomento chiuso.» le dico con enfasi.
«Certo piccola, certo. Però ci tenevo a farti sapere che sono molto orgogliosa di te Jen, per tutto» ammette fiera.
«Grazie mamma» le sue parole mi fanno emozionare, è la prima volta che me lo dice. Non mi ha mai detto una cosa del genere nemmeno quando mi sono laureata o quando abbiamo aperto la casa editrice.
«Prego cara. Allora verrai anche tu alla grigliata di Venerdì?» Più che una domanda, la sua sembra una supplica. E' chiaro che muore dalla voglia di vedermi.
«La grigliata? Con i Maxwell?»
«Certo Jen e con chi altrimenti?» Che domanda stupida, è ovvio che ci saranno i Maxwell.
«Si mamma, perché no. Quando esco da lavoro vengo, ok?»
«Fantastico tesoro, allora ti aspettiamo!» Dalla sua voce percepisco il suo entusiasmo.
«Si tranquilla, ci sarò.»
«Benissimo, porta anche Lila con te.»
«No mamma, Lila ha conosciuto un nuovo ragazzo e sta uscendo con lui.»
«Ah ok Jen, allora vieni solo tu. A Venerdì, ti voglio bene» mi saluta mia madre con la voce più serena.
«Ciao mamma, anch'io te ne voglio. A Venerdì» detto questo riattacco il telefono e mi perdo nei miei pensieri.
Ho deciso di chiamare mia madre, dopo che mio padre mi ha mandato un messaggio dicendo che stava male e piangeva sempre. Non voleva neanche più mangiare perché si sentiva troppo in colpa verso di me. Così dopo tre settimane da quella festa e dal mio continuo rifiuto verso le sue chiamate, ho deciso che era il momento di riappacificarmi con lei.
E' una madre inopportuna a volte, però è la migliore che ci sia e a lei e a mio padre io devo tutto. E' soltanto grazie a loro se sono riuscita a realizzare i miei sogni.

Oggi finalmente è domenica e a me ne sto sdraiata comodamente sul mio divano in ecopelle beige. Lila è uscita con il ragazzo che ha conosciuto una sera, quando siamo andate alla festa di laurea di sua cugina, quindi restando sola ho deciso di ordinarmi una pizza e di mangiarla difronte alla tv, con uno dei miei soliti film strappalacrime.
"E' fantastico Molly l'amore che hai dentro, portalo con te", Patrick Swayze sta salutando Dami Moore, prima dell'addio definitivo ed io non posso far altro che piangere come una bambina.
«Jen mi spieghi perché te lo vedi, se ogni volta devi piangere a singhiozzi?» La voce di Lila mi fa sussultare.
«Oddio Lila, che spavento! Non ti ho sentita rientrare.»
«Ho notato» dice sogghignando.
«Allora, com'è andato l'appuntamento?» Le chiedo, mentre lei viene a sedersi vicino a me.
«Sai Jen...questo ragazzo mi piace proprio, capisci?» Lila ha uno sguardo sognante che non le avevo mai visto.
«Sono contenta per te, amica!» L'abbraccio e le stampo un bacio sulla fronte «però se mai dovesse farti soffrire, dimmelo che lo uccido!» Chiudo la mano a pungo e tiro il braccio in avanti, sarei disposta a tutto pur di difenderla.
«Grazie, ti voglio bene» dice ricambiando il mio abbraccio.
«Anch'io Lila, tanto.»
La mia migliore amica è l'unica che mi ha sostenuta quando ho sofferto per un ragazzo, l'unica che mi ha asciugato le lacrime quando ho pianto e nonostante i suoi continui "capisco", è stata l'unica a starmi vicino quando Sam mi ha fatto del male.
«Forza, basta con queste smancerie. Ripuliamo il caos che hai combinato» sorride guardando i pezzi di pizza e fazzoletti ovunque.
«Ok...» mi alzo riluttante dal divano e iniziamo a ripulire, quando in lontananza sentiamo lo squillo di un messaggio in arrivo sul mio cellulare.
«Chi sarà a quest'ora?» Lila guarda l'orologio ed io alzo le spalle come per dire "non ne ho la più pallida idea" e vado a prendere il mio cellulare.
SAM: Stai dormendo?
JEN: No, sono sveglia.
SAM: Guarda la luna, sembra esattamente come quella che guardavamo dalle finestre di casa nostra.
JEN: Dalla mia finestra non riesco a vederla.
SAM: IMMAGINE (Sam mi ha inviato la foto della luna).
JEN: E' meravigliosa.
SAM: Si, lo è. Mi riporta indietro nel tempo.
JEN: Anche a me.
SAM: Notte principessa.
JEN: Notte Sam.
Avevo circa undici anni, quando giocando con Sam a nascondino, mi sbucciai il ginocchio e scoppiai a piangere.
«Non piangere Jen, ora ci mettiamo un po' d'acqua fresca» mi disse Sam.
«Fa male!»
«Lo so Jen, ma non preoccuparti. Ora medichiamo il ginocchio e starai senz'altro meglio.» Mi portò in casa sua e mi medicò la ferita.
«Grazie» gli dissi dandogli un bacio sulla guancia e lui si imbarazzò.
«Prego principessa.»
Ricordo che appena venne mia madre e vide il ginocchio fasciato ne fece una tragedia. Non mi diede il permesso per uscire dalla mia stanza per poco più di un mese, fino a quando anche il più piccolo taglietto fu cicatrizzato.
Non permise a nessuno di avvicinarsi, neanche stessi sul punto di morte. "Ti devi cautelare Jen, la tua salute è tutto per me" disse lei e io mi sentii veramente sola.
«Jen, Jen affacciati!» Sam gridò dalla sua finestra.
«Oh Dio Sam, è bellissima!» Gli dissi.
«Si Jen, ricorda: ogni volta che ti senti sola, guarda la luna. Lei ti sorride e tu sorridile di rimando, quindi forza fai questo sorriso alla luna» e senza volerlo mi ritrovai a fare il più grande sorriso di tutta la mia vita.
Ricordo con rammarico quel periodo, quando io e Sam eravamo uniti. Ma il tempo poi non so come e soprattutto non so perché, è riuscito a separarci.
«Allora Jen, chi era?» Mi domanda Lila facendomi tornare al presente.
«Era Sam» le dico.
«Sam? E che voleva?» mi chiede perplessa.
«Farmi vedere la luna.»
«Farti vedere la luna?» Lila sembra molto confusa.
«Si, come quando eravamo piccoli» cerco di spiegarle io.
«Mah!» Risponde solo.
«Mah?» Alzo un sopracciglio e trattengo un sorriso.
«Si, mah!» Insiste lei.
«Hai trovato una nuova parola per il tuo dizionario oltre a "capisco"?» Scoppia a ridere e mi dice «forza scansafatiche, finiamo di pulire e andiamo a letto.»
Detto questo seguo Lila in soggiorno con dentro una strana sensazione a cui non saprei dare un nome.

(Non) Odio quando mi chiami Principessa #Wattys2017. (COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora